La persona (non sappiamo, almeno per lungo tempo di lettura, se sia maschio o femmina) protagonista del monologo-soliloquio del romanzo nuovo e sorprendente di Sabina Zanini non ama il mondo in cui è costretta a vivere e lavorare: la banca, i colleghi, i ritmi, le ambizioni e le furbizie, il ronzio delle accelerazioni di iperattivismo e socializzazione obbligata. Sabina Zanini, giornalista alla Radiotelvisione svizzera, esordisce nella narrativa raccontando in un flusso continuo – di fatto senza trama ma con un impressionismo di notazioni e riflessioni soggettive – una forma contemporanea di alienazione.