ATE: una finestra per gli anziani

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(red) L’invito della redazione di Orizzonti a inviarci ricordi o racconti da pubblicare in questa Finestra ha avuto successo. Massimo Lardi ci ha generosamente regalato diversi contributi divertenti e curiosi, sicuramente graditi dai nostri affezionati lettori.

Turismo carcerario

Il nostro protagonista era stato fermato dalla polizia cantonale gli ultimi giorni di novembre su un monte poco lontano dal confine. Le forze dell’ordine, chiamate dai proprietari, si meravigliarono che il reo fosse rimasto lì ad aspettarli e si fosse arreso senza resistenza alcuna. La porta della baita era sfondata. La refurtiva: una giacca a vento sbrindellata e un paio di scarponi logori. Lo portarono in guardina, dove il nostro declinò le sue generalità: nome e cognome, 53 anni, della provincia di Bergamo, senza fissa dimora, 12 anni di servizio nella legione straniera francese. Imputazione: furto con scasso.

L’imputato non contestò nulla, anzi, rese edotti i tutori dell’ordine che oltre al danno per lo scasso c’era di mezzo anche la violazione di domicilio. Precedenti penali? Eccome! Tutta una serie, in Italia, Francia e Svizzera. Lo stesso giorno fu portato al carcere giudiziario del Sennhof a Coira. Considerati i capi d’accusa e i precedenti penali, al legionario fu dato un difensore d’ufficio che, studiato il caso, il giorno del processo andò alla sede del tribunale con un buon margine di tempo per incontrare il cliente in anticipo e mettere a punto la strategia di difesa. Trovò il legionario in allegra conversazione con i membri del tribunale. Si vantava che di cose penali lui se ne intendeva. Dormiva con il codice penale sotto il cuscino.

Il difensore d’ufficio considerò la stazza del cliente: statura media, robusto, rugoso, pelato, sdentato e con una baldanza da milite glorioso. Si informò sul suo stato di salute. Il cliente rispose con piglio marziale: – Il morale è buono, avvocato – e continuò, senza essere richiesto, che godeva della pensione di legionario. La spendeva con le donne e nella bella stagione se la cavava bene. Ma quando veniva l’inverno era magra. Più di una volta si era fatto arrestare nel Canton Ticino e aveva passato l’inverno nel penitenziario della Stampa a Lugano. Vitto, pulizia, ordine e disciplina buoni! Perché lui se ne intendeva di disciplina. Lui era un patito di disciplina. Anche questa volta contava di tornare alla Stampa, ma poi gli avevano detto che la Val Poschiavo non era Ticino e l’avevano portato in carcere a Coira. Anche buono! Come disciplina ancora meglio della Stampa. Pulizia anche buona, vitto pure, ma lui soffriva per la lingua. Lui parlava solo italiano e francese, tedesco no. Così non capiva cosa dicevano gli altri detenuti; se li vedeva ridere aveva sempre l’impressione che ridevano di lui. Questo era un difetto del suo carattere. Lui aveva girato il mondo, l’Italia, la Francia, la Corsica e l’Algeria, l’Indocina no, perché quando era arrivato lui, l’Indocina i francesi l’avevano già persa.

Il cliente continuò a parlare a ruota libera e il difensore non fece in tempo a concertare nulla prima che il processo cominciasse. La pubblica accusa propose tre mesi. Il difensore due. Dati i precedenti penali, di condizionale non se ne parlava affatto. I giudici, convinti di fare giustizia e considerato il desiderio di espiazione del reo confesso, lo condannarono a cinque mesi da scontare subito, evidentemente senza tener conto dei costi non indifferenti per la mano pubblica. Alla proposta del difensore di andare in appello, il condannato rispose che assolutamente non era il caso. Fu tradotto in cella di sicurezza con tanto di accompagnamento al carcere di Coira.

Dopo poche settimane, il legionario fece chiamare il difensore e lo pregò di farlo trasferire al carcere della Stampa per i motivi già espressi. Non parlò male del Sennhof, anzi, disse di aver redarguito più volte i compagni di prigione che osavano lamentarsi e fare critiche, ma non poteva soffrire di non comprendere quello che dicevano gli altri.

Il trasferimento del legionario alla Stampa era una parola. Tra i Grigioni e il Ticino non esiste un concordato in merito agli istituti di pena. Tuttavia, grazie al difensore e alle sue buone relazioni con il dipartimento di giustizia del cantone insubrico, di lì a un mese il legionario fu accolto nel suo carcere preferito, naturalmente a spese del cantone retico.

– La Stampa è un carcere modello, inarrivabile. Ma ora ne conosco uno che per disciplina, ordine e pulizia è addirittura migliore – sentenziò il legionario quando si accomiatò dal suo difensore per riprendere il suo turismo carcerario.


Massimo Lardi