Dopo quattro anni, «La grande magia» del ritorno della Filodrammatica di Poschiavo

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Filodrammatica poschiavna

Dopo una pausa di quattro anni, lo scorso fine settimana la Filodrammatica poschiavina ha fatto ritorno in scena portando al pubblico «La grande magia», commedia di Eduardo De Filippo. Attraverso illusionismo e realtà, tra divertimento e amarezza, la Filodrammatica porta sul palcoscenico un viaggio emozionante fatto di inganni, desideri e di scontri con la dura verità della vita.

Tratta dall’opera di Eduardo De Filippo, e andata in scena per la prima volta a Napoli nel 1949, «La grande magia» verte sull’idea che la vita sia un gioco, e che il gioco vada sostenuto dalle illusioni; che ogni destino sia legato al filo di altri destini intessuti in un gioco senza fine. Al centro dell’opera vi è la trasformazione della verità e della menzogna nell’illusione, che diventa rifugio dalla realtà.

Tutto ha inizio con uno spettacolo di magia all’Hotel Metropol: il professor Otto Marvuglia, mago dal carisma ingannevolmente sofisticato, personaggio a metà tra l’illusionista e il filosofo, fa sparire durante una sua performance la moglie di Calogero di Spelta, uomo ispido, deluso dalla vita, ma pur profondamente geloso nei confronti della compagna, la bella Marta. I sospetti di Calogero, tuttavia, trovano conferma, poiché è proprio Marta che, desiderando incontrare segretamente il suo amante ed eludere la costante sorveglianza del marito, e in accordo con alcuni altri personaggi e complici, corrompe il mago e organizza il trucco della propria sparizione durante lo spettacolo. Cosicché, alla fine dell’esibizione, attraverso il furbo espediente del professor Marvuglia, Marta non si trova più tra i villeggianti dell’Hotel, ma in un cofanetto: «Vostra moglie è in questa scatola», spiega il mago al marito tradito. E Calogero, ostinato a non riconoscere nemmeno la minima probabilità di un adulterio, preferisce credere che Marta, la moglie, non sia fuggita con l’amante, bensì che lo attenda chiusa nella piccola scatola di legno che l’illusionista gli ha consegnato.

Da qui si apre, estendendosi per l’intero spettacolo, il viaggio della “grande magia”. Quello che inizia come uno spettacolo allegro e leggero si trasforma presto in un’esplorazione profonda dell’animo umano, dei suoi desideri nascosti e delle illusioni che lo mantengono a galla. Difatti, Calogero si ritrova sospeso tra l’illusione di una moglie fedele, custodita in una scatola magica, e la realtà amara della sua fuga con l’amante, che pur si ostina, mistificato dall’illusionista filosofeggiante e dagli altri personaggi, che prontamente lo incalzano, a non accettare come vera.

Calogero si trova quindi di fronte alla tragedia quotidiana della realtà; il tema della verità e della menzogna, tuttavia, si trasfroma in quello dell’illusione come disperato rifugio. Infatti, «fu appunto per non mettere questo disgraziato di fronte alla realtà, che feci passare il fatto per un gioco di illusione», spiega poi Otto Marvuglia.

E la situazione prenderà numerevoli svolte, inclusi l’intervento di un brigadiere per investigare il misfatto e il tentativo di vendetta di un altro pover uomo caduto negli intrighi di Marvuglia. Così si vivono varie esperienze umane, di persone che devono affrontare quotidianamente drammi e difficoltà di ogni tipo, sviluppando una vasta commedia umana in cui il mistero e l’illusione sono la metafora del mondo. E questa metafora la si coglie perfettamente, grazie all’ottima esibizione di tutta la Filodrammatica e all’abilità del loro regista, Valerio Maffioletti, che, in equilibrio tra umorismo e amarezza, trasmettono tutta la poesia e la fantasia dell’opera di De Filippo.

L’occasione di cogliere «La grande magia», nonché, finalmente, il ritorno della Filodrammatica, rimane aperta ancora per il prossimo fine settimana, con rappresentazioni sul palcoscenico del Centro Parrocchiale da venerdì 1 a domenica 3 marzo.

3 COMMENTI

  1. Ho visto solo facce gioiose venerdì sera all’uscita della rappresentazione teatrale “Il grande miracolo”, a cura della Filodrammatica Poschiavina. Un pubblico appagato, grato, sereno.

    Ogni evento culturale che la nostra piccola valle offre è importante. Teatri, concerti, recite, esposizioni e quant’altro. Importante perché è un valore aggiunto alla qualità della vita di cui comunque possiamo godere. Le celebrazioni culturali promuovono l’inclusione sociale e la coesione all’interno delle comunità. Offrono spazio di incontro e di dialogo e promuovono il senso di appartenenza. La cultura però ha un costo, anche se apparentemente non da’ un “ritorno” economico diretto. Queste considerazioni per incoraggiare chi politicamente, in futuro, avrà la facoltà di decidere su una parte degli introiti pubblici dei due comuni. Non dimentichiamo la promozione culturale e vediamo di progettare e realizzare in tempi accettabili un’ubicazione polivalente confacente!

    Anche da parte mia un plauso alla storica Filodrammatica Poschiavina, agli attori per la loro bravura e il loro coraggio, agli addetti ai lavori, all’amico regista Valerio. Una prestazione di tutto rispetto.

    Bruno Raselli, Le Prese

  2. Ho assistito alla prima – non perdetevi questo spettacolo! La commedia di Eduardo De Filippo è sì impegnativa, ma anche geniale, e il bel servizio di Nicola Balsarini spiega bene il perché. La trama è nello stesso tempo divertente e profonda. La Filo ha fatto centro, grazie all’eccellente regista Valerio Maffioletti, ma anche grazie ai bravissimi attori e alle bravissime attrici. Vedere gente di casa nostra interpretare con bravura ruoli molto particolari, è uno spasso. Sentir parlare e anche cantare in dialetto napoletano a Poschiavo non è poi cosa da tutti i giorni. Ringrazio tutti/e per questo evento che ricorderemo ancora per anni. Vorrei citare, tra tutti, una celebrità del teatro poschiavino, il coetaneo Livio Tuena, che mi ha entusiasmato: Una prestazione incredibile, una dizione perfetta, e poi dialoghi per niente facili e monologhi filosofici di una certa lunghezza – e poi si dice che con l’età ci dimentichiamo le cose…