Il privilegio della libertà e i granelli della clessidra

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1958

Con il nuovo anno riproponiamo, su iniziativa del presidente de “Il Bernina” Bruno Raselli, una serie di editoriali scritti da persone vicine al nostro giornale. Il tema trattato riguarda la Libertà, declinato in diversi ambiti della nostra vita.
Questo fondamentale stato di autonomia esistenziale, in questi ultimi due anni, è stato messo alla prova. In che modo? Come è cambiata la nostra vita a livello personale e famigliare, ma anche sociale? 

Dell’anno appena trascorso mi sono rimasti impressi due fotogrammi, contrastanti e al contempo emblematici, che mi hanno fatto riflettere sull’accezione del termine libertà. Da una parte la disperazione del popolo afgano dopo la riconquista del potere da parte dei talebani e dall’altra le manifestazioni in Svizzera contro le restrizioni emanate dalle autorità federali e cantonali per fronteggiare la pandemia di coronavirus.

Se associo queste immagini non posso far altro che scuotere la testa di fronte all’evidente sproporzione che l’ordine imposto alle due differenti latitudini impatta sulla libertà individuale. Non sto qui ad evocare cosa possa significare per un afgano tornare a vivere sotto un regime totalmente repressivo dopo aver potuto godere per vent’anni di una parvenza di normalità, caratterizzata dalla graduale riconquista della libertà e dei diritti fondamentali, percepiti in special modo dalle donne quale speranza per una vita migliore.  Ciò, nonostante già alcuni anni fa, con le riforme da tempo in attuazione, l’organizzazione internazionale “Human Rights Watch” aveva definito l’Afghanistan il peggior posto al mondo dove nascere donna. Figuriamoci quindi cosa rappresenta ora per le donne afgane tornare ad essere totalmente oppresse da un regime che le considera meno di nulla, in cui il concetto di libertà è talmente irreale da non poter nemmeno essere lontanamente evocato, pena il pericolo di venir severamente condannate.

Tutt’altra cosa è invece il privilegio di sentirsi “non liberi” in un paese come la Svizzera, dove libertà e indipendenza non sono solo concetti effimeri, ma una seconda pelle sul corpo di ognuno. Comparare due estremi non è forse l’esercizio migliore per sviluppare un pensiero oggettivo, ma, come affermava lo scrittore e filosofo tedesco Ernt Jünger, “senza l’esperienza vissuta dagli opposti non ci può essere l’esperienza della totalità”. Perciò mi permetto di evocare il termine di paragone tra il sentirsi “non liberi” in Svizzera, causa le temporanee e giustificate misure imposte dalla legge Covid-19 per far fronte ad una grave crisi pandemica, e il dover vivere tutto l’anno in condizioni di restrizioni estreme come in Afghanistan. Sarebbe pertanto opportuno riflettere bene su ciò che effettivamente possediamo prima di spingerci in proteste di lusso (per l’amor del cielo, non voglio negare a nessuno il diritto di protestare) e ritenerci comunque un popolo molto fortunato, seppur da ormai quasi due anni un po’ limitato nelle abitudini quotidiane, ma non nella globalità dei propri diritti e della propria dignità. Gli afgani sarebbero ben lieti di poter godere delle nostre “non libertà”.

Rimanendo sempre in tema, ma tornando in un contesto più prossimo alla nostra realtà territoriale, quale cittadino del Comune di Brusio, che ha ricoperto in passato cariche pubbliche, non posso fare a meno di associare il concetto di libertà con quello di autonomia, riferendomi in particolar modo alla questione dell’aggregazione che quasi in ogni legislatura si pone in evidenza. L’autonomia è anzitutto una questione d’identità, difficilmente negoziabile, che sancisce l’appartenenza ad una determinata realtà. È fuori dubbio che Brusio è un comune forte, che ha ancora nelle proprie mani il suo destino. Da tempo ripeto però che Brusio ha una spada di Damocle che incombe sulla propria testa, quella dello spopolamento. Il saldo demografico degli ultimi decenni presenta cifre rosse e la continua erosione di abitanti pone limiti evidenti allo sviluppo delle proprie istituzioni. L’invecchiamento della popolazione, unito alla difficoltà di riequilibrare la bilancia demografica necessaria per mantenere una massa critica a garanzia di un’autodeterminazione incondizionata, influiranno in modo decisivo sulla pianificazione del futuro, in cui anche un Comune forte e ben profilato come Brusio sarà sempre più dipendente dalla disponibilità di enti esterni a voler collaborare. E, come ben si sa, senza il supporto di argomenti sostanziali, si tende generalmente a partire da una posizione meno privilegiata.  

Lo spopolamento è quindi una clessidra che incombe inesorabilmente sull’autonomia del nostro Comune, in cui ogni granello di sabbia rappresenta un piccolo tassello di libertà che si dissolve. La clessidra ci concede però ancora tempo per valutare quale potrebbe essere la via migliore. Libertà è anche avere la facoltà di poter disporre del proprio destino prima che saranno altri a deciderlo.                     

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