La lievità intessuta di finezza e intelligenza, sul registro leggero ma mai banale, richiede sempre, per essere letteratura, la qualità. Eccola, la qualità, nell’ultimo romanzo (“Il club delle vacche grasse”) di Alexander McCall Smith, scrittore raffinato, colto, divertente. Se molti pensosi narratori italiani tentati dall’estetismo stilistico sapessero scrivere con la lievità, appunto, di Mc Call Smith, ne guadagneremmo tutti in piacere di lettura. Sul principio mi sostiene una bella frase del grande regista Ermanno Olmi: “Non vorrei che la forma prevalesse sulla sostanza, come accade in molte attività umane. Per esempio negli scrittori che fanno letteratura invece che narrare, ahimè!”. McCall Smith narra alla grande e non fa letteratura accademica pur essendo profondamente colto.