Coronavirus: qualche cosa cambierà. E’ questo il titolo della nuova rubrica che “Il Bernina” propone in questo periodo così particolare e inedito, che mette a dura prova non solo la nostra economia, ma anche le nostre abitudini e i nostri pensieri quotidiani. Un’introspezione, una serie di articoli offerti da un gruppo di editorialisti che spazieranno dalla cultura all’economia, dalla vita sociale alla scienza, in relazione al “dopo-coronavirus”. Come ci cambierà questa epidemia?
L’entrare nell’edificio scolastico significa istituire una relazione entrare in empatia costruire accordi anche senza parola; ora le parole corrono lungo i fili del telegrafo, portano immagini di studenti a volte smarriti e più spesso spaventati. Tocca a noi docenti mettere insieme, costruire a distanza: soprattutto razionalizzare e analizzare il reale senza paura di affrontare temi importanti e dolorosi ma con rispetto e con rigore: una alla volta con l’aiuto dei veri esperti e non dei soloni delle false notizie, o dei falsi giornalisti pronti ad urlare solo le notizie per aver un collegamento in più nei radiogiornali della sera.
Noi non dobbiamo rassicurare, lenire, ma aiutare a comprendere con i nostri strumenti dell’intelletto e con le emozioni rattenute ma sincere. L’angoscia dei ragazzi ci deve spaventare, dobbiamo dare loro un’orizzonte: siamo generazioni anestetizzate dal benessere insieme ma con il ricordo di chi è venuto prima di noi.
Qualche giorno fa, era il 22 marzo, una mamie (nonna) ebrea ricercata dai tedeschi e sopravvissuta alla persecuzione nazista, ci raccontava cosa è stato per lei nascondersi rinchiusa con poco cibo, senza luce per più di un anno con i suoi nonni. Fermiamoci quindi e prendiamo le giuste proporzioni alla realtà.
Simone Evangelisti