Uncool – Artisti in residenza: Saris

0
77

L’Associazione Culturale la ciaf invita il pubblico alla performance musicale il giorno 17 agosto presso il Bar Caffè Pedenosso nel Comune di Valdidentro (SO) alle ore 21:00 e il giorno 19 agosto presso Casa Hasler a Poschiavo alle ore 17.00. Entrata libera.

I Saris, questo il nome del duo composto dalla fagottista Sara Schoenbeck e dal batterista Harris Eisenstadt, si sono esibiti in vari festival e concerti negli Stati Uniti, in Canada e in Europa già dal 2000. Hanno trascorso gli anni formativi a Los Angeles e poi per tanto tempo hanno fatto parte della comunità di musica creativa di Brooklyn. Successivamente Schoenbeck e Eisenstadt hanno unito le loro inclinazioni musicali per creare un nuovo duo, che occupa un mondo sonico diverso da qualsiasi altro. I Saris suonano composizioni e improvvisazioni da loro create e brani di alcuni dei loro compositori preferiti.

Che cosa significa musica per te?

Harris: Musica significa vita e lavoro per me.

Sara: Ho pensato a questa domanda nel corso degli anni, poiché la musica significa tante cose diverse a seconda di come mi avvicino ad essa. Per me la musica è la mia occupazione, il mio amore, la mia spina nel fianco, la mia gioia, il mio interesse, il mio lavoro, la mia ispirazione, la mia causa di grande sicurezza e insicurezza.

foto – Evan Eisenstadt

Che cosa è la musica?

Harris: La musica sono frequenze udibili e non udibili che suonano nel tempo.

Sara: La musica è uno strumento incredibile di guarigione e un grande agente di motivazione dell’emozione. È sentito nella parte “animale” del cervello (il lobo temporale, non nel lobo frontale). Collega i pensieri e le emozioni al movimento istintivo e all’impulso, in modo molto simile a quello che fa la danza. Può ispirare ricordi che si potrebbe pensare inaccessibili. A seconda del tipo di musica si può essere ispirati da diverse teorie e pensieri intricati. Per me, per lo più, è un modo per esprimere le emozioni che si trovano dentro di me che ritengo difficile esprimere con le parole. È un modo per condividere una parte interiore di me che normalmente è di difficile accesso.

Cosa ti ha fatto diventare un musicista?

Harris: Mi resi conto a circa diciannove anni che amavo fare musica da solo e con gli altri, studiare la musica ed eseguirla. Mi resi conto che sarei diventato un musicista e sarei stato un musicista per il resto della mia vita.

Sara: Da giovane dicevo che la musica era l’unica cosa che non mi annoiava. Per certi aspetti questo è vero. Ma mi esprimevo così più che altro per essere sardonica e negativa nei confronti di me stessa, dimostrando che persona poco motivata ero. In realtà provo un vero divertimento nel suonare uno strumento a fiato. Amo la sua fisicità, la sua totalità. Suonare uno strumento a fiato mi fa utilizzare ogni parte di me stessa: il mio cervello, le emozioni, il fiato, le braccia, il tronco, il viso, tutto di me insomma. È difficile non amare qualcosa che sia così totalmente coinvolgente.

foto – WIlliam Semeraro

La musica ha cambiato la tua vita al meglio?

Harris: Assolutamente!

Sara: Negli Stati Uniti si potrebbe dire che essere un musicista è una scelta di carriera ridicola, un commento triste per la società di oggi. Ma devo dire di sì, la musica ha reso la mia vita ricca, impegnativa e interessante. Il mio lavoro può significare molte cose diverse: dal sedersi ferma e concentrarsi per lungo tempo, allungando il mio livello di abilità oltre le mie aspettative, insegnando e guidando altri musicisti, incontrando e suonando con esseri umani fantastici in molti luoghi diversi e in più usando pazienza con me stessa. La musica crea disciplina in una persona, insegna a un corpo a lavorare con gli altri, a essere un individuo e a imparare a fondersi. Suonare richiede coraggio ma anche quando tutto va bene mi sembra come se fosse la cosa più naturale che un corpo potrebbe fare.

Per scaricare la locandina clicca qui.


Testo: Harris Eisenstadt e Sara Schoenbeck


Uncool