Nel territorio della Valposchiavo il bestiame è ancora una risorsa importante per molti e per proteggerlo dai grandi predatori spesso si ricorre alla figura del cane da pastore. Il Bernina è andato a trovare Tim Marchesi, giovane di San Carlo, dove ha sede la sua azienda agricola, che dal 2013 si occupa anche di addestramento di cani di razza Pastore dei Pirenei. Tim ha recentemente ottenuto dalla Confederazione anche l’autorizzazione per incrociare gli animali e far nascere nuovi cani da protezione.
Tim mi accoglie nella sua stalla, dove, insieme alle pecore, alle capre e ad alcuni manzi, i suoi cani da allevamento crescono liberi, abituandosi già dalla tenera età ad avere a che fare con il bestiame in modo autonomo. In questo senso è molto utile il piccolo spazio sotto le mangiatoie per le pecore, in cui i cuccioli di Pastore dei Pirenei possono rifugiarsi in caso di “scaramucce” con gli ovini.
Attualmente la squadra di bianchi “cagnoloni” e “cagnolini” è composta di 3 cuccioli di pochi mesi e da 6 cani adulti, tra i quali due femmine (queste ultime, se utilizzate per il parto, nel periodo del calore solitamente non vengono inviate sui pascoli per non confondere gli altri cani con gli odori o addirittura attrarre il lupo). A un comando di Tim Marchesi, i Pastori dei Pirenei Öri, Fela, Flora, Cello, Col, Denver, Django e Diva, smettono di accalcarsi per venire a conoscermi come nuovo visitatore e obbedientemente si allontanano. Poi, sempre attenti agli input dell’allevatore, ricevono il via libera e tornano a fare conoscenza con il nuovo arrivato. Nella stalla regna la serenità, le pecore si sentono protette dai cani e non sono infastidite dalla mia presenza e i Pastori dei Pirenei, una volta assodato che non sono un pericolo per il loro gregge, riprendono le loro normali occupazioni senza quasi più badare a me.
“Il mio interesse nell’allevare questi cani, – mi spiega Marchesi mentre mi fa visitare la stalla – non è legato a nessun fine economico o di convenienza, quello che conta per me è che siano utili a proteggere il mio gregge”.
Nel Cantone dei Grigioni, come in tutta la Svizzera, i cani da protezione del bestiame devono superare degli esami di idoneità prima di poter essere impiegati sul campo. Il primo esame, diciamo il più importante, stabilisce se il cane è adatto alla protezione del bestiame, in un test con radiocollare di 24 ore dove l’animale deve in sostanza dimostrare di essere in grado di occuparsi in solitaria di almeno cinque animali da pascolo (due di essi a loro volta col radiocollare).
I successivi test che si possono effettuare sono della durata di più giorni e studiano il comportamento dei cani anche, per esempio, con un finto predatore meccanico o un essere umano mascherato da intruso, andando a stabilire man mano il livello sempre più alto di abilità del cane. Esiste poi anche un esame, per così dire estetico, dove si valutano i parametri fisici del cane (dimensioni delle varie parti del corpo, elasticità delle articolazioni, ecc.) che servono poi al delegato (guardiano dell’allevamento dei cani da Pastore dei Pirenei), per decidere gli incroci da effettuare.
Da notare, infatti, che l’attività di allevamento di cani da pastore in Svizzera è fortemente regolata dall’ufficio federale dell’ambiente, uffici specializzati AGRIDEA e l’associazione protezione delle greggi CH che, da un lato fornisce una quota mensile di fondi economici per cane destinata all’allevatore, ma poi ne regola gli accoppiamenti, destina gli animali in stalle di bestiame di sua scelta e stabilisce un prezzo massimo di vendita per ogni cane (per maggiori informazioni visita il sito protezione delle greggi.ch).
La regolamentazione, ci spiega Tim Marchesi, sta cambiando: non avendo molti Cantoni a che fare con i grandi predatori, il sostegno agli allevatori è messo a rischio. Il giovane di San Carlo è però convinto che il nostro Cantone dei Grigioni, conscio del problema, saprà intervenire e non lascerà gli allevatori in balia dei grandi predatori.