Uncool – Artisti in residenza: Christof Zurbuchen

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SOLOS
CHRISTOF ZURBUCHEN, Bb-clarinetto, improvvisazione, Lucerna
 https://www.youtube.com/watch?v=6lUT4UQlqRQ

Concentrarsi su un momento. Aprire un nuovo universo.
Perdersi in modo inebriante e scoprire. Nuotare nell’impeto del suono.
Un approccio semplice e arcaico alla musica, mi sembra.
Se uso amplificatori ed effetti a pedale dipende sempre dallo spazio in cui sto suonando. Come suona, di cosa ha bisogno, come posso dargli forma?
Non vengo da nessuna tradizione musicale, classica o altro.
Non ho una scuola che mi ha insegnato come qualcosa dovrebbe essere.
Tutto ciò che mi tocca, mi commuove, può interessarmi.

La mia cultura è quella in cui vivo e io sono il suo creatore.

La musica afroamericana mi ha afferrato da bambino e non mi ha più lasciato andare. Crescendo con le sottoculture, blues, jazz, rock, funk, rap era la mia ‘musica popolare’, per così dire.
Non nel frastuono della grande città. Nel villaggio e nella piccola città.

La mia cultura è quella in cui vivo e io sono il suo creatore.
In vista delle Alpi.

Non con il voodoo, ma con la magia del rumore (ad esempio Carnevale). Opposti e simili. Gris Gris a New Orleans, Yleggi nella Svizzera centrale.
Anche se il mio orecchio musicale è formato da un’altra cultura, sono ancora seduto qui e in questo paesaggio. Questo mi ha sempre influenzato, interessato e ispirato. E questo è ciò che traduco nel mio linguaggio musicale.
L’energia del rock, l’espressione del jazz, il calore del funk.

La mia cultura è quella in cui vivo e io sono il suo creatore.
In vista delle Alpi.
La mia cultura è la differenza, la diversità e anche l’uguaglianza.

Quando lavoro con la danza, la pittura, la performance, la poesia o diversi musicisti, si tratta sempre della stessa cosa:
genuinità, originalità, intensità, urgenza, il proprio punto di vista.
Questo è anche il caso delle attuali SOLI.

> La magia del processo creativo non è magia; inizia dove sei – non fermarti! >
The magic of the creative process isn’t magic; start where you are, don’t stop
(Seth Godin, parafrasato da C. Zurbuchen)

Testo: Christof Zurbuchen