Buttati giù da qui – la tentazione religiosa

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Luca 4,1-13
Sermone del 19 marzo 2023

I culti vengono registrati e si possono riascoltare al seguente indirizzo:

https://diretta.riformati-valposchiavo.ch

“Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dalla regione del Giordano. Poi, sempre sotto l’azione dello Spirito, andò nel deserto e rimase là quaranta giorni, mentre Satana lo assaliva con le sue tentazioni. Per tutti quei giorni non mangiò nulla e così alla fine ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: ‘Se tu sei il Figlio di Dio comanda a questa pietra di diventare pane’. Ma Gesù gli rispose: ‘No, perché nella Bibbia è scritto: Non di solo pane vive l’uomo’.

Il diavolo allora condusse Gesù sopra un monte e in un solo istante gli fece vedere i regni della terra. Gli disse: ‘Vedi, tutti questi regni, ricchi e potenti, sono miei: a me sono stati dati e io li do a chi voglio. Ebbene, se ti inginocchierai davanti a me io te li darò’. Gesù rispose di nuovo: ‘No, perché nella Bibbia è scritto: Adora il Signore, che è il tuo Dio: a lui solo rivolgi la tua preghiera!’.

Alla fine il diavolo condusse Gesù a Gerusalemme, lo mise sulla punta più alta del tempio e poi gli disse: ‘Se tu sei il Figlio di Dio buttati giù di qui.  Perché nella Bibbia è scritto: Dio comanderà ai suoi angeli di proteggerti. Essi ti sosterranno con le loro mani e così tu non inciamperai contro alcuna pietra’. Gesù gli rispose per l’ultima volta: ‘Ma la Bibbia dice anche: Non sfidare il Signore, tuo Dio’.

Il diavolo allora, avendo esaurito ogni genere di tentazione, si allontanò da Gesù, ma aspettando un altro momento propizio”. (Luca 4,1-13)

Nel deserto, il diavolo – colui che divide, che separa, che semina zizzanie – mette alla prova Gesù. Dopo la tentazione “economica”, legata al pane, la tentazione “politica”, legata al potere, è la volta della tentazione “religiosa”. Per questo terzo assalto, il diavolo cambia tattica. Gesù gli ha opposto per due volte un rifiuto basandosi sulla Bibbia. Ora anche il tentatore cita la Bibbia.

Questo ci dovrebbe mettere in guardia: anche il modo in cui noi utilizziamo la Bibbia può far parte della tentazione. Non basta conoscere la Bibbia, né utilizzarla a proposito, e nemmeno pescare il testo che di volta in volta farà al caso nostro. Più ancora, la Bibbia non deve essere utilizzata come se fosse una raccolta di ricette o di risposte da citare a memoria. Ogni volta che utilizziamo la Bibbia in questo modo non la ascoltiamo e non siamo disposti a darle ragione, al contrario, vogliamo che essa ascolti le nostre interpretazioni precostituite e fornisca la prova a sostegno della nostra ragione: fanno così i letteralisti di tutte le correnti cristiane, fanno così i difensori dell’autorità e dei dogmi che mettono a tacere i teologi non disposti a cercare nella Bibbia altro che la giustificazione dell’insegnamento del magistero.

Come leggere dunque la Bibbia evitando che essa si trasformi in un mezzo diabolico? Ricordando che nessun testo, nessun versetto, nessuna dichiarazione può essere preso per sé, sganciato dal suo contesto. Isolare una frase dal testo o dal suo contesto, significa condannare la Bibbia a essere il libro che dice tutto e il contrario di tutto, il libro che può essere interpretato come ciascuno meglio crede. Al contrario, la Bibbia ha un impianto ben preciso e uno sviluppo chiaro. Tenendo conto di ciò, la nostra interpretazione e la nostra comprensione sono posti al riparo dalla tentazione diabolica e possono avanzare su terreno solido.

In questo terzo assalto, il tentatore usa un testo biblico per spingere Gesù a compiere un gesto che lo accrediti in modo definitivo agli occhi dell’opinione pubblica, soprattutto che dimostri una volta per tutte la bontà e la potenza di Dio e la verità delle sue promesse: chiede un “miracolo-dimostrazione”, un segno inconfutabile che zittisca ogni dubbio, che metta fine a ogni possibilità di replica, a ogni discussione.

Si abbandoni finalmente il terreno della fede, della fiducia, dell’amore, e si entri nel terreno della dimostrazione miracolosa. Del resto è ciò che tutti aspettano, di essere convertiti da prove schiaccianti: un miracolo, una prova scientifica, una dimostrazione filosofica, una ricostruzione storica, un dato misurabile, quantificabile, che escluda la variante della fede.

La tentazione religiosa è questa, la tentazione di prenderci con i miracoli, con il miracoloso, con il meraviglioso.

Niente di tutto questo accade. Gesù non farà il salto dalla torre più alta del tempio. Rifiuta di compiere un miracolo per se stesso: ne farà, e molti, per altri – per aiutare malati, sofferenti, angosciati -, ma rifiuta di compiere un miracolo che serva a confermare la sua fama, il suo prestigio, che lo accrediti presso la folla e le autorità.

Più ancora, ciò che impedisce a Gesù di compiere il miracolo è la voce di Dio che lo raggiunge, la parola dell’avvertimento rivolto da secoli al popolo di Israele dal libro del Deuteronomio: “Non tentare il Signore, Dio tuo”. Non tentarmi, non provocarmi, non ricattarmi. Molto prima di mettere in bocca all’uomo la preghiera “Non ci esporre alla tentazione”, Dio supplica l’uomo :”Non mi esporre alla tentazione. Non cercare di fare di me il dio che immagini, che proietti, che desideri, che postuli. Non tentarmi”. Non fare di me il grande mago dell’universo, non spingermi a non rispettare la condizione e la libertà della mia creatura. Non tentarmi di non sottoporre sempre il mio potere al mio amore, di cedere all’immenso ricatto delle religioni, alla pressione esercitata dall’umanità intera.

Non tentarmi. Strana, sorprendente preghiera di Dio all’essere umano. Questa terza tentazione ci insegna che la religione è proprio la possibilità che abbiamo di sottoporre Dio alla tentazione di diventare un idolo, una sorta di mago. In questo episodio è condensata la definizione che la Bibbia dà della religione: essa è la possibilità spaventosa, demoniaca, diabolica che noi abbiamo di tentare Dio. C’è un unico luogo al mondo in cui questa possibilità ci verrà sottratta, in cui non sarà possibile all’uomo tentare Dio, in cui l’uomo potrà essere e rimanere uomo, senza precipitare nella disumanità, e in cui Dio potrà essere e rimanere Dio, sottraendosi alla tentazione dell’uomo, e quel luogo è la croce del Golgota. Lì Dio difende la sua libertà e la sua umanità, lì Dio rimane se stesso, nella debolezza, di fronte a tutte le nostre provocazioni. Lontano dalla croce la tentazione può sussistere, alla croce essa è vinta, Dio e l’essere umano sono liberi.

Pastore Paolo Tognina