M13: intervista alla produttrice del film girato in Valposchiavo

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Per quanto si abbia l’idea migliore del mondo e le più grandi capacità tecniche, non è possibile realizzare un film senza un produttore che crei un progetto, trovi le risorse, aiuti a mettere insieme un film, si occupi di molti aspetti organizzativi e, dopo la realizzazione, ne organizzi la distribuzione e altro ancora.

Per tutto questo il film M13 ha potuto contare su Vittoria Fiumi, produttrice originaria di Bologna che attualmente risiede in Bregaglia. Sono riuscito a intervistarla nelle pause delle riprese del film, se pure con qualche difficoltà, perché come a tutti i produttori attenti (e disponibili) a Vittoria piace avere sempre l’intera situazione sotto controllo, scena per scena…

Vittoria, che ne pensi dell’ambiente della Valposchiavo come ambiente per lavorare a un film, dal tuo punto di vista di produttrice? Come vi siete trovati?
Fondamentalmente la Valposchiavo ha una grande potenzialità, che è in parte stata anche sfruttata e al tempo stesso creata dallo sviluppo turistico e da progetti come “100% Valposchiavo”.  Noi in parte abbiamo anche beneficiato delle strutture esistenti, per esempio nel catering e nella scelta dei ristoranti, dove non solo ci siamo trovati benissimo ma c’era anche già un circuito attivo che abbiamo sfruttato. È stata incredibile sia la recezione delle persone che la loro disponibilità. Ci siamo trovati benissimo anche con gli enti e le istituzioni, con il Comune e la Polizia per avere i permessi anche legate al periodo Covid. Ho trovato davvero una collaborazione da parte di tutte le istituzioni, da parte della scuola, anche oggi siamo qui a girare in una scuola e la direttrice è qui con noi. Anche le persone hanno sempre avuto una grande disponibilità. Io credo in parte per indole in parte perché è stato fatto un lavoro in precedenza con il turismo che noi abbiamo sfruttato. In questo senso ci troviamo a dire che dovrebbe esserci una “Poschiawood”, perché c’è già una rete che in qualche modo si potrebbe sfruttare anche per il cinema e questo avrebbe anche un indotto per chi lavora già sul territorio. Il Cantone vorrebbe costruirla una “film commission”, e se questo progetto si farà davvero la Valposchiavo potrebbe avere moltissimo da offrire. Da tempo se ne parla ma ancora l’obiettivo non è ancora stato concretizzato e mi auguro che la Valposchiavo giochi un ruolo determinante.

Visto che tu vivi anche in Bregaglia, che è un’altra valle del Grgionitaliano… Conoscevi già la Valposchiavo o ti sei avvicinata ora a questo territorio?
Non la conoscevo per nulla, cioè sapevo della sua esistenza ma era una realtà che non conoscevo, perciò diciamo che è stato il progetto di Alessandro a portarmi qui e mi sono trovata molto bene.

Una coincidenza felice?
Sì, è stata una coincidenza. Tra l’altro non ho ancora girato un film il Val Bregaglia ma lof arò il prossimo anno. Ho diversi progetti pianificati che vedranno la luce. Ecco lì poi mi confronterò anche con la diversità dei due territori.

Il periodo è particolare… Il Covid vi ha influenzato?
Abbiamo dovuto adottare le disposizioni della Confederazione, quindi abbiamo dovuto indossare le mascherine, stare a distanza, areare i locali se filmavamo in interni essere in un numero limitato e mettere in pratica tutte le disposizioni igieniche possibili. Per quanto riguarda il documentario le disposizioni sono molto meno rigide rispetto ai film di fiction o alle serie televisive. Per esempio, noi abbiamo fatto un tampone all’inizio delle riprese (che tra l’altro non era obbligatorio ma consigliato) e poi di fatto non avendo avuto sintomi e limitando estremamente i contatti e adottando misure di grande prudenza anche con le persone che venivano a filmare. Ci sono state due o tre scene in cui avevamo più di dieci persone in cui abbiamo fatto dei turni brevi, come anche oggi a scuola. Anche in esterna siamo stati molto molto attenti. A parte una scena prevista all’interno delle scuole, che non abbiamo potuto fare causa Covid, credo che non ci siano altre scene che abbiamo dovuto cancellare. A volte abbiamo dovuto modificarle e adattarle.

Pensi che potresti tornare quindi a lavorare in Valposchiavo per progetti futuri?
Sì, certo! Mi piacerebbe molto tornare, ho anche delle idee, perché mi sono venute stando con le persone e parlando con loro. È chiaro che produrre un film, così come scriverlo, ha bisogno di tante energie, tanto lavoro, a volte anche un po’ di fortuna… Penso che con questo progetto davvero siamo stati molto fortunati, abbiamo avuto subito i sostegni di cui avevamo bisogno, dal Cantone, dalla RTR, dalla RSI e chiudere un film in due anni, così come abbiamo fatto noi, o in due anni e mezzo alla fine, è rarissimo.


Maurizio Zucchi

Maurizio Zucchi
Collaboratore esterno