Quattro giovani musicisti in concerto a Casa Console

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Venerdì sera, mescolata al pubblico in una sala stracolma, ho assistito all’intenso e bel concerto in Casa Console di quattro giovani musicisti, uno dei quali nato e cresciuto a Prada. Un violoncello accarezzato dal gesto morbido e deciso insieme di Laura Walther, un violino che nelle mani di David Hubov pareva colloquiare continuamente col violoncello, e quattro mani per un pianoforte, quelle di Camill Erdin e Adamo Costa.
In programma Schumann e Rachmaninoff.
L’architettura della mansarda di Casa Console propone solo posti limitati, con una disposizione del pubblico purtroppo non esattamente felice per tutti, soprattutto quando il pubblico è numeroso come venerdì sera. Mi son così trovata in una postazione insolita rispetto ai musicisti, in prima fila, ma perfettamente di lato ed è da qui che voglio raccontarvi il concerto.

Il piano a coda, nella sua maestosità, riempiva la scena. Dei pianisti, affiancati nella prima esibizione (Schumann, opera 66 per pianoforte a quattro mani), vedevo solo i piedi. E se, detto così, sembrerebbe una limitazione, è invece stato molto intrigante. Ho realizzato che il pedale, se si suona a quattro mani lo comanda solo uno, l’altro per forza si deve fidare, è un abbandonarsi anche al sentire del compagno di tastiera. Per il resto i piedi rimanevano ben appoggiati al suolo, solo raramente si sono sollevati a marcar la sospensione della musica. Musica che però pareva partire anche da lì per andare poi a diffondersi in tutta la sala, accarezzare l’immenso lampadario e appoggiarsi poi sul pubblico attento e rapito.
Quando nella seconda esibizione si sono aggiunti violoncello e violino, la vista è cambiata. Della violoncellista vedevo le mani prepararsi al loro lavoro. Non hanno mai tremato, si vedeva che malgrado la giovane età, la professionalità era già ben radicata.  Del violino vedevo il movimento dell’archetto riflesso nel legno lucido del pianoforte, come se questo lo avesse inghiottito e fatto suo. Era un’immagine riflessa, ma lasciava intuire la conversazione intima che stava avvenendo tra lui e il compagno di suono violoncello.
Un concerto eseguito con bravura e tanta energia. Un’energia giovane, prorompente, forse ancora un po’ acerba nella modulazione interpretativa, ma davvero godibile. Il lungo applauso, ricambiato dal sorriso ormai rilassato dei musicisti, è stato il sentito grazie del pubblico.