Dopo aver pubblicato, la settimana scorsa, il comunicato stampa del Museo Poschiavino, abbiamo voluto integrare le informazioni sulla stagione 2020 del Museo con un’intervista a Werner Steinmann, membro della commissione direttiva della Fondazione Museo poschiavino e responsabile per la comunicazione.
Buongiorno Werner, oltre a quanto letto nel comunicato ufficiale, cosa ci puoi raccontare della stagione del Museo Poschiavino 2020? Come l’hai vissuta?
La stagione 2020 è stata molto speciale, direi eccezionale. In aprile/maggio non sapevamo nemmeno se avremmo potuto aprire ed offrire delle attività museali al pubblico. Tutto era nell’incertezza più totale. Poi per fortuna abbiamo preso la decisione di aprire comunque, anche grazie al fatto che abbiamo trovato ulteriori sorveglianti giovani, quindi con minor rischio di contagio. Il nostro augurio con questa decisione era quello che, magari, i turisti avrebbero cercato luoghi senza turismo di massa e sarebbero approdati ancora di più in una valle come la nostra. Questa previsione per fortuna è stata azzeccata: il settore turistico ha lavorato bene e anche il Museo è stato visitato da tante persone, anche grazie alla nuova mostra temporanea sulla stregoneria. Sarebbe stato ancora più bello avere maggiore presenza di gruppi fra le nostre mura, le offerte didattiche e interattive avrebbero meritato più pubblico, speriamo che col nuovo anno sarà possibile realizzare tutto questo.
Entrando nella sfera personale personale, come stai affrontando questo Covid-19? Credi che nel 2021 si riuscirà a tornare alla normalità?
Dobbiamo tutti rispettare le regole, non ci sono alternative. Anche se le misure di restrizione con lo scorrere del tempo diventano sempre più “noiose”, provo ad affrontare e accettare la situazione com’è. Dobbiamo assolutamente evitare nuovi contagi, ma lasciar funzionare anche l’economia, nonostante sia un equilibrio difficile da trovare. Credo che questa sfida ci accompagnerà anche per tutto il 2021.
Ci puoi illustrare le misure anticovid prese dal Museo? Facciamo finta che io sia un visitatore del Museo e tu sia il volontario di turno che mi spiega le restrizioni da rispettare…
Abbiamo seguito alla lettera quello che ci è stato consigliato dell’organizzazione “Musei Grigioni”, rispettando le regole delle autorità. Tu come visitatore, appena arrivato al Museo o in Casa Tomè, avresti visto prima di entrare il manifesto con le regole in vigore, avresti potuto disinfettare le mani e magari avresti indossato la mascherina. E poi tutto normale! Una bella visita nel nostro museo!
Visto che il Palazzo de Bassus-Mengotti è abbastanza grande non abbiamo avuto tanti problemi col numero massimo di visitatori, salvo alcuni giorni con grande affluenza. Un grande ringraziamento va a tutti i nostri visitatori che hanno accettato di buon grado le regole e non hanno perso la calma nemmeno nei brevi momenti d’attesa che per forza di cose si sono verificati.
Numeri alla mano: 4’500 ingressi di visitatori singoli (circa 1’000 in più rispetto all’anno scorso) a fronte di un drastico calo, per forza di cose, dei gruppi, delle visite guidate e degli eventi tradizionali. Un ottimo risultato. Credi che il merito sia del “bisogno di cultura” della gente o del ridursi delle alternative a seguito della pandemia?
Credo non ci sia una sola ragione per il buon risultato. In primo luogo, questo successo è sicuramente legato al fatto che la Valposchiavo è stata quest’anno una meta turistica apprezzatissima. In secondo luogo abbiamo proposto una nuova mostra temporanea, molto interessante. Sono convinto che gli ospiti vengano in Valposchiavo perché la valle offre un pacchetto ampio e ben equilibrato, ovvero una natura ben curata, offerte per tutta la famiglia e per sportivi, borghi e villaggi bellissimi, tranquillità, un settore alberghiero attivo con delle offerte gastronomiche uniche, un’economia locale diversificata e naturalmente anche musei interessanti e tante altre attività culturali.
A proposito di cultura, qual è il tuo pensiero riguardo la recente sospensione dei fondi culturali da parte della Giunta?
Non so se questo segnale di prudenza sia stato veramente inevitabile, anche se capisco bene che i comuni devono rispettare i loro limiti finanziari. In fondo le attività culturali sono anche una delle basi della nostra società e dell’economia. La cultura della valle vive soprattutto dall’impegno di tanti volontari, ma il sostegno da parte dei comuni – ma anche del cantone e della confederazione – è tanto più indispensabile. Personalmente sono convinto che tutti sono consapevoli di questo fatto e magari non si tratta di una decisione destinata a durare molto nel tempo.
Pronto per l’inaugurazione, a fine maggio 2021, il nuovo Centro di conservazione beni culturali Valposchiavo. Puoi già darci qualche indiscrezione su cosa potremo ammirare negli spazi vicini a Mulino Aino?
Il centro di conservazione dei beni culturali della Valposchiavo sarà in primo luogo un luogo di lavoro e di documentazione. Il Museo poschiavino è molto felice di disporre finalmente di un edificio dove la parte della collezione che non è esposta nel Palazzo de Bassus-Mengotti o nella casa Tomé è ora conservata in modo adeguato e sicuro. All’inaugurazione vogliamo far vedere come abbiamo sistemato e documentato questo materiale e dare un’impressione della ricchezza dei beni culturali qui conservati per il futuro. Con il vicino complesso preindustriale del Mulino Aino siamo diventati parte di un prezioso luogo di memoria storica e sociale.
Infine un plauso, come ricordato dal presidente Paolo Raselli, va a tutti i volontari che si sono impegnati per il museo nel 2020…
Sono stati così tanti, fra collaboratrici e collaboratori, che vorrei nominarli tutti, ma rischierei di dimenticarne qualcuno. Li ringrazio tutti di cuore! Il loro lavoro è stato molto importante e fondamentale per il Museo. Ci tengo anche a ringraziare i nostri sponsor, i partner e le autorità pubbliche. Il Museo poschiavino è felicissimo di poter contare sull’amicizia e solidarietà di tantissime persone qui in valle, ma anche da fuori.
A cura di Ivan Falcinella