Dopo 21 anni Antonio Di Passa lascia il suo ministero di Pastore

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Ufficiali da metà febbraio, le dimissioni del Pastore della Comunità evangelica riformata di Poschiavo avranno effetto a partire dal prossimo 31 agosto 2021. Alessandra e Antonio Di Passa, dopo 21 anni di onorato servizio a Poschiavo, per scelta personale, torneranno a Pistoia in Italia. Il ruolo di Pastore di Brusio e Poschiavo, in queste settimane, è stato messo a concorso dai Concistori di valle con un bando, il nome del/la prescelto/a verosimilmente si avrà a inizio estate.

Antonio Di Passa, nato a Roma nel 1961, si è formato in teologia dal 1983 al 1988 a Zurigo, presso un college americano; successivamente si è spostato in Germania, ad Hannover, dove, oltre a imparare la lingua, ha studiato psicologia sociale, letteratura tedesca e sociologia fino al terzo anno accademico. Nel 1989 Antonio torna in Italia per esercitare il suo ministero di Pastore, prima a Siracusa e Floridia (Sicilia), poi nel 1992 passa a Pistoia e Livorno (Toscana) e infine nel 1996 a Livorno e La Spezia (Toscana e Liguria). Dal 2000 inizia, affiancato dalla moglie Alessandra, il suo servizio come Pastore della Comunità evangelica riformata di Poschiavo e dal 2010 anche di Brusio.

Il Bernina, che da anni pubblica i sermoni e le attività della Comunità evangelica Valposchiavo proprio attraverso il Pastore, lo ha intervistato.

Antonio, iniziamo con la domanda che sicuramente sarà sulla bocca di tutti una volta appresa la notizia. Come mai ha preso questa decisione?
Vorrei chiarire a tutti che la motivazione è soltanto personale, lo sto ripetendo a tanti in questo periodo, non esistono altri motivi reconditi, mi sono sempre trovato bene in Valposchiavo, ma sento in me un bisogno di cambiamento. Ho ormai 60 anni, avevo già ponderato da tempo che, una volta arrivato a questa età avrei voluto diminuire i miei carichi di lavoro, magari ridurli al 50%, con qualcuno che mi affiancasse. Aggiungiamo alla riflessione che, anche volendo, sarei potuto rimanere al massimo altri 5 anni, visto che a 65 per i pastori c’è l’obbligo di pensionamento. Dulcis in fundo l’anno di pandemia appena trascorso mi ha fatto riflettere molto sull’importanza di non restare diviso dalla mia famiglia, visto che per le restrizioni Covid-19, non abbiamo più potuto liberamente andare e tornare da Pistoia, costringendoci a stare lontani per mesi, e questo forse mi ha portato ad accelerare un po’ i tempi della mia scelta. In conclusione, sono semplicemente queste le motivazioni che mi hanno spinto a dare le dimissioni con sette mesi di preavviso.

Quindi causa Covid è dovuto stare a distanza dai suoi cari nell’anno appena trascorso?
Sì, ho dovuto vivere a distanza da mia moglie, che negli anni era sempre stata al mio fianco, facendo un po’ la spola fra Italia e Svizzera. Chiaramente ci sentiamo ogni giorno al telefono, con WhatsApp o su Skype, ma non avere la sua presenza fisica è stato molto pesante per me; lei è la mia forza segreta, una controparte con cui confrontarmi, che mi fa riflettere ed è di stimolo. Siamo riusciti a ricongiungerci solo durante la scorsa estate e in una finestra temporale favorevole poche settimane fa. Mio figlio non lo vedevo dall’estate scorsa. Sono cose che ti portano a riflettere molto sui valori importanti della vita e a chiederti: che cosa è più importante? E la famiglia è al primo posto.

Cosa farà in Italia? Proseguirà la sua carriera di Pastore?
Cosa farò da grande? Un’altra domanda che in questi giorni mi sento fare spesso. In tutta onestà, al momento non so cosa rispondere, non voglio fare il misterioso, non lo so proprio.
Mi piacerebbe fare altro, sicuramente non più il Pastore a tempo pieno, perché questo significherebbe essere disponibile ad andare in altre città e regioni, e non è questo il senso della mia decisione. Posso al massimo pensare di mettermi a disposizione per sostituzioni, visto che nella nostra categoria professionale anche in Italia rimaniamo in pochi, oppure dedicarmi a traduzioni, cosa che mi piace molto. Credo però sia giunto il momento di prendermi quel riposo, quei mesi sabbatici (ogni Pastore ne ha diritto), che in 21 anni di servizio a Poschiavo non ho mai preso per mio scrupolo. E’ un momento in cui mi devo ricomprendere e voglio farlo contornato dalla mia famiglia, il lavoro che farò al momento non è una priorità.

Un giovane Antonio Di Passa al suo arrivo nel 2000 a Poschiavo

Cosa le lasciano 21 anni trascorsi al servizio della comunità poschiavina?
Sono arrivato a Poschiavo a fine luglio del 2000 e sono entrato in carica come Pastore ufficialmente l’1 agosto, ma il 31 luglio avevo già celebrato un funerale. Ricordo che all’inizio del mio operato qui ho conosciuto persone che venivano da mondi incredibili, nati all’estero da genitori emigrati, con dei racconti di vissuto così stupefacenti che non li leggi neanche sui libri, cose che ti arricchiscono molto. La comunità da quei tempi ha cambiato pelle. In un tempo lungo come 21 anni vedi passarti sotto gli occhi intere generazioni; oggi incontro quelli che magari ho battezzato e quasi quasi si stanno per sposare o quelli che avevo come alunni alle elementari che ho celebrato il matrimonio e ora mi portano i figli da battezzare. Sono contentissimo di essere rimasto così a lungo, rimanere poco non mi avrebbe permesso di dare veramente tutto quello che potevo offrire. La Valposchiavo è una grande fetta della mia vita, ormai è diventata una seconda casa; infatti, ho preso la cittadinanza poschiavina e mi sento pienamente parte di questa comunità. Sicuramente tornerò qui, non so con quanta frequenza, ma il legame è forte ed ho solo ricordi positivi di questa terra.

Cosa può dirci del suo successore? C’è già qualche candidato secondo lei papabile?
Sinceramente non riesco ancora a parlare del mio successore, faccio ancora fatica con l’idea della partenza, non voglio intromettermi nella ricerca. Ho ancora sei mesi di pastorato e voglio godermeli, viverli, senza pensare già ora a chi arriverà dopo di me o passarli ad accomiatarmi. A qualcuno che mi parla già al passato ho detto: “Guarda che non sono morto, non sono un morto che cammina… sono ancora qui, presente”. Ho sempre pensato che nella vita sia inutile rimpiangere una persona quando non c’è più, bisogna viverla quando se ne ha l’opportunità.
Chiaramente mi auguro che arrivi una persona che dia buon seguito a quanto fatto da me in 21 anni.

La Chiesa Evangelica Riformata ha autonomia locale, quindi di recente è stato pubblicato il bando di concorso per Pastore/a di Poschiavo su diversi giornali online e media. Ora i candidati si annunceranno, ognuno con il proprio curriculum e verranno selezionati da Coira, per quanto riguarda i titoli dai Concistori di Valle. Successivamente i candidati verranno ricevuti, vagliati e presentati alle rispettiva Assemblee di Chiesa per una votazione.

A conclusione di intervista ha qualche ringraziamento speciale da fare?
I ringraziamenti da fare sono tanti e non vorrei lasciare indietro nessuno. In primis mia moglie Alessandra. In generale, ringrazio tutte le persone con cui sono venuto in contatto perché ho imparato da tutti, specie dalle persone difficili. Porto nel mio cuore tante persone anziane, le mie alunne e alunni con cui ho passato momenti bellissimi, mi hanno tenuto giovane nel pensiero, pronto a adattarmi alle cose nuove, e soprattutto mi hanno insegnato ad essere molto paziente! Un pensiero va anche a tutti i Presidenti di Chiesa e ai Concistori per il loro accompagnamento e fiducia. Dico veramente grazie a tutte e tutti, senza nominare nessuno, perché non vorrei che qualcuno si sentisse trascurato, comunque vi porto tutti nel mio cuore e nella mia esperienza.


A cura di Ivan Falcinella

Ivan Falcinella
Membro della redazione

4 COMMENTI

  1. Caro Antonio
    vorrei ringraziarti per il tuo aiuto che mi hai dato quando sono rimasta senza il mio Ruedi. Antonio offre a tutte le persone che subiscono una perdita un incontro dove puoi raccontare e parlare di come ti senti e cosa ti è successo. Ci si trova il giovedì
    nell’Aula e Antonio ascolta e rimane vicino con i suoi pensieri e segue tutti. Sono incontri preziosi e si conoscono persone pure toccate dal dolore e si trova un grande aiuto da parte di Antonio!

  2. Caro Antonio, in questo inizio di millennio la Valposchiavo ha avuto la fortuna e il privilegio di trovare in te una persona di grande competenza e umiltà, che ha saputo dialogare fra le comunità religiose e dare un fattivo apporto all’intero panorama culturale e linguistico della regione. Comprendo la tua decisione e ti auguro di poter continuare a diffondere la tua lezione di umanesimo – che qui hai abbondantemente impartito – anche in quel di Pistoia.