Motta da Miralago II, le precisazioni di Arturo Plozza

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Giovedì 14 aprile, presso le palestre comunali di Brusio, si è tenuta una serata informativa pubblica nella quale il presidente della Regione Bernina Arturo Plozza ha parlato del progetto relativo al deposito regionale per gli inerti in zona Miralago II. Nei giorni seguenti abbiamo pubblicato la presa di posizione della Società Impresari Valposchiavo (SIVP); per approfondire la discussione, oggi proponiamo un intervista ad Arturo Plozza.

Perché è veramente necessaria una Motta da Miralago II così grande? Non sarebbe meglio, come sostiene la Società Impresari Valposchiavo, prevedere una discarica di 50’000 m3 a nord di Poschiavo, così da poter ridurre l’impatto ambientale e il traffico?

Nel 2019, 3 anni fa, i Comuni di Brusio e Poschiavo, la Regione Bernina e il Cantone dei Grigioni hanno firmato un accordo per pianificare una sola discarica a livello regionale. Questo in rispetto delle direttive legali, della dimensione della Regione e delle riconosciute esigenze. Il sito per il deposito definitivo di materiale pulito previsto presso la Motta di Miralago è una buona soluzione, che già a partire dal 2025 potrà entrare in funzione e garantire una corretta via di smaltimento per i prossimi 20 anni. La scelta del sito è ponderata e frutto di ricerca e valutazione di diverse altre possibilità. Un posto ideale che soddisfa tutto e tutti purtroppo non esiste, mentre è evidente e chiara la necessità di avere un centro di deposito per la Valposchiavo.

L’Ordinanza federale sulla prevenzione e lo smaltimento dei rifiuti (OPSR) all’art. 37 prescrive la grandezza minima per una discarica di tipo A+B, pari a 100’000 m3. La discarica di tipo B a stretto contatto con il centro di lavorazione inerti Motta di Miralago I ha il vantaggio di potere accogliere i fanghi di lavorazione e gli scarti non riutilizzabili in arrivo al centro, senza dover di nuovo transitare su strade pubbliche.

Di regola nuove discariche vengono definite in modo da soddisfare il fabbisogno prevedibile per i prossimi 15 – 20 anni. La Valposchiavo genera un apporto annuo di materiali inerti non riutilizzabili, da conferire in discarica, stimato in 8’000 m3. Questo porta al volume totale pianificato di 140’000 m3.

Occorre considerare che non viene occupata l’intera area. La discarica si sviluppa in fasi ben distinte, ove le fasi successive saranno liberate solo a conclusione della precedente e rinverdite gradualmente.

Secondo una stima della Società Impresari Valposchiavo, in seguito all’aumento della tassa di discarica, un privato che costruirà una casetta unifamiliare pagherà per uno scavo di circa 800 m3 CHF 20’000.00 solo di tasse di deposito, contro i CHF 4’000 del 2019. E’ una stima corretta?

La stima non è totalmente corretta e non illustra la reale situazione. Dobbiamo partire dal presupposto che nel 2019 nei Comuni di Brusio e Poschiavo al fabbisogno di discarica per materiali inerti non corrispondevano adeguati siti e di conseguenza si registravano situazioni oltre la legalità, con depositi selvaggi e non autorizzati. Nel 2019 la situazione dei depositi in Valposchiavo era dunque anomala e di conseguenza lo erano anche i prezzi.

Un deposito regolare necessita di una pianificazione adeguata a tutti livelli – cantonale, regionale e locale -, di un’infrastruttura d’accesso e di allacciamento, di una sorveglianza durante i lavori, di controlli post-operativi nonché di interventi di compensazione e sistemazione finale. Questo genera naturalmente dei costi, costi necessari che devono essere coperti dalla tassa e che non possono andare a carico dell’ente pubblico. Gli importi di tassa di discarica stimati rientrano in ogni modo nelle medie cantonali e svizzere.

La prassi insegna inoltre che una tassa di discarica troppo bassa disincentiverebbe l’attività di riciclaggio, operazione invece auspicata dall’attuale politica e strategia di economia circolare.

I maggiori beneficiari della discarica rimangono comunque i grossi committenti quali l’Ufficio Tecnico dei Grigioni, la Ferrovia Retica, Repower, ecc. È dunque corretto che questi ultimi contribuiscano in maniera proporzionale agli oneri, senza esternalizzare i costi sugli enti pubblici responsabili per la messa a disposizione della discarica.

Per quanto riguarda l’esempio citato della casa unifamiliare con uno scavo iniziale di circa 800 m3, va considerato che di regola circa 400-500 m3 vengono riutilizzati per il riempimento e la sistemazione del terreno, e quindi questo materiale non è sottoposto alla tassa di discarica.

Sempre in tema di traffico, poche settimane fa è arrivata la bocciatura della circonvallazione di Le Prese. La circolazione potrebbe effettivamente risentirne?

Innanzitutto, va precisato che la mole di traffico non viene generata da una nuova discarica, ma dall’attività edile aumentata negli ultimi anni. Semmai la nuova discarica migliorerà la situazione in termini di uso razionale e parsimonioso del territorio.

Dall’analisi fatta, il traffico legato alla discarica di materiali inerti – indipendentemente da dove sia situata la discarica – si aggira sul 5% del traffico pesante presente sulle strade della valle, che equivale al 0.3% del traffico complessivo in Valposchiavo.

Il problema del traffico è un problema reale per tutti i paesi nei quali passa la strada cantonale: Campocologno, Campascio, Brusio, Le Prese, St. Antonio, Poschiavo e San Carlo. Non è corretto affermare che la circonvallazione di Le Prese sia stata bocciata. Nei prossimi anni il Cantone dei Grigioni analizzerà la situazione del traffico a Le Prese e valuterà possibili misure per migliorare la situazione attuale. La decisione in merito verrà presa considerando anche altre situazioni valutate su tutto il territorio del Cantone dei Grigioni. Sarà un impegno comune dei prossimi anni riuscire a sensibilizzare chi prende decisioni a riguardo sulla situazione del traffico in Valposchiavo.

La Società Impresari Valposchiavo sostiene che la procedura partecipativa non è stata attuata, in quanto i gruppi di interesse non sono stati ascoltati. È corretto?

La procedura che ha portato a scegliere Motta di Miralago quale nuovo sito per la discarica regionale è stata ed è formalmente corretta e conforme alle disposizioni di legge. I comuni sono stati coinvolti fin dall’inizio. Il gruppo di esperti ha analizzato vantaggi e svantaggi dei due siti presi in considerazione, tenendo conto delle premesse morfologiche della Valposchiavo nonché dei vincoli paesaggistici e di accessibilità.

L’idea di processo partecipativo con vari portatori di interesse è di principio giusta. Occorre tuttavia soppesare quanto un’ampia partecipazione sia anche incisiva nello sviluppo concreto di un progetto e quanto contribuisca alla risoluzione del problema, senza essere controproducente, nel caso di non-convergenza di opinioni o in presenza di interessi di parte prevaricanti.

È plausibile che il progetto possa essere ridiscusso in toto?

No, non sussistono i presupposti. Le valutazioni sono state svolte in modo professionale e trasparente; la soluzione della Motta da Miralago risulta ad oggi largamente condivisa.

L’esperienza mostra purtroppo come la via per ottenere l’autorizzazione per una nuova discarica sia complessa e tortuosa. Per questo tipo di opere, pur riconoscendo l’utilità pubblica, sono da prevedere tempi procedurali sull’arco di 5-10 anni. Nel frattempo, fra soli tre anni l’attuale discarica di Pozzolascio arriverà a saturazione, col rischio di ricadere in una situazione simile a quella del 2019.

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione

1 COMMENTO

  1. Ecco le precisazioni da parte dalla Società Impresari Valposchiavo:

    Le puntualizzazioni del presidente della Regione sono giustificate. Però, come è giusto che sia “tira l’acqua” al mulino della Regione. Fermo restando che noi non abbiamo messo in dubbio l’ubicazione ma spiegato i punti dove si poteva fare meglio precisiamo quanto segue:

    Non riteniamo esatto dire che la nuova discarica non genera nuova mole di traffico. È palese che il volume di materiale a nord è maggiore di quello a sud e dunque il trasporto di questo materiale in assenza di una discarica a nord procura inutile traffico di camion verso sud attraverso i paesi. La percentuale di traffico causato dalla discarica potrà anche sembrare piccola, ma bisognerebbe prima sommarla a quella che provoca già adesso la Mota da Miralago 1 tramite il calcestruzzo, gli inerti, la sabbia, la ghiaia e i blocchi di pietra.

    Il presidente si è avventurato in calcoli tecnici sul volume di scavo. Il materiale di scavo in esubero per una casa unifamiliare può variare fortemente a seconda della grandezza e della tipologia della casa nonché la morfologia del terreno. Durante l’operazione di scavo, il materiale aumenta del 25% il proprio volume compatto e diventa volume sciolto e così viene portato in discarica. Di questo ca. 1/3 si riutilizza per il riempimento. Succede però spesso che il materiale non è adatto da mettere intorno alla costruzione e dunque lo si deve sgomberare quasi completamente. Dunque la cubatura può variare da 500 m3 fino ad arrivare anche a 1000m3.

    Nel 2019 si pagava a Pedemonte e al Castelett solamente 6.-/m3. La tassa di deposito è poi stata di molto aumentata nel 2020 con l’attuale discarica custodita, ufficiale di Pozzolascio con di 16.-/m3, tassa che copre i costi di gestione e genera pure un guadagno. Con il prezzo preannunciato per la Mota da Miralago 2 di ben 25.-/ m3 constatiamo con stupore un’ulteriore aumento di oltre il 50%. Tutti dati oggettivi.

    Alla domanda se i gruppi d’interesse siano stati ascoltati il presidente afferma che l’idea di far partecipare è di principio giusta…. bene! Fa poi un giro di parole cercando ipotetici svantaggi del processo partecipativo parlando addirittura di interessi di parte prevaricanti. Per finire però non risponde alla domanda iniziale a cui allora rispondiamo noi della Società Impresari: “Si è corretto i gruppi di interesse e dunque nemmeno la Società impresari non sono stati nè convocati nè ascoltati”. Ed è proprio questo punto a nostro modo di vedere che non può essere condiviso. Ritenere giusto e conforme alla legge il lavorare esclusivamente con un piccolo gruppo di tecnici, un pianificatore ed alcuni politici senza coinvolgere assolutamente la popolazione e nessun gruppo di interesse. Poi quando tutto è pronto, condiviso e passato anche dagli uffici di Coira svolgere una procedura pubblica, dicendo che si dà la possibilità a tutti di inoltrare osservazioni e consigli. Di come s’intenda fare uso dei consigli e delle osservazioni, lo spiega la risposta alla domanda del Bernina: “esiste ancora la possibilità di ridiscutere il progetto presentato?” il presidente ha dovuto rispondere con un laconico: ” no, non sussistono i presupposti”.