Mai come negli ultimi anni, la Valposchiavo è stata insignita di premi prestigiosi e importanti, l’ultimo dei quali, in ordine cronologico, è il Premio Wakker. Il prestigioso riconoscimento, assegnato dal Patrimonio Svizzero, giunge per la seconda volta nella storia a un villaggio grigionitaliano: nel 2015 l’onore era toccato al Comune di Bregaglia.
Non si tratta, come dire, di un fulmine a ciel sereno. Nel 2018, ad esempio, Poschiavo era stato tra i finalisti del riconoscimento come “più bel villaggio della Svizzera”, mentre più di recente, nel 2024, era arrivato il riconoscimento come “Regione svizzera del gusto”, senza contare i premi conferiti ai privati, come il Prix Montagne, andato nel 2024 alla New Rada.
Il Comune di Poschiavo è giustamente entusiasta e orgoglioso dei traguardi raggiunti e celebrati anche come una testimonianza della buona amministrazione e dell’avvedutezza, come dichiarato da Jochum alla RSI: “Sono particolarmente contento e fiero che il Comune di Poschiavo riceva il Premio Wakker 2025. Un premio scaturito da una valutazione a 360 gradi di quanto è stato fatto nel corso degli ultimi 20-30 anni a Poschiavo. E questo ha un valore inestimabile”.
Del resto, tra le motivazioni del premio la commissione aggiudicatrice ha citato, oltre alla tutela del patrimonio architettonico, quella del paesaggio nonché l’efficacia delle misure atte a combattere lo spopolamento.
Si tratta però di un successo corale, come sottolinea anche Jochum in una dichiarazione leggibile sul sito del Comune: “È un riconoscimento che premia il lavoro di tanti Poschiavini. Senza l’aiuto delle persone coinvolte nell’arricchimento del nostro territorio,” continua il Podestà, “non sarebbe stato possibile raggiungere questa qualità. Basti pensare al ripristino dei terrazzamenti con i muri a secco, al progetto 100% Valposchiavo, alle erbe officinali, al recupero dei nuclei, alla ristrutturazione dei maggenghi e all’offerta culturale della Valle. È giusto e doveroso ringraziare di vero cuore tutte le persone coinvolte in questi progetti. Il Comune di Poschiavo cresce e prospera grazie all’aiuto e all’impegno della nostra popolazione”.
Sarebbe allora opportuno sottolineare con forza e anche nel dettaglio il grande e significativo contributo che i privati hanno dato all’ottenimento di questo e di altri premi. In primo luogo, già nel settore della tutela del patrimonio immobiliare e ambientale: non c’è dubbio che senza una sensibilità e un’attenzione diffusa, ben precedente alle sempre più stringenti norme attuali che la legislazione va studiando, non vi sarebbero oggi i bei palazzi e i “runchett” di Poschiavo, che tanta parte hanno nella creazione del paesaggio valposchiavino. Un impegno, questo, che data ben oltre gli ultimi 20/30 anni…
In secondo luogo, uno degli altri motivi è la strategia “100 Valposchiavo Bio”. Anche in questo caso, si tratta di un successo condiviso. Le buone idee camminano sulle gambe delle persone e se oggi il 90% della superficie coltivata della Valposchiavo è certificata“Bio” lo si deve anche e soprattutto alla buona volontà e alla comprensione da parte dei contadini dell’importanza di un’agricoltura sostenibile e di qualità. In questo settore, inoltre, un ruolo importante è stato giocato anche da enti e associazioni intermedie, quali quelle di settore e il “Polo Poschiavo”, istituzione di diritto pubblico che molto si è battuta per la ricerca di strategie di sviluppo per l’intera valle.
Si parla, inoltre, del vivace tessuto locale che ha trasformato la posizione periferica in un’opportunità e anche questa capacità trasformatva è inscritta nel DNA poschiavino e, aggiungerei, brusiese. È un po’ quel “fare di necessità virtù” o quell’arte dell’arrangiarsi tipico di chi ha dovuto, volente o nolente, rimboccarsi le maniche già da subito. E magari trasformare le tragedie, come l’alluvione del 1987, in un’occasione per ripartire e ricostruire.
Ad andare in questa direzione è lo stesso premio Wakker, che specifica sul suo sito “Poschiavo non è solo un esempio di successo politico e amministrativo, ma dimostra anche come la coesione sociale e l’impegno collettivo possano trasformare un comune di montagna in un luogo attraente e prospero, dove vivere e lavorare.”
E vissero tutti felici e contenti, allora? Solo elogi pubblici e privati? Certamente si tratterebbe di una lettura riduttiva. Un riconoscimento, tanto personale quanto pubblico, è piuttosto una responsabilità, stabilire uno standard da soddisfare e portare avanti nel futuro, non un alloro e un traguardo al quale fermarsi, quanto piuttosto una tappa intermedia di un cammino.
Quando si parla dei servizi garantiti alla popolazione, è impossibile non pensare alle difficoltà, spesso superate con successo, nel garantire una continuità di assistenza sanitaria di qualità in valle. Impossibile dimenticarsi dei problemi della scuola professionale e delle tensioni che potrebbero arrivare con un calo delle nascite che non riguarda solo la Valposchiavo ma certo non la sta risparmiando.
Immagino molti artigiani, ad esempio, che nel leggere del “successo nel combattere lo spopolamento”, hanno pensato alle difficoltà crescenti nel reperire manodopera qualificata in valle e al ricorso sempre maggiore alla risorsa del frontalierato, con le opportunità e le criticità che essa offre. Una riflessione, a questo proposito, dovrebbe essere quella di condividere questo premio, almeno idealmente, anche con i non valposchiavini e non svizzeri che, come manodopera, hanno collaborato alla realizzazione se non alla pianificazione di molti dei successi economici di Poschiavo nei decenni scorsi.
Allora credo che quello che renderà speciale questo premio non sia tanto la celebrazione da parte pubblica, privata e perché no turistica (tutte legittime e quasi doverose) di ciò che fino ad ora Poschiavo ha ottenuto, quanto la capacità di trasformare questo momento in un’occasione di riflessione per vedere come consolidare quanto si ha per fare sempre meglio nel futuro. Insieme.