#bibliocoltura: Accabadora di Michela Murgia

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Descrizione: Accabadora è un vento intermittente, che quando tempestoso porta l’odore di volti bruciati dalla verità mentre nei momenti di calma lascia assaporare passaggi che della bellezza ne sono il sussurro: quel respiro intenso della vita che se posto troppo vicino a una fiammella è in grado di farne tremolare l’esistenza, e a volte persino di spegnerla.

Ambiente: Questo libro necessita di forme concave; a volte come una ciotola in grado di contenere ciliegie rubate, altre come un’abbraccio di madri sterili, altre ancora come piatti fondi apparecchiati per gli spiriti dei parenti oppure come spazi fra i sassi in cui nascondere fatture o, infine, come contenitori da cui può fuoriuscire un filo di fumo acre da trattenere nei polmoni fino a raggiungere l’eternità.

Germoglio: “Fillus de anima. È così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell’anima di Bonaria Urrai. Quando la vecchia si era fermata sotto la pianta del limone a parlare con sua madre Anna Teresa Listru, Maria aveva sei anni ed era l’errore dopo tre cose giuste. Le sue sorelle erano già signorine e lei giocava da sola per terra a fare una torta di fango impastata di formiche vive, con la cura di una piccola donna. Muovevano le zampe rossastre nell’impasto, morendo lente sotto i decori di fiori di campo e lo zucchero di sabbia. Nel sole violento di luglio il dolce le cresceva in mano, bello come lo sono a volte le cose cattive. Quando la bambina sollevò la testa dal fango, vide accento a sé Tzia Bonaria Urrai in controluce che le sorrideva con le mani appoggiate al ventre magro, sazia di qualcosa che le aveva appena dato Anna Teresa Listru. Cosa fosse con esattezza, Maria lo capì solo tempo dopo”.

Scheda tecnica: Accabadora di Michela Murgia, Einaudi Editore, narrativa, ISBN 978-8806221898.