Dopo sette generazioni chiude la storica officina da fabbro-meccanico Semadeni

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A fine giugno 2021, Roberto Semadeni, classe 1955, dopo 20 anni alla guida dell’officina da fabbro-meccanico di via S. Bartolomeo a Poschiavo, chiuderà definitivamente l’attività che durava da sette generazioni, vale a dire da più o meno 350 anni (c.a. dal 1670). Una delle più longeve tramandate da padre in figlio in tutta la Svizzera, forse addirittura la più antica (le informazioni più datate dell’attività non sono di facile reperimento).

“Nella vita tutte le cose hanno un inizio e una fine, – esordisce durante l’intervista con un po’ di malinconia Roberto Semadeni – mi spiace solo che la fine tocchi proprio a me”.

Tutto iniziò nel 1979, quando, tornato da Coira fresco di formazione in fabbro e meccanico di mezzi agricoli, un giovane Roberto Semadeni affianca il padre Reto nell’officina di famiglia. Nel 2000, poi, il 45enne prende in mano le redini dell’attività arrivata fino ad oggi.
Il padre Reto Semadeni, classe 1925, aveva ai suoi tempi fatto lo stesso percorso, prendendo in mano l’azienda nel 1950 dal nonno, classe 1881. Reto, in quegli anni, introdusse l’innovazione dei mezzi agricoli, visto che i cavalli stavano cominciando ad essere sostituiti da questi nuovi macchinari. Depositò inoltre a Berna un brevetto per un rimorchio di sua invenzione.

“Se devo proprio dirla tutta, – ci spiega Roberto – secondo me mio padre ha commesso un errore lasciandomi in mano l’azienda così tardi, anche quando ha avuto l’età per la pensione non ha voluto passarmi il testimone. Gli riconosco che ha fatto tanto per l’evoluzione della nostra attività e della nostra situazione economica, ma se devo essere sincero in quel caso ha sbagliato. Io sono convinto che bisogna lasciare spazio ai giovani, alle forze fresche e alle nuove idee”.

Roberto Semadeni è padre di 4 figli, che avrebbero oggi potuto sostituirlo alla guida dell’attività di famiglia arrivando all’ottava generazione della storia dei Semadeni, ma che hanno scelto altre professioni o altre zone lavorative. La presenza di altre tre attività di fabbro a Poschiavo è stata un grosso deterrente anche per affidare a terzi la ditta che, come anticipato, chiuderà definitivamente a fine giugno 2021.

“Uno dei miei figli ha imparato il mio mestiere e avrebbe tutti gli attestati per sostituirmi, – conclude Semadeni – qualche tempo fa mi ha confessato che si sentiva in obbligo di prendere il mio posto. Io non ho mai fatto pressione, perché credo fermamente che chi fa una cosa perché ne ha l’obbligo non vada lontano. Gli ho semplicemente proposto di venire, senza vincoli, qualche mese a Poschiavo ad affiancarmi, ma, essendo lui abituato a dirigere e non a fare il sottoposto, non ha accettato e ha deciso di stare fuori valle nonostante le difficoltà che si trova quotidianamente ad affrontare. Lo capisco, un lavoro come il suo, da dipendente, ti dona una certa libertà che da titolare non avrai mai: io per tanti anni ho lavorato dalla mattina alle 6 fino alla sera a mezzanotte per tirare avanti la baracca: quando i miei 5 dipendenti finivano il turno mi ritrovavo a pitturare nelle ore notturne”.


Ivan Falcinella

Ivan Falcinella
Membro della redazione

5 COMMENTI

  1. Caro Roberto pure tanti auguri per la tua meritata pensione.
    Noi siamo stati tanti anni vicini da casa e devo confidare che avevamo un bellissimo rapporto.
    Già con il nonno Alessio, naturalmente il babbo Reto e famiglia,Tommaso e zia Maria eravate persone molto cordiali,buoni e spontanei.Ricordo i miei genitori se avevono bisogno per lavori da fabbro in casa. eravate i primi ad aiutarci.
    Nel profondo del cuore ci rimane un bel ricordo da voi e vi auguro una buona continuazione
    Rimanete in buona salute e a presto.
    Ezio Menghini+

  2. Car Robert,
    La notizia mi ha un po’ sconvolto. Ma, il tempo passa, i figli crescono ed ognuno si fa la propria “strada”. È bene e giusto. Leggendo un po’ nel passato, vedo che durante diverse generazioni è sempre stato così. Mi ricordo bene quand’ero piccolo che passavo quasi giornalmente davanti all’ officina di tuo nonno Alessio detto “Less”, in faccia alla Tip Menghini, per andare alla stalla a fa li ovri – in faccia alla Cà da Cumün. C’era la forgia che dal mattino presto era sempre accesa e l’incudine che “cantava” di continuo. Il trapano ed il grosso martello che funzionavano – non con la corrente elettrica – con un sistema di trazione con ruote e cinghie di pelle mosse con la forza dell’acqua dal puntunal ! Di fuori c’era l’attrezzatura per ferrare i cavalli ed anche le mucche da traino! Tempi passati che non tornano più! Allora vigeva l’arte di costruire e fabbricare serrature di ogni genere, come quelle dei porton da cà e delle porte dei monti e maggesi. Per non dimenticare i potenti cerchi di ferro delle ruote dei carri piccoli e grandi da forgiare sulle ruote di legno per i carri del fieno, calessi o altri e così via. Tutto cambia, e così anche l’arte del fabbro-meccanico. Più tardi, tuo padre Reto costruì la nuova officina tuttora esistente ad est del ponte di Bartolomeo. Ed anche lì da te, si è sempre trovato “tutto” quello che gli “Artisti Ferè” detti “Less”, da generazioni costruirono a perfezione !
    Anch’io auguro a te ed a tutta la famiglia un futuro felice ed allegro in buona salute.

  3. Caro Roberto,
    mi ricordo quando avevo forse 9 anni e venni con mio padre a prendere da tuo padre il rimorchio di sua invenzione per la motofalciatrice Rapid 505. Vedendo la sua officina (ora tua) mi si aprì un mondo in cui era possibile costruire anche veicoli. Il suo rimorchio era geniale, aveva pure i freni e sullo sterrato alla velocità massima di 15 km/h riuscivo a farlo sbandare.
    Per me prima il fabbro ferraio era quello che vedevo in Cimavilla (il famoso Lüis Marches) che usciva nero dalla sua officina fumosa per ferrare i cavalli con un grosso grembiule nero. Quando da ragazzino venivo in piazza a comperare il Giornalino passavo davanti a quella officina, che era il nostro riferimento per “van giò da Lüis ca sta sügür la taja plü!” A sud di Poschiavo non sapevo che c’era un fabbro ferraio più moderno. Il nome non era Semadeni, ma era Less.
    E poi mio madre comperò (sempre da tuo padre) una delle prime motoseghe, che faceva un rumore infernale, ma era musica per le mie orecchie. Ogni tanto l’accendevo solo per sentire il rombo. E allora arrivavano anche i miei amici del quartiere a sentirla. La domanda che mi facevano era: “Dove l’hai comperata?” E la risposta era “Da Less”. E quella motosega funziona ancora oggi con il logo Semadeni però, non Less.
    Tempi passati, peccato.

  4. Caro Roberto, anch’io sento mia mamma che dice “van via da Less ca sta sügür la taja plü” – come faccio adesso senza la tua officina? Comunque capisco bene quanto dici e sono sicuro che la decisione di non far pressione e di lasciar fare ai figli la strada che hanno scelto loro sia giusta. Auguro a te e a tutta la famiglia un futuro felice e in buona salute!

  5. Caro Roberto (Less) tanti auguri per la tua pensione
    Peccato che non si può più dire “ vac via da Less a fa güza la pünta dal zapon, o van via da Less ca ta trovaras sügür quel ca ta cercas”
    Il tuo amico e vicino di casa