Anni ’50 e ’60, se un operaio italiano stagionale in Svizzera voleva portare con sé e con la moglie (posto che anche lei avesse un contratto) i propri bimbi, doveva nasconderli. Era proibito portare appresso bambini: se fossero stati scoperti, tutta la famiglia veniva espulsa. E così, pur di avere con sé un proprio figlio, molte coppie di lavoratori stagionali in Svizzera lo nascondevano in appartamento, lo facevano sparire in qualche ripostiglio o armadio quando c’erano controlli, lo facevano vivere come un piccolo recluso. Al di là della giusta deprecazione per questa crudeltà di legge, lo scrittore Vincenzo Todisco racconta la storia personalissima e singolare di un bambino nascosto per anni negli angoli del suo appartamento e negli anfratti del palazzo dove vive con i suoi genitori.
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