Una serata dedicata ai ghiacciai del Bernina

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Per l’edizione estiva del Sondrio Festival, mostra di documentari realizzati in parchi e aree protette, una serata è stata dedicata ad un progetto Interreg dal titolo chiaro in italiano (Bernina Ghiacciai e Patrimonio), un po’ meno in inglese (B-ICE&Heritage). Insomma tutto fa perno sul Bernina e sulle vallate che lo contornano al di qua e al di là dello spartiacque.


L’occasione sondriese è stata propizia per annunciare che dal prossimo 11 luglio il “poschiavino” Giardino dei Ghiacciai (capofila del progetto per parte elvetica) inaugurerà il camminamento della gola “Orrido di Cavaglia”.
Per la parte italiana è intervenuto il sindaco di Lanzada, Christian Nana, che ha posto l’accento su di una porzione del progetto Interreg di particolare valore scientifico: la ricerca sul ghiacciaio Fellaria-Palù condotta dal Servizio Glaciologico lombardo. Per conto di questo sodalizio Riccardo Scotti ha illustrato lo stato dell’arte.”

Chi scrive si è intrattenuto con Scotti prima dell’incontro pubblico, sottoponendosi ad un gioco ad indovinelli davanti ad alcune foto (gioco che giriamo ai lettori).


Ecco, Evangelisti, un paio di foto scattate dall’elicottero. Si concentri su qualche particolare. (Riccardo Scotti del Servizio Glaciologico Lombardo è il mio gentile inquisitore).

Dunque: mi colpisce quel segno a forma di zeta in basso. Direi un sentiero, una mulattiera, un tratturo… no, non penso ci siano così  tante pecore qui in transumanza…

Niente di tutto questo si tratta del sedime ferroviario della Retica, in ascesa verso il Palù.

La seconda mi appare meno complicata: un pianoro ben innevato e quel Pizzo che emerge… Pizzo, Pizzo… ce l’ho sulla punta della lingua…

Pizzo Varuna. Quel pianoro è il vasto altipiano di Fellaria-Palù, una distesa quasi completamente pianeggiante. A me piace definirlo come una fabbrica di ghiaccio. Qui la neve riesce a conservarsi anche nelle estati più calde nonostante l’esposizione a sud. Lo studio finanziato dal progetto Interreg “B-Ice & Heritage” si pone tra l’altro l’obiettivo di quantificare l’intero volume di ghiaccio.

Come procedete?

Il ghiacciaio si presenta molto crepacciato e quindi abbiamo dovuto utilizzare l’apposita apparecchiatura radar installata su di un elicottero, mezzo di trasporto che cerchiamo da sempre di utilizzare con estrema parsimonia. Questa terza foto mostra le tracce che abbiamo rilevato. Ora stiamo analizzando i risultati per arrivare a definire con la massima precisione possibile il volume complessivo della massa  ghiacciata.

Non ci siamo limitati ad intervenire con l’elicottero. In questa immagine si vedono anche i punti in cui abbiamo posato le paline e un ablatometro, che ci permette di conoscere la fusione o laccumulo della neve nei mesi estivi con risoluzione oraria. Sono anche segnate in rosso le isoipse e in blu le direzioni di flusso che prende il ghiacciaio che si origina da questo vasto pianoro.

Qualche dato in itinere e qualche possibile ipotesi da confermare?

Stiamo studiando i dati. Secondo gli scenari climatici è già troppo tardi per salvare la maggior parte dei ghiacciai lombardi, abbiamo già devastato troppo il clima del pianeta. Ma se, optando per una drastica riduzione delle emissioni nei prossimi decenni, qualcosa si può ancora salvare, da noi quel qualcosa è sicuramente l’Altipiano di Fellaria-Palù. Insomma sarà l’ultima riserva a sparire nella deprecabilissima ipotesi che l’aumento delle temperature sia irreversibile.

Ed ecco nella foto 5 i nostri eroi pronti a salire da  Campo Moro.

Questa conversazione si è tenuta a Sondrio a margine della presentazione ad un folto pubblico convenuto per l’edizione estiva del Sondrio Festival, mostra di documentari realizzati in parchi e aree protette (nella foto, Riccardo Scotti).


Piergiorgio Evangelisti