Giornata della memoria: BINARIO 21

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Oggi, 27 gennaio, torna la Giornata internazionale della Memoria, dedicata alle vittime dell’Olocausto.

C’è un non-luogo sotto l’imponente architettura della Stazione Centrale di Milano, invisibile all’occhio frettoloso di una città, nascosto sotto imponenti colate di cemento armato: lo chiamano Binario 21.
Ai tempi della sua costruzione era adibito al carico della posta, ma tra la fine del ‘43 e l’inizio del ‘45 venne sfruttato anche per la deportazione degli ebrei. Da quel binario fantasma, il 30 gennaio del 1944 partì un convoglio con 605 persone stipate come merce, con destinazione Auschwitz. Solo 22 sopravvissero.
Oggi quel luogo, il Binario 21, è diventato un Memoriale della Shoah, e con un’amica ho voluto andare a visitarlo.

Scese dal treno a Milano, prima di uscire dalla stazione e avvicinarci all’entrata del Memoriale, abbiamo voluto guardare che treno partisse dal vero binario 21, quello alla luce del sole: il convoglio era in partenza, destinazione Salerno, città di mare, di sole e di limoni…
So che quella che stiamo per fare non sarà una visita emotivamente neutrale, prendo coraggio e ci avviamo alla ricerca di questo non-luogo. Fuori, davanti ai pullmann navetta diretti all’aeroporto, non troviamo alcuna indicazione. Chiediamo ad un signore, dall’aspetto curato, informazioni sul punto d’entrata. Ci guarda imbarazzato, è di Milano certo, ma dice di non sapere, di non averlo mai visitato anche se effettivamente dovrebbe essere proprio lì vicino. Così ci arrangiamo e lo troviamo senza problemi.

Ecco, non è una visita, è un vero e proprio viaggio, non solo nella memoria, ma anche nei tuoi sensi. All’entrata ti accoglie un monito, una parola scolpita a grandi lettere sopra un lungo muro obliquo di cemento armato : INDIFFERENZA, quella cioè che ha permesso che tutto questo potesse accadere. Poi, superata una rampa a zig zag, ti sorprende la vastità di uno spazio buio sotterraneo, una gigantesca cripta di cemento armato capace di sostenere i binari che corrono sopra, a cielo aperto.
A intervalli più o meno regolari, tutto il tuo corpo reagisce al rumore cupo e sordo dei treni in partenza sopra la tua testa, una specie di colonna sonora che accompagna tutta la tua visita.
Fasci di luce prodotti da fari disposti lungo tutto il sotterraneo, tagliano lo spazio come ferite. Ed eccolo il binario fantasma, ecco anche i vagoni originali che hanno trasportato all’inferno quel carico umano. Vagoni pensati in origine per trasportare 8 cavalli ognuno, ma utilizzati invece per stiparvi un centinaio di persone, tutte in piedi, “pezzi” umani ammucchiati come merce. Poi i vagoni venivano piombati e posizionati su un carrello traslatore fino ad un ascensore monta-vagoni. Dal ventre nascosto della stazione questi uscivano così all’aria aperta, posizionandosi su un binario di manovra tra il binario 18 e 19. E qui, lontano da occhi indiscreti, si formavano i convogli. Dal 6 dicembre 1943 fino al 15 gennaio 1945 partirono ben 15 convogli organizzati dall’ufficio centrale per la sicurezza del Reich, carichi di ebrei destinati alle camere a gas di Auschwitz-Birkenau. Tra loro anche i 605 partiti quella domenica 30 gennaio 1944, di cui si conoscono tutti i nomi. Nomi proiettati sulla parete di fondo, bianchi a illuminare il buio. Qualche nome è rosso: sono gli unici 22 sopravvissuti a quella deportazione.
Ma prima di arrivare a quel muro di nomi, c’è ancora uno spazio da attraversare con emozioni difficili da raccontare. Una serie di “stanze delle testimonianze” immergono il visitatore dentro le storie dei sopravvissuti. Eccolo il viaggio della memoria. Tu guardi e ascolti i video proposti intanto che il rumore dei treni sopra la tua testa continua a succedere e sai che è lo stesso rumore che hanno sentito anche loro, ignari di dove stessero andando.
Dentro quella cripta buia, i tagli di luci proiettano ombre lunghe. Sono le ombre dei visitatori in movimento, si allungano sul pavimento, raggiungono le pareti, li percepisco come le anime di chi da lì è passato per andare incontro a quel destino indicibile.
L’ascensore monta-vagoni è l’unico spazio davvero illuminato e sul fondo vi si legge una scritta: VIETATO TRASPORTO PERSONE! Infatti avrebbe dovuto sollevare e trasportare solo pacchi postali, non merce umana!
E’ una visita davvero difficile da raccontare, ma quello che mi ha colpito, al di là della violenza perpetrata a chi aveva unicamente avuto la colpa di nascere, è stato il fatto che dentro quel luogo di dolore tu ti trasformi in testimone, pur non avendo vissuto quell’evento. Testimone responsabile di mandare avanti la tua testimonianza e la tua conoscenza. Perché davvero i sentimenti possono passare, ma la conoscenza rimane. E questa lascia traccia nella memoria e può fare la differenza, che è l’opposto dell’indifferenza.
Diverse scolaresche sfilavano dentro quel sotterraneo, frantumando i tagli di luce, trasformandosi in ombre: adolescenti, ma anche bambini di scuola elementare. So che saranno usciti da quella visita diversi, ormai testimoni anche loro con un compito preciso, pedine di una memoria che non deve finire mai.

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