“Le malorose (Confidenze di una levatrice)”, Sara Catella

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È un monologo di dolore indignato e accorato quello che Caterina Capra, levatrice di Corzòneso, nella valle di Blenio del Canton Ticino, anno 1912, rivolge al prete don Antonio, a letto paralizzato. Lui non parla, non vede, muove talora appena gli occhi per mostrare forse d’aver capito. E allora Caterina, che viene mandata dal dottore a curare l’infermo e a fargli le iniezioni, gliele canta, le sue filippiche aspre ma anche speranzose, di donna che parla di donne. Per una volta si rovescia il ruolo consueto, giacché di solito erano i preti a predicare dal pulpito e la gente stava ad ascoltare. Adesso parla lei, e il prevosto deve ascoltare.

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