Bernina rosata, questo il nome della mela olimpica di Valtellina

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Bernina, bel nome vero? E ben conosciuto. Buona idea usarlo quindi per una nuova mela. Così almeno è parso agli assessori regionali lombardi all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi, e agli Enti locali e Montagna Massimo Sertori che hanno incontrato una quarantina di frutticoltori valtellinesi convenuti il 10 dicembre nei locali della Fondazione Fojanini a Sondrio.

«In Valtellina – ha spiegato Sertori – lagricoltura è fondamentale non solo per il prodotto che genera ma perché mantiene il territorio e il paesaggio. La frutticoltura in Valtellina è un settore strategico. Negli ultimi anni la Regione ha messo in campo interventi straordinari, finanziando con 12 milioni di euro lirrigazione di precisione, ma soprattutto, guardando alla produzione di mele, lavorando sulla qualità».

«Ecco quindi lidea di puntare su una mela particolarmente resistente alle patologie – ha aggiunto l’assessore alla Montagna – e quindi con meno necessità di trattamenti. Abbiamo investito 600.000  euro per rilevarne i diritti e fare quindi della Bernina rosata, la mela olimpica. Un prodotto cento per cento valtellinese che deve essere lanciato sfruttando la visibilità incredibile che le olimpiadi ci daranno».

«Se si riuscirà a produrre in quantità questa mela particolare del territorio valtellinese – hanno  concluso gli assessori Beduschi e Sertori – nel 2026 avremo a disposizione uno scenario importante per promuoverla. Occorre quindi unazione di marketing strategico, che possa narrare i prodotti rispetto a un bacino potenziale sconfinato qual è quello dellevento olimpico».

Abbiamo voluto sentire all’unisono anche due frutticultori di Ponte in Valtellina, Daniele Pasini, trentatreenne presidente del Consorzio Melavì e Federico Tegiacchi, trentaquattrenne: «Qualche anno fa l’Università di Bologna e Ersaf (ente di Regione Lombardia per i servizi all’Agricoltura e alle Foreste) hanno cominciato a sperimentare  l’impianto di nuove varietà nella area tra il conoide del Tartano, nel Morbegnese, sino a Tovo nel Tiranese. La varietà scelta è per noi particolarmente interessante. In primo luogo resiste alla ticchiolatura e agli afidi: caratteristiche molto importanti per la Grande Distribuzione. perché sta a significare l’abbassamento del rischio di presenza residuale di fitofarmaci. Per noi frutticoltori significa che si dimezzano i trattamenti necessari e che vengono ridotti o annullati proprio quelli più impattanti. Tuteliamo così anche meglio la salute di noi lavoratori e diminuiamo significativamente i costi».

«Come sono le mele, quante se ne producono e che attese avete sul prezzo?».

«Le mele, tardive, hanno un bel colore ed un ottimo sapore. In totale quest’anno ne sono state raccolte 700 quintali, di cui 180 conferiti dai soci della cooperativa. Ora tutti i frutti sono nelle celle frigorifere in attesa di perfezionare i rapporti con i distributori. Proprio perché è un prodotto di qualità noi ci aspettiamo una remunerazione superiore, magari decisamente superiore, al prodotto corrente. La produzione a dire il vero è in veloce crescita, però è partita tardi e lentamente: non riusciremo quindi nel 2026 ad inondare il mercato con la nostra mela olimpica. Ma le Olimpiadi saranno un buon propellente!».

Insomma le prospettive sono allettanti. Rimane a nostro avviso il nodo del nome: Bernina rosata. Sarà tutt’altro che facile scioglierlo.

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