Sempre più frequentemente sentiamo parlare di analisi o test del microbioma ma di cosa si tratta realmente? E perché è opportuno farla? Lo abbiamo chiesto al Dott. Colombo, Health Coach a Lugano e Pontresina, esperto in nutrizione preventiva.
“Il microbioma intestinale è rappresentato da una popolazione batterica, di circa 500 specie, che vive in perfetta eubiosi all’interno del nostro intestino fino quando elementi esterni, patologie o cattive abitudini non vanno ad alterare questo perfetto equilibrio”.
Cosa succede se viene meno questo equilibrio? E cosa può destabilizzarlo?
“Durante le giornate, il nostro corpo subisce continue aggressioni esterne che, alla lunga, possono danneggiare il nostro intestino portando ad uno stato di disbiosi intestinale. Basti pensare al cibo spazzatura, ai fast food o all’utilizzo di alcolici e superalcolici o ancora a determinate tipologie di farmaci, stress o patologie degenerative: tutte cose che mettono a dura prova il nostro organismo e la nostra flora batterica. Quando si viene a creare una condizione disbiotica, possiamo andare incontro a problemi digestivi, allergie, intolleranze alimentari, disturbi della pelle, malattie autoimmuni e persino depressione”.
Ma in presenza di questi sintomi cosa bisogna fare?
“La prima cosa è effettuare le classiche analisi mediche: ad esempio un controllo dei valori nel sangue, un’ecografia addominale o una colonscopia; se non c’è nulla di anomalo, è opportuno indagare sulla salute intestinale con un’analisi del microbioma intestinale per poi migliorare l’alimentazione e supplementare i giusti probiotici e prebiotici”.
Spesso capita che le persone siano un po’ timorose verso le analisi mediche, anche per paura di sentire del dolore: come funziona questa analisi?
“L’analisi del microbioma è un esame totalmente indolore e privo di controindicazioni: si fa con un campione di feci, pertanto è adatto a tutti, anche ai più piccoli. Tramite questa analisi è possibile avere anche informazioni sulla diversità batterica, sulla presenza di eventuali funghi, parassiti o batteri patogeni oltre che sullo stato di infiammazione e sul grado di permeabilità intestinale. L’analisi, inoltre, permette di rilevare anche parametri individuali che possono provocare infiammazione a livello intestinale, malassorbimento e l’eventuale presenza di intolleranza all’istamina”.
Prima ha menzionato addirittura la possibilità di sviluppare disturbi dell’umore: ma come possono essere correlati all’intestino essendo due cose ben distinte?
“La ricerca scientifica ha permesso di affermare, con certezza, l’implicazione del microbioma intestinale nei disturbi dell’umore; non a caso si sente parlare della presenza di un “secondo cervello” nel nostro intestino. Quando l’intestino funziona male, può influenzare la psiche e, di conseguenza, il nostro umore”.
Insomma, ci sembra di capire che sia un’analisi di vitale importanza visto i tempi che corrono…
“Assolutamente sì, tra l’altro una delle funzioni principali dell’intestino è quella di modulare la risposta immunitaria: nuovissimi studi suggeriscono che una condizione di disbiosi potrebbe aumentare le probabilità di contrarre infezione da Coronavirus per l’esistenza di una connessione bidirezionale tra microbioma polmonare e microbioma intestinale nell’asse intestino-polmoni”.
E dopo aver ottenuto i propri risultati del microbioma cosa si puó fare?
“Una volta ricevuto l’esito dell’esame, vado a spiegare nel dettaglio i risultati e propongo al paziente cosa migliorare nella dieta e nello stile di vita. Se necessario, inoltre, consiglio anche un’adeguata supplementazione specifica di probiotici e prebiotici in modo da ripristinare una corretta eubiosi intestinale: per questo posso contare anche sulla Drogheria-Farmacia Bernina di Poschiavo che riesce sempre a procurare, ai miei clienti, i migliori prodotti sul mercato”.
Dottore, sarebbe disponibile a dare, privatamente, maggiori informazioni ai nostri lettori?
“Certamente, per qualsiasi domanda o richiesta di informazioni, possono scrivermi in privato, telefonare in Studio o prenotare una prima visita, sono a completa disposizione”.
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Gentile dottore,
siamo alle solite. Quello che lei indica come documento di “alto livello” non è nemmeno una ricerca indipendente, ma solo un cosiddetto “position paper”. Lei saprà benissimo che ce ne sono a bizzeffe e che dicono tutto e il contrario di tutto. Crederci è più questione di fede che di razionalità. Se va bene, funziona l’effetto placebo.
Il documento generico in tedesco che lei mette in link parla, tanto per fare un esempio, di vitamina C. In qualità di medico, lei dovrebbe sapere benissimo che la prevenzione di Covid-19 con la vitamina C (ma anche del raffreddore o dell’influenza), di cui si è molto parlato, altro non è che una grande bufala, ormai ampiamente acclarata a livello internazionale. La stessa cosa dicasi della vitamina D. Mi fermo qui.
Stavamo confrontandoci sul microbioma, mi pare. Tuttavia, mi va benissimo spostare l’attenzione sulla dieta e gli alimenti in generale, come lei sta facendo. Siccome vedo che predilige le indicazioni generiche (non quelle scientifiche specialistiche) che può assimilare anche il lettore non esperto, mi permetto allora di allegare siti di tale fatta che parlano del suo tema. Ne ho scelti solo alcuni per la serietà, la semplicità e la chiarezza con cui difendono il consumatore al quale viene fin troppo spesso gettato fumo negli occhi.
Sono in tedesco, visto che anche il suo è in tedesco. Lo stesso potrei fare con documentazione in italiano, inglese o francese.
Ecco qua:
https://www.ndr.de/ratgeber/gesundheit/Unserioese-Werbung-fuer-angebliche-Mittel-gegen-Covid-19,corona5184.html
https://www.verbraucherzentrale.de/wissen/lebensmittel/auswaehlen-zubereiten-aufbewahren/coronavirus-was-koennen-nahrungsergaenzungsmittel-45640
https://www.ernaehrungs-umschau.de/news/26-03-2020-nahrungsergaenzungsmittel-schuetzen-nicht-vor-infektion/
https://www.netdoktor.at/coronavirus/vitamin-d-mangel-covid-19-9258824
https://www.rnd.de/gesundheit/warum-vitamin-d-praparate-nicht-vor-corona-schutzen-YCD37RK6GRHEJJGD27AJR2PKZY.html
Credo che basti.
Ancora cordiali saluti.
Roberto Weitnauer
Buonasera Dottor Colombo.
Ringrazio lei per la risposta e ringrazio ilbernina che offre lo spazio per questo scambio. Comprendo pienamente la difesa, ma mi corre l’obbligo di replicare, dato che molti aspetti non sono stati chiariti.
È vero, dottor Colombo, lei non ha esplicitamente scritto che esiste una dieta o un integratore (probiotici o altro) nella prevenzione di Covid-19, ma l’ha lasciato intendere. In caso contrario, io penso che non avrebbe nemmeno dovuto menzionare il Coronavirus, come invece ha fatto. Tra l’altro, a me sembra che lei continui a commettere lo stesso errore, offrendo un elenco di siti che lo richiamano in un modo o nell’altro; siti che lei collega alla sua inserzione a proposito di una consulenza dietologica.
Vede, se lei avesse scritto un articolo sugli studi che vertono sulle relazioni tra il microbioma e la salute individuale personalmente non avrei avuto nulla da obiettare. Anzi, come ho scritto, ritengo che si tratti di un fronte di ricerche molto interessante. Tuttavia, lei ha fatto qualcosa di diverso: ha pagato per un’inserzione pubblicitaria che allude implicitamente a Sars-CoV-2, cogliendo così la palla al balzo per sfruttare il momento di passione generale e proporre la vendita di ricette per corrispettivi integratori. In tutta franchezza, io non lo ritengo corretto.
Sono proprio i link che ora lei ha indicato a continuare ad attestarlo. Ce ne sono di due tipi: quelli generici e quelli specialistici.
I link generici lasciano secondo me il tempo che trovano, dato che non offrono prove scientifiche di alcun tipo e assomigliano più a un ‘pour parler’ alla moda che a qualcosa di scientificamente consistente. In genere non fanno altro che sottolineare che una disbiosi può più facilmente portare a contrarre infezioni, Covid-19 incluso. Questa, mi consenta, è la scoperta dell’acqua calda. Per non parlare della ancora più scontata considerazione inversa secondo cui chi ha Covid-19 (o altra infezione) può andare incontro a uno squilibrio della flora intestinale.
Sembra quasi che si prendano delle ovvietà per far trapelare un risvolto nascosto. Ben altro paio di maniche sarebbe conoscere con precisione il legame specifico tra microbioma e Covid-19. In tal caso si potrebbe davvero contrastare l’aggressione di Sars-CoV-2 con prebiotici o probiotici mirati. Questa conoscenza attualmente non è disponibile e non è indicata nemmeno alla lontana da quei siti.
La pubblicazione indiana che lei definisce “stupenda” è già meglio, in quanto più specialistica. Essa parla di Sars-CoV-2 e di microbioma, comparendo su “Virus Research”. Questa rivista olandese ha un indice H pari a 114, un Impact Factor pari a 2.7 e un CiteScore di 5.3. Altri dati sulla rivista possono essere reperiti qui: https://www.scopus.com/sources.uri . Si tratta nell’insieme di valori piuttosto bassi in termini di autorevolezza e seguito in ambito scientifico. Non darei troppa importanza allo scritto, a meno di non volerla gonfiare oltre il lecito per scopi personali o di parte.
Tuttavia, sono d’accordo con lei, il lavoro è ugualmente interessante, sia per il modo in cui è affrontato l’argomento, sia perché ha un Pmid (numero PubMed IDentifier) che lo rende quantomeno meritevole di attenzione. L’ho letto ieri, proprio a seguito dalla sua inserzione. Ebbene, pur volendo dare gran credito alla pubblicazione, ci sono delle riserve non da poco che non si possono omettere in riguardo a come lei sembra volerla utilizzare nella sua pratica professionale.
Prima di tutto, non si tratta di una ricerca ad hoc, ma di una raccolta di considerazioni fatte sulla base di altre ricerche, nessuna delle quali taglia la testa al toro (quasi una specie di meta-analisi). In secondo luogo, viene chiaramente indicato che il cosiddetto “asse polmoni-intestino” è complesso e che debba ancora essere meglio indagato prima di capire i reali legami causali. In terzo luogo, si fanno solo ipotesi e in nessun caso si individuano precipui fattori correttivi del microbioma che servano per meglio resistere all’ingresso di Sars-CoV-2. In quarto luogo, le risultanze più consistenti che si hanno al riguardo dell’immunità (non del Coronavirus) sono solo indizi, non prove, e derivano da studi eseguiti su cavie. In quinto luogo, non è dato in alcun modo sapere quanto pesi l’omeostasi del microbioma sulla resistenza a Covid-19 rispetto ai tanti altri fattori organici che contraddistinguono la fisiologia di un umano.
In definitiva, allo stato attuale non esiste nella scienza alcuna indicazione seria e chiara sugli integratori da assumere per avere qualche speranza di meglio prevenire l’attacco di Sars-CoV-2. Esistono solo ipotesi (interessanti) sull’influenza esercitata dal microbioma sulla resistenza immunitaria di un soggetto. Si tratta di condizioni che variano da caso a caso e sulle quali occorre gettare ancora molta luce, prima di capire come una dieta o degli integratori possano costituire una profilassi utile nei confronti di singole malattie.
Guardi, non vorrei essere frainteso. Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di dare giudizi sulla sua competenza medica. Trovo peraltro corretto e molto rispettabile che lei si dedichi a un campo promettente e che per alcuni versi è all’avanguardia. Tuttavia, lo ripeto, secondo me con la sua inserzione pubblicitaria lei ha semplicemente fatto il passo un può più lungo della gamba, lasciando intendere quello che allo stato attuale non è ancora possibile lasciare intendere.
Cordiali saluti,
Roberto Weitnauer
Egregio Signor Weitnauer,
Apprezzo molto la sua replica e noto che lei è un attento lettore della letteratura medica. Mi fa molto piacere.
Lei afferma che: “In definitiva, allo stato attuale non esiste nella scienza alcuna indicazione seria e chiara sugli integratori da assumere per avere qualche speranza di meglio prevenire l’attacco di Sars-CoV-2”.
Al contrario, esiste una presa di posizione, di alcuni tra i massimi esperti svizzeri, che spiega il ruolo protettivo di una corretta alimentazione e di supplementazione mirata nei confronti del Covid-19.
Le raccomandazioni sono, soprattutto per la popolazione a rischio, di assumere alcuni micronutrienti che hanno un ruolo protettivo. Tra questi, Vitamina D, Vitamina C, Selenio, Zinco e acidi grassi Omega-3.
Il documento è stato scritto da un gruppo di esperti svizzeri di alto livello (Prof. Mette M. Berger, Prof. Heike Bischoff-Ferrari, Prof. Michael Zimmermann, Dr. Isabelle Herter-Aeberli, Dr. Jörg Spieldenner, Prof. Manfred Eggersdorfer).
Il documento ufficiale in tedesco si trova qui: https://www.rosenfluh.ch/ernaehrungsmedizin-2020-04/ausgewogene-ernaehrung-und-gezielte-nahrungsergaenzung
Un cordiale saluto,
Mirko Colombo
Questa è con probabilità molto elevata una pubblicità ingannevole. Bisognerebbe aprire una rubrica “in difesa del consumatore”…
Ebbene, siamo qui in presenza di un classico del marketing. Internet è colma di questa roba. Il principio di vendita è questo: c’è un problema e si trova il modo per farlo rendere. Il problema diventa una soluzione. Il problema è la patologia Covid-19, ma ecco che si può provare a consigliare rimedi che non abbiano natura farmacologica: si controlla la flora intestinale con l’alimentazione e si diventa più resistenti. Facile, no?
Invece, no.
Intanto, va chiarito che – diversamente da quanto scritto – il microbioma non è affatto rappresentato dai ceppi batterici che vivono in omeostasi nel nostro intestino (quello che il testo indica come “perfetto” equilibrio, una descrizione qualitativa che si attaglia al commercio, ma non alla scienza). L’insieme dei batteri che colonizzano il nostro intestino si chiama invece “microbiota”. Una T al posto di una M.
Il microbioma (con la M) è infatti qualcosa di molto più specifico: si tratta della totalità delle proteine che i batteri in oggetto possono sintetizzare sulla base del genoma che hanno. La parola “microbioma” indica proprio la totalità dei geni che i batteri presenti possono esprimere.
Il distinguo è fondamentale.
Infatti, mentre le nostre cellule hanno tutte lo stesso DNA e quindi possono esprimere un unico pool di molecole proteiche, tutte le altre molecole che circolano nel nostro organismo derivano proprio dal microbioma, cioè dall’insieme dei genomi dei batteri. Si tratta addirittura del 99% contro l’1%. Ecco perché la distinzione tra T ed M non è solo una questione di termini.
Continuiamo a chiarire.
Esistono prove che ci sia una correlazione tra disbiosi (alterazione della flora batterica) e Covid-19? Certo, ma non meraviglia affatto. Qualunque infezione batterica, virale o fungina può condurre a una disbiosi, non solo Sars-CoV-2. Viceversa, se si è in presenza di una disbiosi è perché qualcosa non va e quindi ci si può esporre più facilmente a tutta una serie di malattie.
Attenzione, però: correlazione non significa causalità, tantomeno causalità diretta. Per la cronaca, ‘causalità’ significa legame causa-effetto.
Il legame tra microbioma e patologie organiche è molto complesso. Dire che un’alimentazione specifica o degli integratori potrebbero correggere il microbioma in modo da portarci a resistere meglio a Sars-CoV-2 non è per nulla corretto, nemmeno se si usa il condizionale. Sia chiaro: non esiste la minima prova scientifica di questo. Potete cercare quanto volete nelle pubblicazioni serie. Su questi “consigli per gli acquisti” c’è solo la propaganda sul web dei venditori di integratori e dei medici collegati.
Gli studi sul microbioma sono molto importanti, non c’è dubbio. Sono effettivamente una frontiera promettente. Ma da qui a proclamare risultati eclatanti in termini di terapie ce ne corre. Figuriamoci se si tratta del virus Sars-CoV-2.
Vorrei dare un consiglio. Esiste un blog che si chiama “The Tree of Life”, curato dal microbiologo Jonathan A. Eisen che studia le esagerazioni propagandistiche attinenti al microbioma. Se masticate un po’ d’inglese potete essere aggiornati sulla serie di bufale e di prodotti-specchietto che costantemente vengono propinate sul tema.
https://phylogenomics.blogspot.com/p/blog-page.html
Egregio Signor Weitnauer, la ringrazio molto per il suo commento.
Mi permetta cortesemente di farle osservare che nell’intervista rilasciata:
Non ho consigliato alcuna “soluzione al Covid”.
Non ho affermato che “un’alimentazione specifica o degli integratori potrebbero correggere il microbioma in modo da resistere meglio a Sars-CoV2”.
Non ho “proclamato risultati eclatanti in termini di terapie”.
Questo lo ha scritto lei. La prego cortesemente di rileggere l’intervista e di non manipolarne le frasi.
L’intervista verteva sull’utilità dell’analisi del microbioma in caso di disturbi non risolti (come gonfiore, intolleranze alimentari, allergie, etc.) e per il potenziamento del sistema immunitario. L’importanza di analizzare il microbioma ed ottimizzarlo (a scopo preventivo per diversi disturbi) è ben documentata in letteratura.
Nell’intervista ho accennato all’esistenza di una connessione bidirezionale tra microbioma polmonare e microbioma intestinale nell’asse intestino-polmoni. Il lettore puó approfondire qui: https://microbioma.it/immunologia/microbiota-e-covid-19-review-italiana-su-asse-intestino-polmoni/
Per quanto riguarda l’importanza di una strategia alimentare e di supplementazione di probiotici per il potenziamento del sistema immunitario, esiste una stupenda review pubblicata sul Virus Research (Rivista internazionale di virologia molecolare e cellulare) intitolato “Gut microbiota and Covid-19- possible link and implications”. L’articolo intero si puó leggere qui: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7217790/
Anche se nell’intervista non abbiamo parlato di terapia con probiotici per il Covid, desidero informarla che gli studi clinici sono tuttora in corso. Chi si interessa di questa tematica puó leggere questi articoli:
https://microbioma.it/aziende/covid-19-risultati-preliminari-promettenti-su-mix-di-probiotici-che-riduce-la-progressione-di-malattia/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32813065/
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fmed.2020.00389/full
https://microbioma.it/editoriale/esiste-un-legame-tra-il-microbiota-intestinale-e-il-covid-19/
Concludo dandole pienamente ragione quando afferma che microbioma e microbiota non siano sinonimi. Ma qui non ci stiamo rivolgendo ad un pubblico di medici o specialisti.
La ringrazio per avermi dato l’occasione di informare meglio i lettori sulla tematica.
Un cordiale saluto,
Mirko Colombo