I giovani e la Valposchiavo: “Ognuno sente dentro di sé quando è il momento giusto di tornare”

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Spopolamento e innalzamento dell’età media della cittadinanza sono due temi sempre caldi nelle discussioni intorno al futuro della Valposchiavo. Anche la politica è, evidentemente, impegnata su questo fronte, alla ricerca di soluzioni che possano permettere di rendere attrattiva la nostra valle anche per le generazioni più giovani. Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Il Bernina ha intervistato alcuni giovani lavoratori che attualmente risiedono fuori valle.

Foto M. Travaglia

Cosa ti ha spinto a trovare lavoro fuori dalla Valposchiavo?

Da quando ho frequentato la Scuola cantonale a Coira, quindi 12 anni fa, la valigia è sempre stata una fedele compagna. Spostarsi, fare il Passo del Bernina, anche più volte alla settimana, fa dunque parte della mia routine.
L’impiego precedente mi ha permesso di vivere per alcuni mesi di nuovo in Valposchiavo. Un periodo bellissimo! Dopo poco tempo, però, si è aperta una nuova porta e la possibilità di crescere professionalmente. Da una parte, la curiosità e la voglia di vivere qualcosa di nuovo e, dall’altra, la paura di avere dei rimpianti se non avessi accettato sono stati molto forti, pur sapendo cosa avrebbe comportato. Ovvero staccarsi nuovamente da casa…

Quali condizioni avrebbero permesso che il tuo primo impiego fosse proprio in valle?

Quando ho finito l’università a Zurigo non ho mai preso in considerazione di tornare subito in valle. Ci voleva uno scalino intermedio fra la grande città e la periferia. Soprattutto per fare esperienza e conoscere nuove persone. Non rimpiango assolutamente di aver fatto questa scelta.

Cosa dovrebbe o potrebbe fare la politica a riguardo?

La politica può sicuramente contribuire a rendere più attrattiva la Valposchiavo come posto per vivere e lavorare, ma non funzionerebbe senza le iniziative private. Senza le idee della gente del posto, che sa quali servizi mancano. Quando mi capita di trovarmi in valle durante la settimana, mi piace osservare la vita quotidiana della gente, e sinceramente mi sembra non manchi niente per vivere bene in Valposchiavo.

Secondo il mio parere, oltre alla politica e alle iniziative private, ci vuole però ancora un altro tassello per far sì che i giovani tornino in valle. Ed è una componente molto individuale. Ognuno sente dentro di sé quando è il momento giusto di tornare a casa. Quel momento in cui dire “Ho voglia di tornare in valle e vivere lì. E la valigia non sarà più una compagna così costante come finora”. Un sentimento che, però, non tutti provano. Ed è anche giusto che sia così.


A cura di Marco Travaglia

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione

2 COMMENTI

  1. Cara Arianna, esporsi in Valposchiavo è sempre stato difficile e le cose non sono per niente migliorate purtroppo. Io la chiamo la “piccola omertà poschiavina”. Condiziona la nostra vita quotidiana e non aiuta di certo il ritorno dei giovani, i quali auspicano di vivere in un’ambiente più aperto e senza sotterfugi.
    Del problema dei giovani che non tornano in Valle ne discutiamo da un anno e mezzo a livello politico da quando il partito liberale ha inoltrato la mozione ai due Comuni.
    Nel frattempo abbiamo visto uno studio presentato circa un mese fa che ha messo a fuoco il problema e cercato di portare alcune proposte. Certo non è che ci si poteva aspettare il miracolo ma alcune cose importanti sono uscite.
    Secondo me la nostra Valle ha aumentato di molto il potenziale nel settore turistico e anche nell’artigianato e nell’edilizia. Questi due settori purtroppo non interessano o interessano poco ai nostri giovani. Ci sarebbero numerosi ristoranti e alberghi da poter gestire e anche numerosi posti di lavoro in queste strutture. Nell’edilizia 80% degli impiegati sono frontalieri. Oltre e ciò posti importanti come per esempio l’insegnante non sono più gettonati dai nostri giovani. Chiaro che la libertà di scegliere il lavoro che più si adatta alle proprie caratteristiche è sacrosanta, comunque guardare le professioni che esistono sono in Valle prima di scegliere potrebbe certamente aiutare e aumentare le possibilità di tornare.

  2. Trovo curioso il fatto che una testimonianza di questo genere venga pubblicata in forma anonima. Che sia sintomatico del fatto che in valle è talvolta problematico esporsi? Spero di no! Personalmente trovo importante il fatto di potersi esprimere mettendoci la faccia e dunque partecipare in prima persona alle discussioni.

    Credo che la poltica dovrebbe verificare le condizioni di lavoro che offrono i settori pubblici e semipubblici e dunque capire se c’è possibilità di miglioramento almeno in questi ambiti. I contratti a tempo determinato per esempio sono una realtà che sicuramente non incitano il ritorno o la permanenza in valle, perché creano una certa precarietà e dunque si accettano solo se si proviene o da una situazione più difficile o se ci si può prendere il lusso di rimanere disoccupato dopo un paio di anni.