Covid19: com’è la situazione e che inverno sarà per noi?

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Che inverno sarà? Tutti noi in fondo ce lo domandiamo, con un po’ di speranza e con qualche timore. Ma non stiamo parlando del meteo, di quanta neve verrà sulle montagne o di qualche evento particolare. Ancora una volta stiamo parlando del Covid19, il tema che, nel bene o nel male, sta condizionando fortemente la nostra vita degli ultimi due anni.

I dati epidemiologici, a livello cantonale, svizzero ed europeo, non lasciano purtroppo presagire molto di buono. Non ci sono mai stati, nel Cantone dei Grigioni, tanti casi attivi di Coronavirus quanti quelli attuali: si parla di più di 1400 persone, numero che è esponenzialmente cresciuto nelle ultime settimane. Per il momento, i casi sono molto inferiori nelle regioni Bernina e Maloja, tra le più colpite, insieme alla Moesa, nelle prime ondate pandemiche. La causa della salita dei casi, secondo gli osservatori, sembra essere il basso numero di vaccinati, appena attorno al 70%, quando si ritiene che per una efficace immunità si debba arrivare attorno al 90%.

Non tutto è ovviamente negativo. Per esempio, se si confrontano i dati delle ospedalizzazioni e delle terapie intensive, nonostante un aumento dei contagi sono per il momento ancora contenuti. Vero è che normalmente l’aumento dei casi più gravi segue di qualche settimana quello dei semplici contagi.

Se ci si guarda attorno, analizzando cosa avviene oltre i confini del Cantone e della Svizzera, si osserva che ovunque si ha un massiccio aumento dei casi, più contenuto nei paesi che hanno un elevato numero di vaccinati (come l’Italia e la Spagna) e più massiccio in quelli dove la campagna vaccinale ha lasciato a desiderare (paesi del centro/est Europa).

Le misure intraprese sembrano diverse rispetto alle ondate precedenti. Ovunque si osserva una tendenza al maggior utilizzo degli strumenti del pass vaccinale e dei confinamenti per i non vaccinati. Lo stesso pass, sempre più richiesto a livello continentale, sta vedendo degli inasprimenti: in diversi paesi non viene più rilasciato a colo che presentano un tampone antigenico negativo, ma soltanto ai vaccinati. Ai confini dello stesso Cantone, nella vicina Austria, si è addirittura giunti a imporre la vaccinazione obbligatoria a partire dal febbraio 2022, oltre a misure di confinamento generalizzate, più dure per i non vaccinati.

Fonte: it Dipartimento di giustizia, sicurezza e sanità

In Svizzera, il popolo sarà a breve chiamato ad esprimersi sulla liceità della modifica alla legge Covid, ma viene da pensare che, al di là dell’esito della consultazione, le misure intraprese dipenderanno in gran parte dall’evoluzione dei contagi.
Al momento, gli strumenti disponibili restano la mascherina, il distanziamento, la limitazione dei contatti, il vaccino e le prime cure elaborate dall’industria farmaceutica.

La situazione, inevitabilmente, influenza in modo massiccio anche il turismo.
L’Engadina, al momento, non ha molti contagiati, ma che cosa accadrà con l’apertura della stagione turistica? Potrà accadere che l’arrivo dei turisti porterà a un peggioramento della situazione? Molti si chiedono se i provvedimenti presi nei confronti delle stazioni sciistiche saranno sufficienti a garantire una certa protezione. E in Valposchiavo? Poschiavo e Brusio non sono certo una zona di turismo di massa; tuttavia, la stagione invernale possiede una propria importanza, con un notevole indotto economico. Senza contare che la valle è legata a doppio filo all’Engadina ed è un’importante zona di passaggio.

Con un minimo di “ottimismo della ragione” viene da dire che, probabilmente, non ci troveremo di fronte a un altro periodo festivo con i ristoranti e i locali pubblici chiusi, come era capitato nel 2020. Viene da pensare che, per tornare a un Natale e a un inverno davvero “normali”, si dovrà attendere il 2022. Nel frattempo, un minimo di accortezza e di vigilanza e il rispetto delle regole potrebbero regalarci una stagione invernale per lo meno migliore di quella passata.

Maurizio Zucchi
Collaboratore esterno