Progetti per valorizzare il mondo dei muri a secco
La Regione Valposchiavo sta puntando alla valorizzazione dei muri a secco nel nostro paesaggio. Opportunità lavorative, certificazione federale di costruttore di muri a secco, prospettive future per i corsisti, progetti che si intendono realizzare e anche l’attesa dei finanziamenti, sono solo alcuni dei punti analizzati in questo ricco articolo de IL BERNINA.
Da lunedì 29 settembre al 7 ottobre 2014 si è tenuto in Valposchiavo (e in parte in Valtellina) un corso pratico e teorico sulla realizzazione e conservazione dei muri a secco, un elemento paesaggistico costante e identificativo delle nostre valli. Il corso fa parte di un progetto Interreg italo-svizzero chiamato “C.P.RE: La Conservazione Programmata nello spazio comune Retico”, sostenuto da diversi enti fra i quali spicca per l’ambito svizzero la Regione Valposchiavo quale capofila e il Polo Poschiavo.
Muro a secco: la vera ricchezza è saperlo fare
Quello dei muri a secco è un tema di particolare importanza in materia di conservazione del paesaggio: è un bene culturale visibile ma anche fondato su conoscenze antiche. Quindi come ci riferisce l’architetto e coordinatore del corso Evaristo Zanolari: “La valenza del corso è quella di riuscire a salvaguardare i beni immateriali, ossia quelli legati al saper fare, in questo caso al saper fare i muri a secco. Da questo sapere legato al nostro territorio si può partire per creare nuove opportunità. Il potenziale c’è, come si vede in numerosi scorci di paesaggio delle valli retiche; occorre perciò creare di nuovo interesse verso questa tecnica di costruzione e dare le conoscenze necessarie alle persone del posto in maniera che riescano a costruire un muro a secco a regola d’arte”.

Valore e utilità dei muri a secco
Il paesaggio della Valposchiavo e della Valtellina è percorso da chilometri e chilometri di muri a secco. All’architetto del paesaggio Martina Menghini-Cortesi, che martedì 7 ottobre ha tenuto l’ultima lezione del corso sui muri a secco, abbiamo chiesto quale è l’importanza di questi muri: “Sul nostro territorio sono importanti perché rendono possibile l’utilizzo agricolo di diverse colture, ma anche per la sicurezza idrica, il sostegno di pareti rocciose e come protezione dalla caduta dei massi. Non sottovalutiamo poi l’importanza a livello turistico e naturalmente sotto l’aspetto culturale”. Da considerare c’è anche il fatto che il muro a secco – come riferisce il principale insegnante del corso Martin Lutz – “oltre a essere un aspetto caratterizzante della biodiversità di un luogo, è una costruzione muraria a lungo termine che dura una-due-tre centinaia di anni grazie alla capacità di drenare l’acqua. Oggi non si conoscono muri così longevi e strettamente legati alla natura. Se il muro a secco costruito dall’uomo crolla, le pietre cadute ritornano alla natura, tornano a fondersi con essa senza deturpare visivamente il paesaggio”.

I muri a secco rivivono se c’è un utilizzo reale
Nella mattinata del 7 ottobre è stata organizzata una passeggiata per i partecipanti del corso in mezzo ai runchet di Sotsassa, a est del Borgo di Poschiavo. Nel giro a piedi si è potuto osservare l’abbandono della zona dei runchet e si è toccato con mano i muri presenti. Ma quanto è stato recuperato in valle parlando di muri a secco? Ci risponde Martina Menghini-Cortesi: “Se da una parte sono state recuperate delle cülturi (zone coltivabili), per esempio a monte di Prada, e dei muri lungo la linea della Ferrovia Retica, si deve fare ancora molto in valle. Particolarmente, in questo periodo, ci stiamo concentrando sulla zona dei runchet di Sotsassa. Questo posto sarebbe un’eccezionale zona d’attrazione turistica, cosa che ora non è. Al momento possiamo cercare di organizzarci per attuare il recupero del luogo con delle misure relativamente poco costose ma necessarie, come il rifacimento dei sentieri e il taglio delle piante che con le loro radici stanno distruggendo i muri. Una volta che abbiamo reso la zona rivisitabile, si può pensare al suo riutilizzo”.

Come appreso dalla conferenza tenuta dall’architetto del paesaggio Martina Menghini-Cortesi, la migliore soluzione per salvaguardare i muri a secco dei terrazzamenti e non solo, è quello dell’utilizzo. Se c’è un’utilità dell’appezzamento, c’è l’interesse a ripristinare e mantenere i muri a secco. In questa ottica, in Valposchiavo, sui terrazzamenti del fondovalle, si potrebbero coltivare graminacee, erbe medicinali, piccoli frutti, noci, frutteti, anice e zafferano. Oltre alla campicoltura si può pensare anche a un utilizzo turistico, ossia creando percorsi con punti panoramici o aree di svago.

Chi ha partecipato al corso? Professioni e motivazioni
Hanno frequentato il corso 12 partecipanti, 7 svizzeri e 5 italiani, per lo più lavoratori nel settore edile, ma anche agricoltori. Ma perché hanno deciso di frequentare questo corso? Dalle parole dei muratori della Valposchiavo emerge che, oltre alla passione per il tema, anche l’azienda per cui lavorano, ha incitato loro a partecipare. Secondo loro, grazie alle competenze acquisite nel corso, potranno intervenire sui muri a secco nel caso la loro impresa lo richieda.
Al corso erano presenti anche tre giovani agricoltori della Valtellina. Loro vi hanno partecipato di loro spontanea volontà e non con un fine professionale specifico. “Questa formazione ci serve per avere le nozioni necessarie a costruire e recuperare i muri a secco dei terrazzamenti di nostra proprietà, con spese minime e resa massima”, ci dicono. E poi, parlandoci assieme, si capisce che in loro rimane forte il ricordo della viticoltura eroica degli avi di cui i muri a secco sono un testimone storico-paesaggistico da non abbandonare. Tuttavia, l’impressione è che per i corsisti valtellinesi, nonostante le centinaia di chilometri di muri a secco sulla sponda retica, non c’è la percezione di possibilità professionali redditizie e continuative in questo ambito.
Tra i partecipanti vi era anche una guida turistica engadinese che desidera sistemare i muri a secco del proprio runchet a Poschiavo. Egli stesso crede poi che la formazione gli sarà utile per il suo lavoro. Infatti, mediante le informazioni ricevute al corso, sarà in grado di spiegare al turista le tecniche e le particolarità di queste costruzioni murarie fatte a mano.

Certificazione di costruttore di muri a secco: i possibili sviluppi
Il fine del corso è quindi di cercare di fornire le competenze per costruire un muro a secco e dare così delle opportunità lavorative. Il Polo Poschiavo – come ci dice il coordinatore Cassiano Luminati – sta partecipando al progetto di riconoscimento federale della professione di costruttore e manutentore di muri a secco. “Da questo progetto Interreg vorremmo far diventare Poschiavo un centro di competenza per questo tipo di formazione in lingua italiana. Ora siamo in contatto con un progetto Interreg analogo tra Svizzera e Francia e collaboriamo con l’Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale per sviluppare la certificazione di questa professione a livello svizzero. Se tutto va bene, tra un anno avremo la possibilità di proporre corsi in lingua italiana riconosciuti in tutta la Confederazione”. Se la strada verso la certificazione svizzera sembra possibile, non è così per gli italiani ai quali il certificato svizzero non varrebbe nulla. Attualmente un riconoscimento simile in Italia non esiste; “comunque, attraverso gli ottimi rapporti instaurati con la Regione Lombardia, i partner del progetto Interreg si stanno muovendo per far sì che ciò avvenga anche nel territorio italiano a noi confinante”, ci comunica Luminati.

Si attendono maggiori finanziamenti
Il ripristino dei muri a secco potrebbe diventare un elemento economico importante per la Valposchiavo secondo i progetti regionali. Per poter continuare concretamente sulla via del ripristino dei muri a secco servono però dei finanziamenti che quest’anno sono arrivati con il contagocce dalla Confederazione, come si può evincere da questo articolo. Cassiano Luminati, come presidente della Regione Valposchiavo, ci riferisce: “Sono molto fiducioso sull’arrivo di maggiori finanziamenti necessari, per lo stesso nostro motivo, anche in altre regioni. Con i nostri progetti di valorizzazione del paesaggio: dal progetto per il recupero dei muri a secco, passando per il progetto Qualità del Paesaggio fino al progetto 100% Valposchiavo, mostriamo che abbiamo una strategia chiara di quello che vogliamo sviluppare nel nostro territorio. Tutti progetti ben integrati e strutturati dal punto di vista economico che toccano diversi settori: si passa infatti dall’agricoltura al turismo, al lavoro per le aziende locali arrivando alla tutela del paesaggio”. Da ora in avanti quindi si attendono nuovi sviluppi.
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