La libertà di vivere in Valposchiavo

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Con questo contributo concludiamo la serie di editoriali scritti da persone vicine al nostro giornale. Il tema trattato riguarda la Libertà, declinato in diversi ambiti della nostra vita.
Questo fondamentale stato di autonomia esistenziale, in questi ultimi due anni, è stato messo alla prova. In che modo? Come è cambiata la nostra vita a livello personale e famigliare, ma anche sociale? 

In una splendida ballata del 1971 Fabrizio de Andrè cantava: “Libertà, l’ho vista dormire nei campi coltivati”. Per alcuni decenni ce n’eravamo dimenticati, ora la Campicoltura Valposchiavo è una bella realtà; l’agricoltura di montagna è sinonimo di libertà.

La mia libertà è recarmi al lavoro ogni mattina in bicicletta, passando dalla riva del lago; altri per guadagnarsi la pagnotta devono guidare per ore, o fare la coda per salire su un treno affollato. La mia libertà è incontrare amici senza esserci dati appuntamento, siamo in pochi eletti a vivere qui fra le montagne. È coricarsi la sera con la porta di casa aperta, è rincasare a piedi a notte fonda, senza temere nessuno, se non i branchi di cervi – o l’orso – che popolano le notti d’inverno della praderia. Libertà è partire per nuovi viaggi con il biglietto di ritorno in tasca, senza la greve bulgia che i nostri avi si portavano appresso. Libertà è partecipare e godere delle innumerevoli offerte di qualità in ambito culturale, sportivo e eno-gastronomiche della regione. 

Libertà è fare sosta ai 2100 metri di Canal per discutere con Pera di sviluppo sostenibile, di grandi predatori e delle “trentadue sollevazioni armate perse dal colonnello Buendía” (da Cento anni di solitudine), per poi raggiungere in emtb il palcoscenico fotografico mozzafiato di San Romerio.

La mia libertà è anche occuparmi de il.bernina.ch, un emblema di libertà giornalistica, unico per solidarietà associativa e per abbonati, in relazione al nostro limitato bacino d’utenza. Libertà è fare politica, quella schietta e sincera, priva d’interessi personali. Purtroppo, anche in valle sempre meno persone accettano la sfida, mettendo a rischio quella libertà che riteniamo un diritto fondamentale, ma che richiede la partecipazione di tutti.

E il covid? Vivendo la Valposchiavo, non mi sembra che questo virus irriverente abbia ostruito le mie libertà. Ritengo sia giusto corrispondere alle direttive delle persone democraticamente elette, “la libertà non è stare sopra un albero, la libertà è partecipazione” (Giorgio Gaber 1972). 

Mi sia concesso di chiudere questo breve elenco di pensieri liberi con un’ulteriore citazione, quest’ultima del politico americano Daniel Webster (forse meno noto del suo chiaro pensiero): “La libertà consiste in una sana restrizione”. Tutto il resto è utopia, o mancanza di rispetto, mi viene di aggiungere. 


Bruno Raselli

Bruno Raselli
Membro della Direzione e presidente del comitato de Il Bernina

4 COMMENTI

  1. Grazie Puci e complimenti per questo bellissimo editoriale che mi ha fatto sognare per qualche minuto e che condivido in tutto e per tutto. Un mio amico mi ha prestato l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio “La nuova manomissione delle parole”. La parola “libertà” e il dibattito sui vaccini ne è un esempio calzante. Scrive Carofiglio: “Le nostre libertà sono originate e garantite dalla Costituzione, ma nessuna libertà è assoluta. Essere trova i suoi limiti nelle libertà altrui e nell’interesse prevalente della collettività. Quando il dibattito sulla libertà diventa astratto, non ancorato al contesto e alle circostanze concrete, si rischia di poter dire tutto e il contrario di tutto.” Auguri a te, al Il Bernina che ritengo sempre ancora di ottima qualità grazie alle brave collaboratrici e ai bravi collaboratori.