Il senato italiano ha approvato la riforma che cambia il sistema fiscale per i nuovi frontalieri

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Foto di M. Travaglia

Dopo quasi cinquant’anni di normative invariate, si assiste a un importante cambiamento per i lavoratori frontalieri tra Italia e Svizzera. Con l’approvazione definitiva del disegno di legge al Senato, il sistema fiscale italiano subisce una riforma che avrà un impatto significativo su coloro che stipuleranno un contratto di lavoro transfrontaliero a partire dall’entrata in vigore della nuova legge.

La normativa fiscale esistente dal 1974 rimarrà invariata per tutti coloro che hanno già svolto o stanno attualmente svolgendo lavori frontalieri nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2018 (la cosiddetta clausola di salvaguardia) e l’entrata in vigore del nuovo accordo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e le comunicazioni tra i governi interessati.

L’accordo contro le doppie imposizioni introduce un nuovo sistema di tassazione concorrente per i nuovi lavoratori frontalieri, abbandonando così il vecchio sistema di tassazione esclusiva in Svizzera. Grazie al primo accordo sindacale tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), le organizzazioni sindacali e l’Associazione dei Comuni di frontiera, sottoscritto nel dicembre 2020, noto come Memorandum d’Intesa, che è stato incluso integralmente nel disegno di legge, vengono introdotti una serie di elementi perequativi per ridurre le differenze dovute al passaggio dalla vecchia alla nuova tassazione, secondo il modello OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

Tra le nuove disposizioni vi è l’aumento del credito d’imposta (franchigia) a 10.000 euro (rispetto ai precedenti 7.500 euro), la deducibilità dei contributi obbligatori per il prepensionamento, l’esenzione fiscale per gli assegni familiari e nuove modalità di calcolo della Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego). Queste norme si applicano a tutti i lavoratori frontalieri italiani che si trovano in nove paesi confinanti o limitrofi, governati da accordi bilaterali analoghi.

Per le comunità locali italiane è stata garantita la continuità delle risorse attraverso l’istituzione di un fondo apposito con un budget di 89 milioni di euro, insieme alla creazione di un ulteriore fondo specifico per progetti infrastrutturali e socio-economici, per un totale di oltre 220 milioni di euro destinati alle zone di confine.

Nonostante i progressi nella riforma fiscale per i lavoratori frontalieri tra Italia e Svizzera, i sindacati italiani hanno espresso un forte rammarico per la mancata risoluzione definitiva della questione del telelavoro. Le organizzazioni sindacali sollecitano un immediato confronto con la Confederazione Elvetica al fine di individuare una soluzione strutturale per oltre 15.000 lavoratori frontalieri che, spinti anche dalla lunga fase pandemica, hanno modificato radicalmente il modo in cui lavorano. “La scadenza del 30 giugno si avvicina rapidamente – hanno fatto sapere in una nota stampa – e la normativa attuale non fornisce una risposta soddisfacente per il telelavoro a lungo termine”.

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione