“Dell’anima non mi importa”, Giorgio Montefoschi

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La scrittura di Montefoschi, l’abbiamo già detto anche in altre recensioni nel nostro sito, diffonde sempre un magnetismo avvolgente, scandito di motivi ripetuti, dialoghi brevi e spesso secchi, passaggi e raccordi insistiti dentro un realismo minuzioso di dettagli. Montefoschi invita il lettore ad entrare in una sorta di cartina topografica ravvicinata in scala dilatata, dentro cui si “vedono” e si “sentono” muoversi i protagonisti. La ripetizione di movimenti, strade e angoli di piazze, bar abituali e poi luci e piogge e scirocco, vasta chiarità meridiana e nervosi crepuscoli primaverili o malinconie serali d’autunno, tutto è rivelato, annotato: e ne risulta una cadenza che si trasforma in un sottofondo ritmico per la scansione dei gesti e dei dialoghi.

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