Immigrazione, anche nel 2017 la situazione permane calda

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Nell’estate del 2016 la Valposchiavo si vede d’improvviso confrontata con il fenomeno dell’immigrazione. Il mese di giugno, 14 profughi, fra cui donne e bambini, vengono fermati in una sola notte lungo la strada cantonale tra Brusio e Campocologno. La sorveglianza al valico di Piattamala viene rafforzata dopo le avvisaglie di un possibile spostamento delle rotte verso le frontiere del sud dei Grigioni. Nonostante la previsione il fenomeno rimane fortunatamente entro i limiti, anche se, verso fine settembre, esso pare effettivamente incrementarsi.

Retrospettiva 2016

L’estate 2016 non è stata calda solo dal punto di vista meteorologico, ma anche sul fronte della migrazione. Per la prima volta dai tempi della seconda guerra mondiale la Valposchiavo ha dovuto fare i conti con importanti flussi migratori al valico doganale di Campocologno, che hanno costretto le autorità a rafforzare la sorveglianza della frontiera a sud della Valposchiavo. Lo stesso Consigliere federale Ueli Maurer, in un’intervista rilasciata lo scorso giungo alla SRF, aveva avvertito che, tra le vie privilegiate per raggiungere o attraversare la Svizzera da parte di immigrati, ci sarebbe stato anche il passaggio attraverso le frontiere del Sud dei Grigioni.

Mentre i valichi doganali del Canton Ticino si trovavano già da tempo sotto pressione per il costante aumento del flusso migratorio proveniente dalla vicina Italia, la Valposchiavo ha avuto un primo vero e proprio raffronto con la problematica la notte fra l’11 e il 12 giugno 2016, durante la quale, 13 cittadini eritrei e un togolese, fra cui anche donne e bambini, erano stati fermati dalla Guardie di confine mentre procedevano a piedi lungo la strada cantonale. L’episodio ha anche rappresentato il picco più alto di tutta l’estate che, dopo aver fatto registrare solo sporadici arrivi durante i mesi di luglio e agosto, ha di nuovo visto aumentare i flussi verso fine settembre.

Secondo quanto riportato lo scorso 27 dicembre dal portale online RSI News, durante il periodo che ha preceduto le feste natalizie, gli arrivi di migranti alla frontiera sud del Canton Ticino si aggiravano ancora attorno ai 700 – 800 a settimana. Nello stesso articolo il Comandante delle Guardie di confine della Regione IV, Mauro Antonini, affermava che ci si stava preparando anche ad un eventuale aumento di entrate.

Come sia evoluta nel frattempo la situazione presso il valico doganale di Campocologno lo abbiamo chiesto al Capo del servizio informazioni del Comando Regione guardie di Confine III, Martin Tschirren, il quale ci ha confermato che, gli ultimi mesi, sono trascorsi in modo tutto sommato tranquilli, con un flusso d’entrate pari ad una decina di migranti a settimana. Durante il mese di dicembre gli spostamenti sono stati praticamente nulli.

Il quasi rientro nella norma – contestualizza Tschirren – è in buona parte da attribuire anche all’ottima collaborazione con le autorità di frontiera italiane, che si colloca all’interno di strategie comuni avallate a livello istituzionale fra regioni confinanti. In pratica – continua il portavoce delle Guardie di confine – le forze dell’ordine italiane riescono a fermare gli immigrati già al loro arrivo presso la stazione delle Ferrovie Statali a Tirano”. E, proprio a fronte di questo dato di fatto, durante gli ultimi tempi si è assistito ad un lieve allentamento del presidio doganale, ora non più operativo sull’arco delle 24h.

Quali siano le prospettive per quanto riguarda il 2017, per Tschirren è prematuro attendersi un miglioramento generale della situazione. “Finché in Libia non sarà instaurato un Governo definitivo – queste le sue parole – le partenze verso l’Europa non si arresteranno, mantenendo di conseguenza una situazione calda sul fronte migratorio anche ai nostri confini”.

Come tiene ancora a ribadire in conclusione il Capo del servizio informazioni, il grado di preparazione del Corpo Guardie di confine, per affrontare situazioni difficili, è comunque sempre molto alto: “Siamo pronti ad affrontare ogni tipo di emergenza sia a livello di personale che di infrastrutture. Qualsiasi saranno le necessità non ci faremo cogliere impreparati.”


Piero Pola