Alcune opinioni sulle restrizioni anti Covid-19 in vigore da oggi

2
2457
pixabay

Come deciso dal Consiglio federale nella sua seduta dell’8 settembre, per far fronte alla difficile situazione che si sta riscontrando negli ospedali, da oggi, 13 settembre, sarà necessario il certificato per accedere all’interno di ristoranti, manifestazioni al chiuso e strutture culturali e per il tempo libero. Il Bernina ha raccolto e vi offre alcune delle prime opinioni sull’efficacia di tali provvedimenti.

Orlando Lardi, titolare dell’Hostaria del Borgo di Poschiavo e Consigliere comunale al turismo, economia e foreste

Devo esprimere la mia opinione in due modi diversi per ovvi motivi.

Come ristoratore non posso che evidenziare il mio disappunto per la decisione del Consiglio Federale: ancora una volta viene presa di mira la ristorazione senza un motivo di colpa evidente. Ci viene dato l’incarico di controllare lo stato vaccinale di tutti i nostri clienti e qui nasce il grande disappunto: una perdita di tempo incalcolabile, un’attività di investigatore che non si addice alla nostra professione e ancora una volta l’accollarci un costo insostenibile. Avrei visto di buon occhio una specie di autodichiarazione da parte dell’ospite, consapevole che se entra nel locale pubblico senza il certificato richiesto rischia una sanzione anche importante: è una questione di responsabilità che deve essere attribuita a ogni singolo cittadino.

Come consigliere comunale del Comune di Poschiavo ritengo che l’aspetto sanitario merita tutta l’attenzione necessaria e il vaccino sembra essere l’unica via percorribile per limitare le ospedalizzazioni. Probabilmente questa misura drastica servirà ad aumentare la percentuale dei vaccinati nei prossimi mesi e quindi ad evitare chiusure delle attività e intasamento delle strutture ospedaliere.
Dal punto di vista turistico viceversa, c’è da aspettarsi un’impennata delle cancellazione delle prenotazioni e questo in una fase dell’anno particolarmente favorevole al turismo di Valle. Una tempistica quindi pessima per la nostra stagione già notoriamente breve. Fosse stata presa a novembre, questa decisione sarebbe stata meno dolorosa… ma quanti dovranno affrontare le stagioni invernali non saranno del mio stesso avviso.

Sandra e Flavio Lardi, titolari dell’Hotel La Romantica di Le Prese

L’autunno sarà in parte viziato da questa decisione del Consiglio federale e da come la popolazione reagirà a questa decisione. Momentaneamente noi stiamo notando diversi modi di reagire in merito alle riservazioni: alcuni ospiti hanno disdetto le proprie vacanze senza tanti commenti, altri invece inveiscono contro di noi accusandoci di complottare con il Consiglio Federale, altri ancora hanno chiesto se in Valle è possibile testarsi e godersi la vacanza senza tanti se e ma.

Dobbiamo agire molto diplomaticamente e non entrare nel tranello del “lascia passare che tanto non controlla nessuno”,  le direttive parlano chiaro e non possiamo permetterci di creare dei precedenti. Il ritmo delle prenotazioni è leggermente calato, ma alcuni ospiti hanno preso positivamente questa decisione e si rallegrano di poter girare liberamente in albergo e ristorante senza limitazioni del caso. Certo recuperare le annullazioni di giovedì 9 e venerdì 10 settembre implicano numerosi richieste da rielaborare e riconfermare, un lavoro che avremmo fatto anche a meno di fare.

Luciano Pedrazzi, privato cittadino che vive e lavora fuori dalla Valposchiavo, ma spesso e volentieri torna a trascorrere il suo tempo dalle nostre parti

Il dato di fatto é che si tratta di una situazione sconosciuta (mai capitata); tante persone hanno sofferto, molte morti sono state causate da questo, o questi, virus; non dimentichiamolo.
Tanti continuano a soffrire e morire e la fine della pandemia non é ancora giunta. E se finirà, molti ancora ne risentiranno (si parla poco per es. di depressioni dovute al Covid, soprattutto tra i giovani).
Le gravi conseguenze causate, hanno indotto scienziati e politici a ricercare metodi atti a ridurne la diffusione, senza avere tempo da perdere a disposizione. Sugli effetti di varie decisioni, in parte restrizioni pesanti ed affrettate altre ritardate, si potrebbe col senno di poi, discutere a lungo. Ritengo che mai, come in questa situazione dove tutti siamo stati in qualche modo toccati, le discussioni abbiano coinvolto cosi tante persone. Inutile commentarle tutte o tantomeno giudicare le persone/autorità che hanno dovuto comunicare le varie misure di protezione.

Ho sempre cercato di rispettare le regole, fin dall’inizio, nell’interesse della salute di tutti. Non mi sono posto alcuna domanda quando ho avuto la possibilità di usufruire del vaccino, ritengo sia un contributo assolutamente necessario. Indubbiamente ci sono state ripercussioni, anche queste nuove ed imprevedibili, in vari settori. Economie collassate, il sistema lavorativo messo in discussione (penso in special modo a quello sanitario), molte mutazioni di abitudini e tant’altro. Ne usciremo, l’umanità ha dovuto reagire a molte calamità; cerchiamo di capire quali siano le cose importanti, necessarie e belle. Indietro, non si torna.

Non entro nel merito della possibile discussione relativa al diritto di rifiutare il vaccino. Se non può esistere l’obbligo, ben vengano tutte le altre alternative quali i controlli e le restrizioni per chi non vuole farsi vaccinare. E chi usa il Covid per interessi politici e per confondere le (purtroppo molte) menti deboli, dovrebbe essere interdetto dal potersi esprimere in pubblico.

Achille Pola, privato cittadino residente in Valposchiavo 

Si tratta a mio avviso di una misura politico-sanitaria problematica, sebbene animata da buone intenzioni. In pratica si rende obbligatorio un trattamento sanitario preventivo (il vaccino), la cui efficacia nel diminuire la trasmissibilità del virus è ancora oggetto di discussioni e che nelle fasce d’età più giovani non lascia intravedere alcun rapporto favorevole fra rischi e benefici. Alcuni scienziati sostengono che sarebbe stato meglio vaccinare la parte di popolazione più a rischio (…e in tutti i paesi del mondo) per poi lasciare che si crei un’immunità naturale fra gli individui più giovani e sani. Non può inoltre essere sfuggito come la ricerca scientifica legata all’insorgenza del SARS-CoV-2, quindi a un patogeno di cui si conosceva fin dall’inizio la sua mutabilità, abbia puntato più alla realizzazione di un vaccino che andrà verosimilmente aggiornato e meno allo sviluppo di una cura dei sintomi e all’individuazione dei fattori che determinano il rischio grave di malattia.

Malgrado le statistiche che vengono tenute dall’inizio della pandemia indichino che in Svizzera circa il 70% di chi è deceduto aveva superato gli 80 anni, una fascia d’età che – anche se è brutto dirlo – gode di minori aspettative di vita, oggi il messaggio proveniente dalle autorità e dalla task force scientifica è mutato. La variante δ sembra essere letale per chiunque, come in una specie di roulette russa. Sarebbe pertanto da irresponsabili non vaccinarsi, per la propria salute e per la tenuta del sistema sanitario. Francamente non mi sembra questo un modo di affrontare la questione in termini scientifici.

Analogamente non mi sembra politicamente né eticamente sensato addossare sempre la colpa per le ondate epidemiche a una determinata categoria di persone che non si comporterebbe in maniera adeguata. Ritengo anche che le malattie, e le paure ad esse legate, abbiano a volte implicazioni molto complesse nel tessuto sociale e nella psiche collettiva, capaci di determinare traiettorie imprevedibili. In questa fase della pandemia il Covid pass rischia infatti di creare un’ulteriore polarizzazione introducendo una sorta di manicheismo etico promosso dalla stessa governance, laddove si avverte invece l’urgenza di un riavvicinamento e una riconciliazione.

Rendere difficoltoso l’accesso ad alcuni diritti fondamentali come il lavoro e la socialità a chi non la pensa come il governo (anche se starebbe “palesemente” sbagliando) non mi sembra una buona idea per stemperare gli animi. Appellandomi al principio di proporzionalità mi permetto di affermare che questa è una china che una democrazia matura e pluralista non dovrebbe permettersi. Da qui a limitare o proibire altri comportamenti che possono mettere a rischio la propria persona e così mettere sotto stress il sistema sanitario il passo potrebbe essere breve…


A cura di Ivan Falcinella

Ivan Falcinella
Membro della redazione

2 COMMENTI

  1. io mi sono vaccinato nel mese di maggio quando ho compiuto 70 anni. Possiedo anche il green pass. L’ho fatto non solo per me stesso ma anche per il mio prossimo. Come diceva Gesù : ama il tuo prossimo come te stesso. Nando Nussio.