Lo scorso inverno tra i più miti e asciutti di sempre

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L’inverno appena trascorso è stato, a livello svizzero, tra i meno abbondanti di neve in assoluto. Lo comunica l’Istituto federale per lo studio della neve e della valanghe di Davos in una nota apparsa ad inizio maggio sul proprio sito, in cui vien definito l’ultimo inverno particolarmente caldo e con poca neve.

Anche se già a metà novembre tutto lasciava presagire ad una stagione coi fiocchi, in virtù delle abbondanti nevicate verificatesi in montagna, il susseguente favonio ha rapidamente fatto sciogliere la coltre bianca, lasciando poi spazio al più asciutto e scarsamente innevato mese di dicembre dall’inizio delle misurazioni, avvenute 70 anni fa. Fenomeno meteorologico che, per il secondo anno consecutivo, ha fatto da preludio ad un Natale verde.

La neve ha fatto nuovamente capolino solo a gennaio, ma in quantitativi nettamente inferiori rispetto l’anno precedente. Nella zona dell’Altipiano, il gennaio più freddo degli ultimi trent’anni, ha fatto in modo che la coltre bianca, anche se poco spessa, rimanesse più a lungo al suolo anche in pianura.

Nonostante le precipitazioni nevose di gennaio, si legge ancora nel comunicato, quello del 2016/17 è stato l’inverno tra i più poveri di neve in assoluto, con conseguenze non indifferenti per molte stazioni sciistiche. Alcune fra quest’ultime, infatti, non hanno neppure potuto aprire i battenti, mentre altre hanno ridotto il periodo d’esercizio causa la brevità della copertura nevosa. Le abbondanti nevicate d’inizio marzo non hanno potuto risollevare le sorti di attività già compromesse dalle scarse precipitazioni, anche perché seguite da giornate molto calde che hanno provocato il veloce scioglimento della neve.

Nevicata d’inizio marzo

Anche la Valposchiavo non è stata risparmiata dal fenomeno. La neve non è quasi mai scesa fino sul fondovalle e il clima arido, accompagnato da giornate miti e ventose, ha contrassegnato buona parte della stagione, eccezion fatta per gennaio, unico mese con temperature consoni al periodo.

Come spesso accade in stagioni anomale, l’inverno è però ricomparso con un inatteso colpo di coda a primavera inoltrata, imbiancando abbondantemente le montagne fino a quote relativamente basse. Le persistenti temperature fredde, che hanno caratterizzato quest’ultimo scorcio di bella stagione, hanno dispensato danni non indifferenti alle coltivazioni già in fiore.

L’inverno scarso di precipitazioni ha influito anche sulla caduta di valanghe, il cui il livello di pericolo inferiore (livello 1), è stato divulgato con una cadenza quasi doppia rispetto agli altri anni. In virtù di questa particolare circostanza anche gli incidenti da valanga sono fortunatamente stati molto contenuti, registrando fino in aprile una frequenza inferiore del 65% rispetto la media degli ultimi vent’anni.


Piero Pola