Investimenti “naturali”: la ricchezza della biodiversità

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Investire nella natura per costruire una prosperità sostenibile. E’ il messaggio che emerge da una serie di recenti studi disponibili nel portale del World Economic Forum. Secondo uno studio stress-test di Swiss Re dello scorso aprile, il mondo corre il rischio di perdere il 10% forse più del GDP totale entro la fine del secolo (Svizzera e Finlandia sono un po’ meno a rischio, con una perdita ipotizzata del 6%); una perdita frutto della trascuratezza e della scarsa attenzione ai rischi ambientali e climatici.

Un recente articolo (7 settembre) pubblicato dal World Economic Forum, a firma André HoffmannVice-Chairman, Roche, Switzerland e Katell Le Goulven Executive Director, Hoffmann Institute, INSEAD (Investing in nature gives industry and business a competitive advantage. Here’s why) mette in luce questi rischi e concentra l’attenzione sulle soluzioni meno scontate per mitigarli, andando oltre le azioni più ovvie come l’efficienza energetica e la scelta di energie rinnovabili. L’attenzione degli autori si concentra sulla protezione della natura, in grado di contribuire allo sviluppo di un ambiente stabile, ideale per consentire la crescita. Mutamenti repentini e spesso catastrofici, pur allenando la resilienza, mettono a dura prova i sistemi sociali ed economici. Per paesi e aziende in cerca di competitività, investire in biodiversità significa preservare la stabilità, realizzando di fatto un significativo vantaggio competitivo.

Dalla biodiversità dipende la salute degli ecosistemi, che siano foreste, boschi, pascoli, laghi o mare. La salute e la crescita delle biodiversità si trasformano in strategie di business quando dalla ricchezza di specie nascono risorse per le persone e idee innovative, a partire dall’uso di sostanze naturali negli ambiti più disparati, per giungere a nuovi lavori strettamente connessi agli ambienti naturali. Secondo gli autori la nuova frontiera del business nasce all’intersezione tra biodiversità e cambiamenti climatici; per i leader davvero visionari questo incontro, ancorché complesso, suggerisce lo sviluppo di modelli di lavoro e di crescita in armonia con la natura che, a loro volta, spingono verso lo sviluppo di nuove metriche per la crescita, capaci di valorizzare la natura, la ricerca di natura e il benessere associato nelle tradizionali transazioni. La propensione dei giovani per l’acquisto di prodotti definiti sostenibili, tanto tra i Millenial che tra la Generazione Z, oscilla tra il 75 e il 63 per cento; si tratta di consumatori molto consapevoli che, benché non troppo numerosi almeno nel continente europeo, sono comunque in grado di influenzare il mercato del prossimo futuro.

Se davvero questo è lo scenario in cui opereremo nel prossimo futuro, la montagna è tra i contesti più adatti per realizzare la crescita sostenibile attraverso la valorizzazione delle biodiversità; e poiché la sostenibilità è fatta anche di capacità di previsione, la montagna offre una grande quantità di dati, pronti per essere raccolti e analizzati, grazie alle tecnologie digitali di cui disponiamo oggi. La saggezza dei nostri genitori e dei nostri nonni, le tradizioni che attraversano le generazioni oggi possono essere conservate, studiate e veicolate proprio grazie al digitale, trasformarsi in un patrimonio condiviso fatto di “biodiversità” culturali e sociali. Creatività e scienza saranno gli strumenti con cui guardare fiduciosi al futuro.


Chiara Maria Battistoni