Descrizione: La casa degli sguardi è un libro in cui la sofferenza è il tavolo attorno al quale sono seduti i fatti della vita, un elemento che unisce nella distanza costruito dall’autore senza pietismo, vittimismo e pregiudizio e che permette di guardare in faccia questioni come il proprio rapporto con la morte, con l’ingiustizia, con la fede, la malattia, la deformità, l’amore filiale e genitoriale e la fatica di sentirsi nel mondo.
Ambiente: Questo libro necessita di un poeta scrittore con una dipendenza dall’alcool, di una famiglia logorata dall’impotenza, di un lavoro presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e di tutto ciò che da quelle finestre si vede, si incontra, si saluta e infine si frantuma al tocco di un toctoc assente. Un racconto autobiografico con passaggi di una bellezza sublime come può esserlo la risata di un bimbo senza volto.
Germoglio: “Non è un risveglio. È un sussulto. Ogni mattina mi ritrovo dritto sul letto, con l’affanno in gola, cuore accelerato, il corpo preso da un tremore continuo, un delirio di movimenti.
“Non ricordo nulla”. È la frase che mi ripeto tutte le mattine.
“Non ricordare nulla”. È il mio obiettivo della sera.
Mi alzo a scatti, un automa senza coordinazione né coordinate, ho i pantaloni pieni di piscio, scanso col piede il pitale che mia madre mette accanto al letto, è vuoto, come sempre. Sono le sei di mattina, respiro come appena riemerso da un oceano nero, senza suoni, né sogni. Lei sta lì, addormentata sui tre gradini che portano alla mia stanza. Come si possa dormire su tre gradini lo sa solo la disperazione. Mia madre è una rabdomante sfortunata, la sua acqua sono tre figli da custodire, ma uno, l’ultimo, le è uscito con una malattia invisibile all’altezza del cervello, o del cuore, o di tutto il sangue che gli circola in corpo.
Scheda tecnica: La casa degli sguardi di Daniele Mencarelli, Mondadori editore, narrativa, ISBN 978-88–04-72417-9.