Quale futuro per Banca Popolare di Sondrio (Suisse)?

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Addio all’anomalia bancaria valtellinese? A colloquio con il deputato Mauro Del Barba

Qualche anno fa era un caso di scuola il distretto bancario valtellinese. Tra le prime dodici banche italiane, infatti, ben due banche erano incardinate in Valtellina, che nemmeno Milano… (non proprio, ma per dare l’idea, tenendo conto delle proporzioni). Meno di 200 metri separavano le sedi storiche di Credito Valtellinese e di Banca Popolare Sondrio. E poi sono arrivati i terremoti. Prima la crisi del 2008 e soprattutto quella del 2011 che hanno provocato uno “tsunami” a scoppio ritardato che ha provocato sconquassi profondi (ci torneremo più avanti).

Oggi il Credito Valtellinese (a 113 anni dalla fondazione) non esiste più come entità autonoma, essendo stato assorbito nell’aprile scorso da Crédit Agricole. In fieri, la situazione del Gruppo banca Popolare di Sondrio, che come sappiamo bene contiene Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA.
Un passo indietro.
Tanto Creval che PopSo erano banche popolari con un azionariato particolarmente diffuso (quasi ogni famiglia valtellinese possedeva azioni, poche o tante, di una o di entrambe le banche), ma che si possedesse una o mille azioni, al momento del voto, in Assemblea, ogni socio aveva diritto a uno e uno solo voto.

Una Legge del 2015 (voluta dal Governo Renzi) lasciava la situazione immutata per le banche con un attivo inferiore agli 8 miliardi. Per tutte le altre era d’obbligo trasformarsi in società per azioni, dove i voti sono attribuiti in proporzione al numero di azioni possedute da ogni socio.
Il Creval nel 2016 si trasformò in s.p.a., mentre PopSo resistette. Si appellò a tutte le istanze romane ed europee. Invano. Lo scorso 1° giugno, un comunicato stampa dell’istituto bancario informa che il Consiglio di Stato ha posto fine alla questione: entro il 31 dicembre assisteremo alla sua trasformazione in s.p.a.

Ci saranno conseguenze?
Sì. Già qualche settimana fa, era stato reso noto che Unipol, primaria compagnia assicurativa (partecipata dal mondo cooperativo), è salita intorno al 10% dell’azionariato. Unipol, a sua volta, ha un’importante partecipazione, attorno al 20%, in BPER (Banca Popolare dell’Emilia Romagna s.p.a.). Da qui a pensare ad un possibile accordo tra i sondriesi e gli emiliano-romagnoli, il passo è breve (ma non scontato, come vedremo). Accordo beninteso non tra pari, perché BPER è costituzionalmente almeno il doppio di PopSo. E quindi? E quindi proprio perché s.p.a. PopSo (150 anni di vita) sarà contendibile dal 2022 da BPER o da altri.

Abbiamo raggiunto il cinquantenne deputato di Morbegno Mauro Del Barba (Italia Viva) in partenza per l’Armenia, come osservatore sulla regolarità del voto alle elezioni politiche. Lo abbiamo interpellato anche perché è Responsabile ufficio progetti presso la Banca Popolare di Sondrio in aspettativa.

Immagine da: www.corrieredicomo.it

Il cambiamento del settore bancario italiano (ma non solo) è stato profondo a seguito delle crisi economiche e dell’ irrigidimento delle regole europee sulla patrimonializzazione delle banche e sul loro sistema di governo. Sul mercato del credito in Europa effettivamente le nostre banche italiane hanno un po’ segnato il passo. L’Italia è sempre stato un sistema banco-centrico, che ha mostrato la corda quando si è trattato di affrontare la riorganizzazione dei mercati finanziari che richiede nuove modalità per raccogliere risparmio e in particolare per finanziare lo sviluppo delle imprese.

E la riforma delle Popolari ha comportato una ridefinizione degli assetti e degli equilibri bancari…

Questa trasformazione ha dato risultati differenti, ma è anche servita per dare risposte a gravi crisi. Per Creval la trasformazione è stata fondamentale per poter fare in un un momento delicato un aumento di capitale molto importante (700 milioni, una cifra sei volte superiore al suo valore di Borsa), senza il quale molti dubitano che la banca sarebbe sopravvissuta.
Nel caso della PopSo la trasformazione in s.p.a arriva in un momento in cui il sistema bancario sta ultimando quelli che sono dei processi di fusione, facilitati da una norma di legge che offre importanti gravi fiscali.
Detto questo sull’oggi, devo però ricordare che da tempo mi ero apertamente espresso per una fusione tra i due istituti bancari valtellinesi. Fusione ritenuta da qualcuno non possibile, non vantaggiosa e in effetti alcuni numeri giocavano contro questa ipotesi. Credo comunque sia stato un errore, ma non c’è la controprova.

Che ne dice del chiaro interesse di BPER per PopSo?

Immaginando che ci possa essere una fusione o acquisizione, sicuramente sarebbe positivo quello di individuare dei contesti che non vadano a sacrificare l’attuale assetto di Banca Popolare. Quindi bisognerebbe evitare il più possibile situazioni speculative. Quella con BPER di cui si parla, dal mio punto di vista sarebbe un’operazione fatta con una banca che già collabora con Sondrio, che sicuramente ha una certa complementarietà dal punto di vista della distribuzione territoriale: quindi il cambiamento sarebbe tutto sommato in linea con quella che è stata l’evoluzione della PopSo sinora.
Francamene sembrerebbe quello meno sconvolgente degli attuali equilibri. Sicuramente andrebbero verificati il sistema di governo e il destino degli uffici centrali. In questo caso potremmo dire che si tratta dell’incontro di modelli di banca molto simili tra loro, quindi sembrerebbe una scelta meno impattante, più tranquillizzante per i clienti, per i dipendenti Questa è solo un’ipotesi, perché potrebbe farsi avanti qualcun altro: infatti il mercato deciderà e io non posso prefigurare degli scenari come se fossero automatici.
Spetta comunque a chi gestisce e governa la scelta sulla tempistica, scelta molto strategica e anche molto riservata. Mi dispongo a essere un osservatore come tutti gli altri.

E per la Suisse?

Ragionevolmente mi aspetto che non ci siano sconvolgimenti. Comunque, questo rappresenta una delle tante incognite per l’operazione nel suo complesso, forse la più incognita. Si può immaginare che almeno in prima battuta nulla cambi per la Suisse. Però non ci sono automatismi.

Potrebbe essere scorporata e venduta a parte?

Essendo una partecipata potrebbe essere venduta anche subito, prima della trasformazione in s.p.a. In teoria tutto si può, bisogna vedere le attese e le risposte del mercato. Ma attenzione questi argomenti sono molto sensibili e quindi io non posso esprimermi per il mio ruolo e le mie responsabilità.

In Valtellina, recentemente, ha destato sorpresa la notizia che Miro Fiordi, a lungo massimo dirigente di Creval, sia stato insignito dell’onoreficienza di Grande Ufficiale della Repubblica.

La perdita di valore delle azioni bancarie è indiscutibile, ma è semplicistico ridurlo ad una persona.
Se le nostre due banche sono nella condizione di non essere protagoniste di questa fase, probabilmente si deve anche al fatto che qualche anno fa si son trovate in una fase di forte crescita che le ha spinte a non essere né banche territoriali, né grandi banche in grado di affrontare le crisi e il riassetto del mercato finanziario.
Quindi le responsabilità sono da distribuire negli anni e nelle persone.
In realtà prima della crisi il territorio si poteva giovare di una occupazione di qualità e di un sistema creditizio vicino alle esigenze delle imprese e anche vantaggioso negli anni per i risparmiatori.
Oggi la perdita secca di valore sui risparmi è una realtà oggettiva dolorosa che praticamente tutte le famiglie locali hanno subito. Perdita più grande sarebbe quella occupazionale, fortunatamente sembra non a rischio a leggere tutto quanto avviene sinora. In prospettiva è possibile una perdita di centralità del nostro territorio. Questa sì mi preoccupa, perché è chiaro che si chiude una fase storica e questo interrogherà i cittadini, le forze economiche e quelle politiche su come aprirne velocemente una nuova.

Che sia possibile intravvedere il bicchiere mezzo pieno?

Per me sì. Altri contesti territoriali si sono trovati orfani senza più punti di riferimento storici, penso al Monte dei Paschi di Siena o alle banche venete. Noi ci troviamo con un Creval che con una serie di sacrifici per gli azionisti e dei dipendenti è entrato in Crédit Agricole, che promette di mantenere gli attuali assetti e di rinforzare il posizionamento in Valtellina e con la PopSo che ha ancora davanti a se tutta la partita da giocare alla ricerca di un partner forte. Data la situazione, mi pare che si prospetti una soluzione non penalizzante.


Piergiorgio Evangelisti