Vivere in un mondo iperstatico, alla ricerca della libertà

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Con il nuovo anno riproponiamo, su iniziativa del presidente de “Il Bernina” Bruno Raselli, una serie di editoriali scritti da persone vicine al nostro giornale. Il tema trattato riguarda la Libertà, declinato in diversi ambiti della nostra vita.
Questo fondamentale stato di autonomia esistenziale, in questi ultimi due anni, è stato messo alla prova. In che modo? Come è cambiata la nostra vita a livello personale e famigliare, ma anche sociale?

C’è un momento nella vita in cui più o meno all’improvviso si comprende che il numero di vincoli interni ed esterni del sistema sociale, culturale, ambientale a cui si appartiene è di gran lunga superiore a quello strettamente necessario per la stabilità del sistema stesso. Nella scienza delle costruzioni questo concetto si traduce in iperstaticità e porta con sé un altro elemento stimolante: la condizione di iperstaticità è indipendente dalle proprietà dei materiali della struttura, dipende solo dalla configurazione geometrica e dal numero dei vincoli. C’è poi un’iperstaticità interna (in cui i vincoli sovrabbondanti sono interni) e un’iperstaticità esterna (i vincoli sono esterni); qualunque sia la modalità con cui si manifesta, i vincoli superano i gradi di libertà. Il contesto pandemico in cui tuttora viviamo assomiglia molto a queste descrizioni che, in parte, aiutano a dare un senso alla molteplicità delle reazioni e delle risposte proposte dalle comunità.

Non c’è più attività quotidiana che, in qualche modo, non abbia ricevuto almeno un nuovo vincolo e questa nuova condizione suscita reazioni più o meno muscolari un po’ ovunque. Non c’è Paese dell’Occidente che non sia stato scosso da rivolte e proteste, quasi sempre in nome della libertà. Se in una struttura o in un sistema il grado di libertà si traduce nelle coordinate necessarie a fissare la posizione nello spazio, in una comunità il grado di libertà, oggi, è definito in funzione della vita “prima della pandemia”. Aiuterebbe pensare che tanto il prima che il dopo sono mondi iperstatici; per ritrovare l’equilibrio abbiamo invece bisogno di riportare vincoli esterni e interni al numero minimo, cioè quella condizione che permette a una struttura di essere in equilibrio rispetto alle condizioni al contorno; oggi diremmo sostenibile, cioè capace di non utilizzare più risorse di quante non siano strettamente necessarie per assolvere alle proprie funzioni.

In quest’approccio forse troppo meccanicistico, la Confederazione Elvetica ha tutti gli strumenti culturali, normativi e legislativi per tenere sotto controllo i vincoli e far sì che l’iperstaticità non nuoccia, portando al collasso delle comunità. Ignazio Cassis, nell’allocuzione di Capodanno, ha osservato che “La pandemia ci ha separati, ma non divisi. Non lasciamoci dividere!” E ha ribadito come in Svizzera ciò che unisce è ben più di ciò che divide; la “pluralità è la forza della Svizzera”, aggiungendo che la “pluralità è impegno, significa mettersi nei panni degli altri, significa anche rinunciare a qualcosa, trovare compromessi.” Ecco, il cuore della libertà è per buona parte proprio nella pluralità; dalla pluralità e dalla specificità scaturisce lo sviluppo, per emulazione, per collaborazione, per competizione, in un dialogo incessante tra saperi diversi che si ricombinano per generare il nuovo, l’inedito, il sorprendente. Essere e sentirsi liberi, passeggiando per le vie del borgo, ascoltando o leggendo lingue diverse, osservando la natura, sempre cangiante, semplicemente sfogliando un libro o aprendo la finestra virtuale del Pc: se questi sono gli epifenomeni della libertà, alla radice ci sono i vincoli, quelli strettamente necessari per far sì che la comunità non si trasformi in uno sciame e mantenga coesione per costruire la propria identità in divenire. Nella storia della Svizzera e delle sue genti tutto questo è ben più di un auspicio: è quotidianità, è vita vissuta, è esperienza condivisa. Terra libera per genti libere, pragmatiche quanto basta per capire quando i vincoli sono necessari e quando superflui. Libertà attiva e dinamica, che sa cambiare e trasformare il contesto. Libertà elvetica.