In un lunedì assolutamente quotidiano, che ancora trascinava con sé l’eco delle ultime votazioni nazionali, Poschiavo, senza tanti clamori, ha avuto una visita lampo eccellente.
Qualcuno forse, per caso, ha incontrato per le vie del borgo una comitiva particolare:
diversi uomini, qualche donna, tutti eleganti (unica concessione alcuni zainetti, ma eleganti pure quelli). Un occhio attento avrebbe riconosciuto volti noti: l’intero Governo grigionese, il Vicepresidente di quello ticinese, e il Consigliere federale Ignazio Cassis. Insomma, davvero poco quotidiana come visita!
Ma la Svizzera è anche questo: gli spostamenti di politici in vista possono succedere senza clamore e senza codazzi più o meno rappresentativi.
Così, dopo una discussione a porte chiuse in Sala Torre tra Governo e Consigliere federale (i cui temi, l’abbiamo sentito a posteriori, erano legati al plurilinguismo alla transfrontalierità) c’è stato un breve momento informale per un aperitivo in piazza, anche questo senza tappeti rossi e senza barriere.
E lì, perfettamente fuori protocollo, ho potuto salutare un amico e ex collega, ritrovando dietro le vesti del Consigliere federale, proprio quella persona di allora: il tempo di vuotare un bicchiere, un abbraccio, uno scambio di notizie personali legate agli affetti più che alla politica.
Così ho pensato che, se la vita politica ti obbliga a decisioni a volte impopolari, a passi magari anche falsi e a metterci sempre comunque la faccia, la sfera privata del personaggio pubblico può comunque mantenere una sua coerenza, una sua autenticità, e forte di affetti sicuri, sa trasformarli in risorsa.
In quel lunedì qualsiasi, fuori protocollo, è stata una gioia ritrovare l’Ignazio di sempre dietro le vesti del Consigliere federale.
E se a qualcuno potrà sembrare strano uno spostamento in corpore per una discussione col Governo grigionese fino a Poschiavo – dove, con la nebbia, nemmeno l’elicottero Superpuma osa scavalcare le alpi- suggerisco di leggere l’evento come un gesto di rispetto e di attenzione alle periferie, una sensibilità che andrebbe accolta anche con gratitudine. Sarà oltretutto servito a sensibilizzare sulla fatica aggiunta di chi, in periferie discoste, si sforza ogni giorno di non perdere il proprio centro.
Anche di questo è fatta la Svizzera.