La mia libertà

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1974

Con il nuovo anno riproponiamo, su iniziativa del presidente de “Il Bernina” Bruno Raselli, una serie di editoriali scritti da persone vicine al nostro giornale. Il tema trattato riguarda la Libertà, declinato in diversi ambiti della nostra vita.
Questo fondamentale stato di autonomia esistenziale, in questi ultimi due anni, è stato messo alla prova. In che modo? Come è cambiata la nostra vita a livello personale e famigliare, ma anche sociale? 

«La libertà è la libertà di chi pensa diversamente», disse una volta una rivoluzionaria tedesca. Quella rivoluzionaria pagò purtroppo con la vita il fatto di pensare diversamente da chi voleva fare della Germania di allora uno stato autoritario.

Le nostre democrazie occidentali si sono lasciate alle spalle la cruda violenza come strumento della politica, per fortuna. Poter pensare diversamente è diventata una cosa scontata; partecipare alle decisioni a livello politico dando il proprio apporto con cognizione di causa un po’ meno. Cosa è quindi la (mia) libertà?

La mia libertà è leggere ogni mattina un giornale di Zurigo, arrabbiarmi per gli articoli del caporedattore perché è su posizioni diametralmente opposte alle mie, e domandarmi se alla fine dell’anno devo rinnovare l’abbonamento (cosa che però puntualmente faccio ormai da una vita).

La mia libertà è seguire le trasmissioni della RSI che viene generosamente finanziata dalle altre regioni linguistiche svizzere e infastidirmi se alcuni giornalisti ogni tanto parlano di “Paese” intendendo il Ticino e non la Svizzera nella sua interezza.

La mia libertà è leggere ogni giorno ilbernina.ch e (ri-)scoprire che in periferia legittimamente le cose si vedono da un altro punto di vista. E che anche la periferia ha diritto ad avere la sua voce e di farla sentire, soprattutto se questa voce parla una lingua che nel Cantone è minoranza.

La mia libertà è poter uscire dalla mia “bolla informativa”, in altre parole non dover sentire solo l’eco di chi la pensa come me. Sembrerebbe una cosa scontata, ma non lo è affatto. Il nostro panorama mediatico è in gravi difficoltà; pubblicità e abbonamenti non sono più sufficienti per finanziare un’informazione di qualità, specialmente quella a livello regionale.

Il prossimo 13 febbraio si voterà una prima volta sul futuro dei media, nello specifico per un pacchetto di aiuti di 120 milioni di franchi; a medio termine si voterà una seconda volta sulla SSR, dato che è già in preparazione un’iniziativa che vorrebbe dimezzare il canone. La votazione del 13 febbraio è importate per la nostra minoranza linguistica per due motivi. Il pacchetto presentato dal Consiglio federale è generoso con le regioni linguistiche più svantaggiate. Il secondo motivo è che un atto parlamentare depositato in Gran Consiglio in favore dei media cantonali attende ormai da quasi quattro anni una risposta dal Governo. Un’accettazione del pacchetto costringerebbe l’Esecutivo a dare seguito all’atto parlamentare (il relativo studio è nel cassetto dell’amministrazione cantonale ormai da molto tempo) e a finanziare finalmente l’informazione in italiano come succede con quella romancia.

Poter pensare diversamente non è sufficiente; per un sano confronto democratico un’informazione di qualità, anche a livello regionale, è imprescindibile. Questa è la (mia) libertà; sosteniamo quindi i nostri media!

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