Grazie San Sisto!

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Mi sono decisa a scrivere queste righe dopo averci pensato a lungo, ma davvero ora il populismo e la superficialità che trovo ripetutamente in certe affermazioni sta diventandomi insopportabile.
Non sono portavoce di nessuno, mi affido semplicemente alla mia formazione di medico e all’esperienza di questi 30 anni, ritenendo pertanto di capire qualcosina di prestazioni sanitarie. Agisco anche un po’ in risposta ad una certa ignoranza (leggi “di chi ignora”) che però alza la voce.

Da settimane, ormai, rimbalza da un tavolo rotondo all’altro, enfatizzata dalla stampa e anche da certi nostri politici, l’affermazione che il nostro Ospedale sta di fatto subendo un declassamento, lasciando in vita solo un parziale pronto soccorso e una geriatria. In pratica vien detto che l’Ospedale sarà presto solo una Casa per anziani.
Onestamente, di fronte a queste “sparate” non riesco più a stare zitta.

Nessuno, in queste settimane di polemica, ha mai parlato di medicina interna. Si direbbe che l’unica opzione di cura possibile e salvifica per l’ospedale e la valle, sia esclusivamente la chirurgia. Ma vogliamo renderci conto che al San Sisto, esiste anche la medicina interna, e che il reparto di medicina acuta continuerà a funzionare e a curare? Questo significa che una polmonite, uno scompenso cardiaco, una pancreatite, un’embolia polmonare, una trombosi, uno scompenso diabetico, una crisi ipertensiva, una pielonefrite, una sincope, un’epatite, una crisi epilettica, solo per fare qualche esempio, verranno ancora ospedalizzate e curate dai medici di base con rigore e professionalità. Anche diverse patologie, attribuite al ramo chirurgico per dati statistici, come coliche renali, commozione cerebrale, coliti, coliche biliari, diverticoliti… verranno ancora ricoverate e curate in reparto. Vi sembra poco?
Con che coraggio si parla di declassamento?

Nel nostro ospedale non sono mai esistite le cure intense: qualcuno al tavolo rotondo o sulla stampa, se ne è mai lamentato o forse addirittura accorto? Questo implica che tante patologie più gravi qui da noi non possono venir curate e devono per forza essere trasferite. E questo da sempre, sia che il passo sia aperto o chiuso, sia che ci sia il sole o la tormenta, sia che l’elicottero voli o no. I medici di valle hanno sempre affrontato queste urgenze e queste incognite meteorologiche, favorendo un trasferimento in tempi brevi, e riducendo il più possibile i rischi per il paziente.
La chirurgia d’urgenza garantita fino a pochi mesi fa, non copriva o risolveva qualsiasi problema: i casi gravi, dove veramente la vita era in pericolo, dovevano comunque venir trasferiti, gli interventi maggiori o specialistici pure. Il modello dunque di chirurgia elettiva proposto in futuro, creerà certo qualche disagio in più,  ma coprirà in linea di massima la stessa casistica curata finora, non metterà maggiormente a rischio la vita della nostra gente, né tantomeno renderà meno sicuro o meno attrattivo vivere in valle.
Con che coraggio e che ignoranza si parla di declassamento?

Il pronto soccorso, garantito finora dal personale ospedaliero qualificato e soprattutto dai medici di base, continuerà a fornire gli stessi identici servizi. Soprattutto sarà ancora sostenuto e affiancato da un servizio di ambulanza certificato dal Label IAS, la più alta certificazione in Svizzera. Tra l’altro, nessuno lo ha mai ribadito, ma abbiamo la fortuna di avere il più piccolo servizio di ambulanza in Svizzera che può vantare questo tipo di certificazione.
Con che coraggio, che ignoranza e che presunzione  si parla di declassamento?

Negli anni, inoltre, i consulti specialistici presso l’Ospedale San Sisto si sono moltiplicati, evitando alla nostra gente diverse trasferte: consulti oculistici, ginecologici, reumatologici, psichiatrici, oncologici, cardiologici, otorino-laringoiatrici, pediatrici. Tutti medici specialisti ai quali sono stati offerti, con un grosso impegno di mediazione da parte del CSVP e dei medici accreditati, spazi e condizioni di lavoro praticabili.
Declassamento?

Per concludere, a quel politico che ha affermato che ormai in Valle si può solo morire, vorrei dire che personalmente mi auguro proprio di poter morire all’Ospedale San Sisto. L’umanità e l’empatia dimostrata dal personale curante nell’accompagnare a  morire persone a noi care, possono solo essere un valore aggiunto per la nostra valle,  non una “Peppa tencia” (per intenderci la carta “Scarbunin” che rimane in mano al perdente) da sventolare a titolo propagandistico.

Ecco, questa è la mia personalissima opinione. Finiamola dunque con questa caccia alle streghe: non giova a nessuno, soprattutto non alla popolazione di valle.

5 COMMENTI

  1. Cari lettori del Bernina
    non voglio per nulla azzardarmi a giudicare i contenuti espressi nelle lettere aperte e servizi pubblicati su questo e altri media locali in merito al San Sisto.
    Personalmente mi preoccupa il fatto che emerge un disagio del modus operandi della classe dirigenziale nelle nostre istituzioni pubbliche.
    Pare che oggi l’opinione e di fatto l’azione degli esperti specialisti equivalga a oro colato. La critica oggettiva espressa nel pieno rispetto non trova piú un interlocutore. Sempre piú spesso ci troviamo di fronte al fatto compiuto.

  2. Di solito, quando non ci si capisce, vuol dire che qualche cosa è andato storto nella comunicazione.

    In questa ultima decina di anni, malgrado il buon lavoro svolto, il CSVP è sempre riuscito a tracciare e comunicare in modo limpido, credibile e mettendoci la faccia con un linguaggio appropriato a tutti, di quanto ci si deve aspettare in futuro?

    La “fantasie” nascono quasi sempre dal timore che ci sia sotto dell’altro.

    È una caratteristica dell` “umano”!

  3. Tutti i mestieri sono di fondamentale importanza in una società che si è evoluta grazie alla differenziazione e alla specializzazione delle professioni. Il problema sussiste quando il meccanico parla al posto del medico e il medico al posto del meccanico, allora si che non si capisce più niente.

  4. Stimata Signora Bonetti. Non ho mai letto un articolo apparso sul Bernina con tanto interesse e velocità come il suo pubblicato questa mattina. Un fiume in piena, uno sfogo comprensibile. Sicuramente ora si sentirà meglio dopo questo “urlo primordiale” contro il populismo, la superficialità, l’ignoranza (so di non sapere), i rimbalzi tra i tavoli rotondi, le “sparate” di certi nostri politici cioè, contro tutto ciò che non fa parte della sua professione! Professione importante ne più ne meno come tutte le altre professioni alla cui base stanno l’abnegazione, la passione, le competenze. Termino con una citazione: an bun mecanic le cume an bun dutur e an bun dutur, le cume an bun mecanic!