Durante la recente assemblea degli Artigiani e Commercianti a Poschiavo, una presentazione ha posto più di altre l’accento su un problema importante al quale non solo il mondo dell’artigianato e commercio ma l’intera Valposchiavo e non solo guardano con un po’ di apprensione: quello demografico.
Francesco Vassella, presente all’assemblea nella doppia veste di professionista consulente e di Segretario della Regione Bernina, ha esposto il quadro ad oggi e i suoi riflessi anche sulla vita professionale, soprattutto nell’ambito dell’apprendistato.
Un po’ a tutti i livelli, in Svizzera il tema dello spopolamento di diverse regioni si è imposto come qualcosa di estremamente concreto. Ne parlano le fondazioni culturali, gli enti pubblici, i governi cantonali e persino i partiti. Secondo la maggior parte delle analisi, infatti, in pochi decenni potremmo assistere a un radicale mutamento in Svizzera. Da un lato, infatti, vi sarebbe una crescita della popolazione, dall’altro questa avverrebbe soprattutto nei cantoni più urbanizzati, mentre in quelli rurali sarebbe stabile o addirittura negativa. In particolare, uno dei cantoni che paiono destinati a perdere più abitanti è quello dei Grigioni, dove per di più si registrerà un aumento della popolazione di Coira a scapito delle regioni periferiche.
“La Regione Bernina – ha affermato Vassella – ha perso in 25 anni circa il 10% degli abitanti. Si tratta di una percentuale importante”. Non solo cala il numero degli abitanti, ma si pongono anche importani e preoccupanti questioni economiche. La prima è quella dei cosiddetti Baby-boomer. Si tratta delle persone che attualmente hanno tra i 46 e i 64 anni, figli delle annate più numerose. Questa componente importante della forza lavoro nei prossimi anni andrà in pensione e ci si deve domandare chi la sostituirà.
Le annate, più di frequente, sono di circa 40 nuovi nati l’anno e per di più i ragazzi si fermano meno attualmente. Se un tempo (ancora meno di dieci anni fa) in ogni annata su 50 ragazzi 30 restavano in valle, oggi ne restano (su una base leggermente inferiore) solo 13 o 14, un numero assolutamente insufficiente per garantire il ricambio generazionale della forza lavoro.
Nel frattempo, il numero di frontalieri ha stabilmente (da un anno circa) superato in Valposchiavo le 1000 unità.
Se guardiamo ai posti di apprendistato, notiamo che negli ultimi anni c’è stato un leggero aumento, accompagnato alla variazione di tipologia. Per esempio, oggi ne abbiamo tre in ufficio, una cosa un tempo inimmaginabile. Si fa però a volte fatica a trovare gli apprendisti per riempire questi posti.
Tra i ragazzi e tra le loro famiglie c’è un po’ il mito della formazione in lingua tedesca, come se chi si formasse in Valposchiavo o in lingua italiana non avesse possibilità ad accedere a una buona carriera.
“Ci sono varie cose che vanno fatte – ha precisato Vassella – da un lato imparare a comunicare la propria azienda ai ragazzi di oggi, la cosiddetta Generazione Z. Dall’altro dobbiamo imparare a gestire meglio i contatti che abbiamo con loro e i loro genitori durante lo stage e magari utilizzare i ragazzi per coinvolgerne altri”.
Anche le collaborazioni (tra aziende locali, attraverso le associazioni o addirittura con aziende a Nord della Alpi) sono importanti per trovare apprendisti prima e personale poi. Quello della mancanza di personale è un tema che continuerà ad ampliarsi nei prossimi anni. Il tema coinvolge per esempio la stessa istruzione: chi fa il decimo anno con più probabilità va fuori valle, per esempio.
Si deve, infine, essere rapidi. Nel Cantone dei Grigioni per il momento i contratti vengono firmati in genere “solo” 12 mesi prima, ma altrove siamo già a 18 e precedere gli altri può essere necessario.
Una domanda dal pubblico ha chiesto se una soluzione non potrebbe essere (anche) quella di reclutare gli apprendisti fuori dalla Valposchiavo, per esempio nella vicina Valtellina. A questo proposito Vassella si è detto possibilista, con un approccio che implicherà sia la presenza dei ragazzi locali che provenienti dall’estero.
Sarebbe importante anche presentare ai lavoratori che vengo da fuori un quadro più completo delle opportunità, così da renderli in futuro non solo frontalieri ma anche abitanti della Valposchiavo e membri attivi della comunità, combattendo in tal modo anche il problema dello spopolamento con l’insediamento di nuova popolazione attiva.
Maurizio Zucchi
Che abbiamo un problema con lo sviluppo demografico è palese. Che facciamo troppo poco per affrontare la situazione e combattere il fenomeno mi sembra pure di poterlo affermare. La mozione del PLD in Giunta a Poschiavo del dicembre 2020 incarica il Consiglio Comunale di agire sul tema specialmente dei giovani che lasciano la Valle e non ritornano quando si liberano anche importanti posti di lavoro che vengono poi occupati da frontalieri. Al momento mi è parso di capire che si è dato un’incarico alla Regione Bernina di studiare la situazione…… ma purtroppo la rapidità, menzionata da Francesco, che serve per i contratti di tirocinio servirebbe anche per questo problema. E’ troppo importante per essere preso alla leggera. A più di 6 mesi dalla mozione PLD non si hanno ancora informazioni.
Come avevo scritto in un’articolo dell’ ottobre scorso numerosi posti interessanti in Valle negli ultimi anni non sono più stati occupati da valposchiavini ( pensiamo soltanto ai posti di veterinario, al dentista, architetti, anestesisti, infermiere e numerosi posti in Repower).
Spero vivamente che si riesca a far partire un’organizzazione che si occupi del problema, che se non verrà arginato ci porterà numerosi grattacapi nel futuro in termini di : gettito fiscale, pianificazione del territorio ( che dipende tanto dalla demografia), vita sociale e delle varie società, organizzazione e finanziamento delle scuole ecc ecc.