Presentato a Sondrio il Distretto Biologico Valtellina: intervista a Marcel Zanolari

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Il primo a destra è Marcel Zanolari

Un piccolo gruppo di aziende (una dozzina) per un progetto particolarmente ambizioso in cui, tra l’altro, “l’agricoltura rispettosa dell’ambiente finisce per dare valore al territorio”. Così ha presentato l’iniziativa il presidente della Comunità Montana di Sondrio Tiziano Maffezzini.

Costituito formalmente nel mese di giugno di quest’anno, il Distretto è uno dei risultati concreti ottenuti dal progetto SINBIOVAL (Interreg Italia Svizzera) e il cui obiettivo principale consiste nel promuovere e sostenere lo sviluppo dell’agricoltura biologica in Valtellina e in Valposchiavo.

Il processo che ha portato alla nascita di questa nuova realtà ha preso avvio nel settembre del 2019, con un intenso lavoro preparatorio e di coinvolgimento degli agricoltori biologici di Valtellina e Valchiavenna operato dalla Comunità Montana Valtellina di Sondrio con il supporto degli altri partner del progetto: Comune di Chiuro (nel cui territorio avrà sede il Distretto), Camera di Commercio di Sondrio, Fondazione Fojanini, Latteria di Chiuro (il cui comparto Bio, a detta del presidente Marantelli, arriva a quasi un terzo del valore produttivo complessivo), Valtellina Bio, oltre alla Regione Bernina e al Caseificio Valposchiavo.

Nel Manifesto di Intenti, che è stato presentato ai diversi partner a partire dall’inizio del 2020, si parlava di costituzione immediata del Distretto Biologico di Valtellina e Valposchiavo. Ora, realisticamente, non si fa più riferimento alla valle grigionitaliana, ci si limita invece ad evidenziare in primo luogo i rapporti di scambio e di formazione.

Il comparto del Bio in Valtellina è chiaramente in crescita. Vediamo qualche numero, fornitici da Silvia Schieghi, vicepresidente del nuovo sodalizio: 1680 ettari complessivi di superficie, di cui 47 a vite, 40 a melo, 7 a mirtillo, 1335 a prato e pascolo, 251 a seminativi (e altri usi minori). Ancora: 93 sono gli operatori, in massima parte suddivisi tra i diversi settori (allevamento di bovini, ovicaprini e suini, produttori di mele, mirtilli, viticoltori, aziende apistiche, piante aromatiche), a questi vanno aggiunti 2 vivaisti, 12 trasformatori e 2 commercianti.

Alla carica di presidente è stato eletto Giancarlo Bongiolatti, titolare con il figlio di un’ azienda zootecnica tra le prime in Valtellina a certificarsi biologicamente. Questi ha voluto spiegare che i distretti biologici sono aree dove produttori, cittadini, operatori turistici e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, la diffusione del biologico, la competitività delle aziende e l’ottimizzazione della filiera.

Il logo del progetto

Tra i 12 generosi promotori non poteva mancare il valposchiavino Marcel Zanolari, operante a Bianzone nel Tiranese. A lui abbiamo chiesto un commento un po’ laterale:

E’ questo un primo tassello per andare avanti e soprattutto per divulgare la conoscenza del Bio. Ma anche arginare la perdita di terreno e incentivare il recupero dei maggenghi. Le perdite di terreno per l’abbandono delle vigne saranno importanti nei prossimi dieci anni. Stimo tra i 100 e i 150 ettari, perché un centinaio ed oltre di produttori nei prossimi anni verranno purtroppo a mancare: è gente che oggi supera gli 80 anni. Se non c’è il ricambio dei figli, dei nipoti…

E tu?

Io non riesco a caricarmi di più. Da poco stiamo coltivando circa sette ettari di maggengo a 1600 metri. E soprattutto abbiamo 12 ettari di vigna. Non li avremmo mai voluti, però è successo che da 5 siamo cresciuti pur di non perdere un pezzetto di vigna che o diventava bosco o diventava “chimico”. Sarei rimasto volentieri più piccolo, perché più gestibile. In questa fase siamo grandi per essere piccoli produttori e siamo piccoli per essere grandi produttori. Comunque ci siamo messi pionieristicamente a produrre Bio, altri si son messi nella nostra direzione: quindi non siamo sbagliati!

Altri passaggi?

Ci stiamo concentrando sulla zootecnia anche in sinergia con la viticoltura. Da cinque anni abbiamo le capre e dal prossimo anno vorremmo passare al formaggio. E poi cavalli e forse galline. Per le mucche non siamo ancora organizzati. Con loro tribulo, perché le voglio con le corna e se le metto in vigna devo insegnargli a muoversi tra i fili… ma sarà dura!


Piergiorgio Evangelisti