La Cultura come ancora di salvezza per la dignità umana

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Da sx: Daniele Papacella e Giovanni Netzer

Sabato sera 19 febbraio si è svolto, all’interno degli spazi del Punto Rosso, un evento pubblico incentrato sulla cultura. Un momento di condivisione e vicinanza (in tutti i sensi della parola), una bella opportunità per rincontrarsi, vedersi, discutere e tornare a sognare di cultura senza quelle limitazioni che negli ultimi due anni ci hanno frenato l’entusiasmo.

Un gremito e variegato pubblico ha colto con piacere l’invito a partecipare alla serata, interessati a scoprire qualcosa di più sulla figura visionaria di Giovanni Netzer.

Mentre i presenti prendevano posto in sala, sullo sfondo del palco allestito per l’occasione scorrevano delle immagini suggestive. Un riassunto delle principali opere create dalla Fondazione culturale ORIGEN; la torre rossa sul passo dello Julier, il castello e teatro di Riom, il palcoscenico temporaneo installato sulla diga di Marmorera nonché i recenti interventi di recupero e restauro realizzati a due palazzi storici di Muleins. Rappresentazioni che hanno aperto una porta immaginaria sulla cultura.

Serena Bonetti, a nome della Commissione per la promozione della cultura del comune di Poschiavo, ha aperto la serata, ringraziando in primo luogo l’illustre ospite e Daniele Papacella, quale moderatore, per aver accettato spontaneamente l’invito a partecipare.

Dopo una piccola premessa sul percorso formativo dell’ospite, cominciato con uno studio teologico e proseguito per la strada del teatro e della storia dell’arte, il dialogo spontaneo e aperto ha preso il volo.

Netzer – La cultura è nutrimento per lo spirito. Credere nei propri sogni e impegnarsi con tenacia per raggiungere i propri obbiettivi è fondamentale. Grazie al teatro ho portato l’arte nei luoghi in cui l’anima vive, cercando nuove strade, aprendo a nuove prospettive.

Papacella – Cosa ti ha spinto a portare il teatro urbano in montagna, a costruire una grande torre rossa, dalle dimensioni epiche in cima a un passo?
Netzer – Ho praticamente sempre creato e sviluppato i miei progetti nei Grigioni. In seguito a un’importante esperienza formativa in una grande città come Monaco, in cui si ha tutto a portata di mano, ho voluto incrementare ciò che il luogo ci offre. La mancanza: di infrastrutture, come le grandi sale da teatro, di ospiti amanti dell’opera, di sostegno finanziario; è da prendere come occasione per sviluppare e valorizzare ciò che già esiste. Il Cantone dei Grigioni vanta una ampia cultura linguistica, un paesaggio alpino unico e un potenziale inesauribile. Ho dunque cercato palazzi naturali, luoghi dall’atmosfera intensa, come ad esempio la diga di Marmorera, per costruire un palcoscenico temporaneo, su cui mettere in scena il biblico racconto dell’Arca di Noè. Un omaggio a un villaggio che non c’è più, un’evocazione alla malinconia.
È questa la ricchezza e l’intensità culturale che un luogo di montagna può evocare.

Papacella – Come mai il Festival Origen porta in scena principalmente temi mitici – epici – storici?
Netzer – Prevalentemente per l’interesse e la formazione teologica, nonché per l’amore verso il teatro dell’opera. In tutte le culture è presente un eredità umana in cui i miti stanno bene in montagna, in una dimensione di eternità. Inoltre: perché non portare l’opera e il teatro professionale laddove non ce lo si aspetta?

Papacella – Come si fa a far apprezzare e capire un progetto epico come la torre sullo Julier o lo spostamento di un palazzo per intero?
Netzer – La forza di questi progetti la si trova nel fascino che essi stessi scaturiscono. Bisogna credere fermamente nell’idea che si vuole promuovere. Sono chiaramente sempre delle sfide, ma forse è proprio questo che da valore al risultato. Naturalmente il processo di sensibilizzazione deve per forza essere permanente e continuo. L’opera di convincimento mira al raggiungimento della libertà culturale che rende importanti tali opere.

Papacella – Avere le buone idee è il primo passo, ma per metterle in atto ci vogliono i soldi. Come fa la Fondazione Origen?
Netzer – Generalmente, per la cultura i finanziamenti sono sempre limitati. Il lavoro di volontariato è dunque fondamentale, e senza questa forza molti progetti risulterebbero irrealizzabili. È importante coinvolgere il popolo, rendere partecipi dei progetti gli abitanti del luogo e ricercare la loro fiducia. Nelle regioni di montagna l’attaccamento alla propria terra è forte: se ci si sente parte di un’idea e si crede in essa, ci si lascia di conseguenza coinvolgere più facilmente, valorizzando le risorse umane presenti. Non da ultimo ci sono le raccolte fondi presso sponsor e fondazioni culturali a sostegno.

Papacella – Qual è e quant’è il ritorno di investimento per una realtà come Origen?
Netzer – Difficile da quantificare. Il Cantone dei Grigioni è ricco di tradizioni culturali, la zona della Val Sursette, per esempio, ha un importante tradizione di cori e canti. L’offerta culturale proposta da Origen è sicuramente interessante anche a livello turistico: il nostro pubblico si compone da circa 1/3 di grigionesi, 1/3 di zurighesi e 1/3 proveniente da ogni dove. Quando i turisti arrivano nelle nostre zone hanno voglia e tempo da dedicare alla cultura, curiosi di trovare proposte nuove e diverse, ciò che nelle loro città cosmopolite non trovano. La storia migratoria dei grigionesi è un punto da cui trarre ispirazione; chi, nel secolo scorso, ha trovato il coraggio di partire da un piccolo villaggio disperso tra le alpi, andare a cercare fortuna nelle grandi città europee per poi tornare alle origini, ha portato con sé molto, tra cui l’abilità di comunicare con il mondo.

Papacella – Per la promozione culturale ci vogliono soldi, come si fa ad ottenerli?
Netzer – Per la cultura professionale i soldi ci sono. Non bisogna smettere di chiedere, la persistenza aiuta a smuovere le acque. Alla base, però, c’è il credere in ciò che si fa. Costruire delle solide fondamenta che mostrino la durabilità dei progetti. Essere uniti per lo stesso obbiettivo, pur mantenendo le proprie peculiarità. Investire energie e non avere paura del futuro, ma avere la voglia di andare avanti.

La Commissione per la promozione della Cultura al completo, con Giovanni Netzer

Molte le domande giunte dal pubblico curioso e interessato

La sensazione che la cultura porti pochi profitti economici a chi la fa è una credenza comune: come si fa a coinvolgere le nuove leve?
Netzer – Se si ha voglia di fare, in Svizzera è possibile sopravvivere. È importante vedere l’ambito culturale come un’opportunità per crescere.

È risaputo che i turisti provenienti da fuori cantone fanno una buona parte del pubblico di Origen, come facciamo ad attirarli fino a Poschiavo?
Netzer – Essere originali. Proporre dei programmi interessanti e diversi da tutto ciò che si trova in una città. Sfruttare la cultura locale e valorizzarla, mostrandola con orgoglio a chi viene da fuori. Senza copiare le tendenze. Nel piccolo si ha la grande opportunità di essere creativi, creando fascino. Evitare la cosiddetta ricerca di mercato, ma distinguersi facendo ciò in cui si crede e mirare alla libertà culturale.

Un suggerimento o consiglio per una realtà come Poschiavo?
Netzer – Siate autentici e coraggiosi. La materia prima, quale la cultura, non manca. Siate aperti, con una visione in grande. Abbandonate il timore di sapere/valere di meno delle città. Una realtà piccola come la nostra ha il vantaggio di avere un pubblico più vasto in termini di diversità e la possibilità di essere curiosi. Credere nel mondo in cui viviamo, educando alla cultura. Essere fieri di ciò che si è e di ciò che si fa, pretendendo anche i giusti riconoscimenti.

Serena Bonetti, chiudendo l’arricchente chiacchierata, invita tutti i presenti ad un momento conviviale accompagnato da un gustoso rinfresco, riassumendo con tre punti la discussione appena chiusa:

  1. Il volontariato è la base di crescita.
  2. Il Cantone dei Grigioni, come la nuova metropoli culturale europea, è la visione.
  3. L’ancora di salvezza per la dignità umana è la Cultura.

1 COMMENTO

  1. Mi sono occupato di Teatro, Musica e Cinema per un trentennio in Valtellina, ma anche in Valposchiavo. Condivido l’impostazione e i suggerimenti di Netzer.
    Mi concentro su di una parola citata da Netzer (“Mito”) e sulla spiegazione-indirizzo verbalizzata così da Adriana Zanoli:”Essere originali. Proporre dei programmi interessanti e diversi da tutto ciò che si trova in una città. Sfruttare la cultura locale e valorizzarla, mostrandola con orgoglio a chi viene da fuori. Senza copiare le tendenze…”.
    Suggerisco a questo punto una pista tra le diverse possibili e comunque non confliggente: Gritzko Mascioni. Mi pare, sia stato troppo presto accantonato se non dimenticato dai convalligiani, a differenza dei valtellinesi. A quest’ultimo proposito cito l’associazione a lui intitolata nata a Teglio e aggiungo che la sondriese Biblioteca Pio Rajna custodisce tutte le sue opere, comprese quelle, audiovisive, donate dalla RSI.
    Mascioni, in estrema sintesi, si è a lungo occupato di Mito, di Poemi (cito per esempio il suo radiodramma “Orlando furioso”, memorabile al cubo) e di Storia locale (per esempio “La strega Orsina…”).
    Riscoprire e attualizzare l’opera di Mascioni: ecco una bella sfida, potenzialmente molto arricchente per la Valposchiavo (e per la Valtellina, perché no?).