Si tratta di un evento eccezionale per la Valposchiavo
In Valposchiavo non c’è mai stata una tradizione di liutai, ossia di artigiani che costruiscono strumenti musicali in legno. Nonostante la distanza dai grandi centri urbani famosi per la liuteria, Francesco Cortesi ha deciso di aprire il proprio atelier a Cologna. Gli abbiamo chiesto le motivazioni.
Il ventiseienne artigiano, figlio di Ercole Cortesi e Nadia Colombo, ha da un anno rinnovato la stanza dove aveva l’ufficio l’ingegnere forestale Alfonso Colombo, ovvero suo nonno, tramutandola in un piccolo atelier con utensili e macchinari adatti a costruire o restaurare strumenti in legno come violini, violoncelli, viole e anche chitarre. Ora, nella sua bottega situata a Cologna, frazione di Poschiavo, mette in pratica gli insegnamenti appresi nella scuola di liuteria “Bottega di Parma”, diretta dal suo maestro, il noto – per gli esperti del settore – Desiderio Quercetani.
Le strade per diventare liutaio
Il giovane, dopo la formazione professionale come falegname in Valtellina e in Ticino, è stato incuriosito dall’attività di liutaio. Di fronte a lui una scelta difficile: la prestigiosissima scuola internazionale di liuteria “Antonio Stradivari” di Cremona o la scuola parmense. Decide per la seconda in quanto ha il desiderio di imparare soprattutto sul banco di lavoro privilegiando la pratica rispetto alla teoria. Ricordiamo che la città italiana di Parma ha una notevole tradizione musicale (basti pensare che qui crebbe artisticamente Giuseppe Verdi) e anche di liuteria. Tuttora Cortesi è soddisfatto di aver frequentato dal 2011 al 2013 la “Bottega di Parma”, scuola dalla quale è uscito con il massimo dei voti dopo aver realizzato tre violini e un violoncello.

Aprire bottega in Valposchiavo: le motivazioni
È stato il suo maestro Quercetani a spingerlo a mettersi in proprio e ad aprire bottega; però, sotto consiglio del mastro, lontano da Parma o da Cremona. Dopo un’attenta valutazione, Francesco Cortesi decide di stabilire la sua attività in Valposchiavo. È indotto verso questa scelta dalla vicinanza dei parenti, da una certa tranquillità che ritrova in una valle alpina e dallo stretto contatto con la natura. Appena è affaticato dal lavoro, infatti, si prende del tempo per passeggiare nel bosco, respirare un po’ di aria fresca e farsi ispirare dall’ambiente.
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Gestire l’attività in una valle alpina
Da quest’estate Francesco Cortesi ha aperto ufficialmente la sua attività. Egli non recupera la materia prima qui in valle, ma la acquista da un grande magazzino di Milano o da un’azienda specializzata del Trentino Alto Adige. Infatti, mi spiega che non serve tagliare un legno d’abete rosso o d’acero qualsiasi, ma bisogna procurarsi assi di legno idonee alla costruzione degli strumenti e verificate da esperti del settore. Anche il mercato dove intende muoversi Cortesi non è locale, bensì mondiale. In questo senso, pur stabilendo l’attività in valle, è agevolato dall’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione e dal mercato sempre più globalizzato. Dalla sua, poi, ha il prestigio di una formazione nella liuteria italiana, riconosciuta e apprezzata ovunque. Ora gli occorre creare una rete di musicisti che possano provare i suoi strumenti e così, di essi, valutare la qualità del suono e la maneggevolezza nell’esecuzione.
Coniugare la passione per l’artigianato con quella dell’arte
Quindi, munito di bindella, sgorbie e scalpelli, pialle realizzate con le sue mani, misuratori di precisione, morsetti, e altro ancora, il liutaio della Valposchiavo sta costruendo in autonomia i suoi strumenti: 250 ore circa per produrre un violino, circa 400 per portare a termine un violoncello. Ma cos’è che spinge Francesco Cortesi ad intraprendere quest’attività. Glielo abbiamo chiesto: “A svolgere il mestiere di falegname, al momento, guadagnerei di più; quindi non lo faccio solamente per soldi ma credo per la soddisfazione di produrre strumenti che siano apprezzati dai musicisti. Poi con questo lavoro abbino la manualità che non mi manca con la passione per la musica, il mio artigianato con l’arte, cercando di arrivare a un risultato che riesca a coniugare l’aspetto tecnico dello strumento con l’aspetto artistico dell’esecuzione musicale. Infine sono contento di quello che faccio, perché gestisco il mio lavoro in autonomia e posso farlo con relativa tranquillità rispetto ad altri lavori in cui conta molto la velocità di realizzazione. A pensarci, in questo mestiere non è cambiato molto dai lavori di una volta: è un lavoro dedito alla lentezza, di manualità, di raffinata precisione e di cura dei minimi particolari.”