I Grigioni restano solo “Graubünden”: un’occasione persa?

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Il marchio “Graubünden” è stato rinnovato a fine marzo. Dalla sua creazione, nel 2003 (uno dei primi nel suo genere), il marchio è cresciuto e rappresenta oggi oltre 70 licenziatari di svariati campi dell’economia. Il marchio regionale ha ora subito un importante rinnovamento anche grafico, per andare sempre più incontro alle esigenze digitali e a quelle dei partner che vi partecipano. Nel leggere l’agenzia che ne dava notizia, appare tuttavia una nota stonata.

Il termine “graubünden” non prevede una traduzione in italiano e in romancio. La marca rinnovata è presentata in tedesco all’indirizzo marke.graubuenden.ch. (ATS).

A parziale risarcimento di una delle minoranze linguistiche (viene da pensare) gli ambasciatori del marchio sono due stambecchi parlanti dai nomi Gian e Giachen, romanci, appunto. E l’italiano? Come dice l’agenzia non ve ne è traccia, né nella marca né nella presentazione. Tutto bene? In questa prima parte abbiamo intervistato Maurizio Michael, granconsigliere bregagliotto e segretario della deputazione italofona presso il Gran Consiglio e Aixa Andreetta, segretaria generale Pgi.

graubunden

Maurizio Michael
Premetto che non ero a conoscenza della rielaborazione del marchio di Grigioni vacanze che, quantomeno da un punto di vista estetico, non mi dispiace. La scelta di utilizzare maggiormente solo l’immagine dello stambecco come elemento simbolico e di riconoscimento è interessante. In questo modo l’aspetto linguistico viene, almeno in parte, superato.
Il marchio originario, quello creato 18 anni fa, è stato oggetto di molte critiche che in parte condivido. L’aver scelto a suo tempo una soluzione che non tenesse conto del valore rappresentato della varietà linguistica e culturale del nostro Cantone è stato a mio avviso un grosso errore. Lo stesso vale tutt’ora per la scelta delle lingue utilizzate da Grigioni vacanze nella sua comunicazione. Trovo che sia poco serio e poco sincero promuovere un territorio con i valori che lo rappresentano e allo stesso tempo non tener conto di questi valori nella propria comunicazione.
Capisco comunque che da un punto di vista della comunicazione non si sia voluto ora stravolgere il concetto grafico e il nome di una marca turistica e di prodotto che negli anni ha costruito e trovato una propria collocazione sia a livello nazionale che internazionale.

Aixa Andreetta
In quanto segretaria generale della Pgi, ma anche in quanto cittadina grigionese, sono perplessa. Aspettavo con curiosità  la nuova presentazione  del marchio “Graubünden”  illudendomi che rispecchiasse la volontà, evocata da più fronti, di rafforzare il trilinguismo cantonale in maniera capillare.
E invece nessun passo avanti. 
Sono altresì convinta che nel Cantone maggiormente visitato dagli Svizzeri nel 2020, la comunicazione in italiano e in romancio in ambito turistico (uno dei settori economici più forti nei Grigioni) sia insufficiente e quindi l’identità plurilingue dei Grigioni non ne sia valorizzata. 
Un’altra occasione persa e nella costellazione attuale, direi che questa scelta comunicativa monolingue, non coincide con una politica di promozione linguistica attenta.


A cura di Maurizio Zucchi

Maurizio Zucchi
Membro della redazione

2 COMMENTI

  1. Invece che guardare al trilinguismo come a un’enorme risorsa culturale, qui sembrerebbe che si stia tentando di uniformare le diversità culturali, se non di assimilare quelle minoritarie. Non vedo che problema di marchio sussisterebbe nel presentarsi ai turisti nei tre idiomi ufficiali, ma d’altronde non era stato proprio il presidente di Grigioni Vacanze, nel 2010, a dichiarare le minoranze romancia e italiana una nota folkloristica?
    Stucchevole da un punto di vista paesaggistico, tra l’altro, il blocco in calcestruzzo per guardare il tramonto del sole costruito da Not Vital davanti al castello di Tarasp, vedi immagine d’ingresso sul portale di Graub 🙁 nden Ferien.