Fusione ospedale di Samedan, un no e un sì

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Il destino dell'ospedale di Samedan verrà deciso nelle prossime settimane. La popolazione degli undici Comuni dell'Alta Engadina si esprimerà sull'integrazione del nosocomio in quello cantonale con sede a Coira.

Le votazioni sul progetto di integrazione dell’ospedale dell’Alta Engadina in quello cantonale con sede a Coira sono iniziate. Finora due comuni su undici si sono espressi. Venerdì sera La Punt Chamues-ch ha detto di no, ieri St. Moritz ha invece approvato i piani.

Circa il 62% dei votanti di St. Moritz ha approvato alle urne il piano di fusione. La partecipazione si è attestata al 36,7%. Gli elettori hanno anche accettato il contributo annuale di 1,6 milioni di franchi per gli anni 2026-2030 alla Fondazione Sanità Alta Engadina (FSAE) per coprire le spese amministrative e infrastrutturali. Inoltre è stata accolta la proroga del contratto di prestazione per quanto riguarda la Spitex fino alla fine del 2027.

È andata dunque in modo diverso rispetto a La Punt Chamues-ch, dove l’assemblea comunale ha bocciato l’unione per 45 voti a 36. Giovedì, pure la popolazione di Samedan, in un’assemblea consultiva, si è espressa in modo negativo. Il voto finale in questo caso cadrà il 18 maggio alle urne.

In vista della tornata di votazioni, la FSAE aveva sottolineato che era necessaria l’approvazione di tutti gli undici comuni dell’Alta Engadina per continuare con la proposta d’integrazione dei due nosocomi.

Un’analisi al termine di tutte le votazioni

“Se un comune dice di no, non si interrompe il progetto. Dobbiamo dare una possibilità a tutti di esprimersi sull’integrazione, così procediamo in modo democratico”, ha però sottolineato Christian Brantschen, presidente del Consiglio di fondazione, interpellato oggi dall’agenzia Keystone-ATS. Solo al termine delle votazioni sarà possibile farsi un’immagine completa della situazione. “Poi decideremo come proseguire”, ha continuato Brantschen. Si dovrà quindi aspettare la fine di maggio con il voto dell’assemblea comunale di Zuoz.

In un comunicato odierno i vertici dell’ospedale dell’Alta Engadina sottolineano nuovamente i vantaggi di un’integrazione, che permetterebbe un approvvigionamento di qualità ed economicamente sostenibile anche in futuro.

Una via favorita anche dal Dipartimento cantonale di giustizia, sicurezza e sanità. “A causa del basso numero di casi e della mancanza di possibilità di cooperazione, il mantenimento del servizio con la gamma attuale di servizi non è conveniente, sia in termini economici che di qualità delle prestazioni mediche”, viene citato nella nota. A Samedan vengono eseguiti 2800 trattamenti stazionari all’anno.

Dato che i contratti fra i comuni e la FSAE scadono al termine di quest’anno è necessario trovare una soluzione. L’accordo con l’ospedale cantonale durerebbe per sei anni.