Bernina Bike Day: il Passo del Bernina libero dal traffico motorizzato

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Pubblichiamo il testo di Monica Donati, vincitrice del concorso “Giornalisti si diventa” nella categoria 25+

Secondo un’indagine condotta da Svizzera Turismo, già nel periodo pre-pandemia un turista su cinque praticava il ciclismo durante le sue vacanze estive in Svizzera; il Covid ha indubbiamente rafforzato questa tendenza, specialmente nell’area alpina: qui si concentrano infatti i due terzi delle attività ciclistiche, anche in considerazione del fatto che la Svizzera vanta ben diciassette passi alpini che superano i duemila metri di altitudine.

Il “nostro” Bernina è uno di questi, uno straordinario patrimonio di storia e di natura che si snoda da Tirano per trentatre km circa, scoprendo un paesaggio maestoso al quale, forse, noi poschiavini e valtellinesi, “abituati alla meraviglia”, non prestiamo più attenzione, ma dinanzi alla cui bellezza un turista non può che rimanere estasiato.

A proposito di turismo (anche di prossimità), se da un lato l’attrattività della Valposchiavo è legata principalmente alla presenza di paesaggi incontaminati, ed è quindi direttamente proporzionale alla sua capacità di raccontarsi in maniera sostenibile equilibrando e compensando le opportunità di fruizione con quelle di tutela, dall’altro lato il traffico intenso che si registra – specialmente verso Livigno e nei mesi estivi – stride con il principio della sostenibilità e del turismo lento.

A mio parere, un segnale forte in difesa della montagna soffocata dal traffico e a favore di tutti coloro che vogliono godere appieno della sua bellezza potrebbe essere l’istituzione di una sorta di “Bernina Bike Day”, ovvero di una giornata parzialmente chiusa al traffico motorizzato e aperta agli appassionati delle due ruote (ma anche delle camminate o dello ski-roll). “Contrariamente a ciò che succede quando sono in macchina, dove il paesaggio si dà a vedere e non a essere, in bicicletta io ci sono seduto dentro”, così scriveva Paul Fournel. Ecco, mi piacerebbe che per un giorno un itinerario tanto bello non fosse ad uso e consumo di auto e moto, di velocità e rumore, ma semplicemente uno splendido contesto naturale in cui “sedersi” nel senso di cui detto. Senza contare che dal punto di vista comunicativo la bici, in tutte le sue declinazioni, è un’opportunità per la montagna non solo in quanto strumento sostenibile, ma anche perché contribuisce a svecchiare un turismo – quello montano, appunto – che nell’immaginario collettivo è di per sé anziano e meno cool rispetto ad altre forme turistiche.

Eventi del genere non sono nuovi né in altre regioni svizzere, né tantomeno sulle Dolomiti o in Valtellina. Qui l’iniziativa che prevede un calendario di chiusure dei passi per lasciare strada libera ai ciclisti prende il nome di “Enjoy Stelvio Valtellina” e registra di anno in anno un incremento nel numero di partecipanti che, su Stelvio, Gavia, Mortirolo e San Marco (ma non solo), si uniscono con il desiderio di godere di una giornata di sport, ciascuno nel modo preferito (non necessariamente in bicicletta) e secondo le proprie capacità.

Alcuni lettori potrebbero obiettare che il blocco della circolazione disturberebbe coloro che dalla Valposchiavo avessero l’esigenza di recarsi in Engadina, e viceversa, per i motivi più disparati. Una chiusura del passo, magari da Le Prese o da Poschiavo, anziché da Tirano, e di sole quattro o cinque ore, limiterebbe notevolmente il disagio, senza contare che poi un evento di questa portata, se ben pubblicizzato e promosso dagli operatori turistici, potrebbe avere delle ricadute positive in termini economici, anche immediate, per la ristorazione e per tutto l’indotto ad essa collegato.

Che sia, letteralmente, la strada giusta per affermare con forza la bellezza del nostro territorio? Il tema è spinoso e merita un’attenta riflessione.