Sabato scorso, 18 agosto, si è svolta presso la galleria Pgi l’inaugurazione della prima esposizione personale di Roberto Weitnauer. La terza mostra di quest’anno per la Pgi porta il titolo di “Tessiture prebiotiche – la materia acquisisce consapevolezza”.
L’inaugurazione comincia con una breve biografia di Roberto. Nato a Napoli nel 1957, cresce a Milano e frequenta la scuola svizzera, conseguendo nel 1984 la laurea in Ingegneria presso il politecnico di Milano. L’artista, da sempre affezionato per ragioni familiari, decide di prendere residenza nel borgo di Poschiavo. Alcuni suoi disegni sono ispirati agli approfondimenti derivati dai suoi studi interdisciplinari in ambito scientifico, soprattutto nei rami della termodinamica e della biologia.
Seguono, da parte del collaboratore della Pgi Valposchiavo Giovanni Ruatti, alcune domande. Da dove nascono le tue opere? Roberto spiega che sono spesso frutto di intricate conversazioni telefoniche, le quali giustificano gli altrettanto intricati disegni esposti, spesso e volentieri composti da righe, colori, ghirigori e forme che procedono sul foglio in maniera casuale, secondo l’intuito del momento. Le opere sono realizzate con oggetti molto precisi, come la tecnica della china, biro fine, pennarelli e matite dure; la caratteristica di alcuni disegni è che sono realizzati su vecchi fogli di uffico, ingialliti ai bordi, sui quali la penna, a detta dell’artista, scorre molto piacevolmente.
Galleria fotografica di Bruno Raselli
Quali pensieri stanno dietro al disegno vero e proprio? Il difficile concetto si rapporta al titolo della mostra, “tessiture prebiotiche”, ovvero la ricerca della forma che sta tra la materia grezza e inanimata e tra qualcosa di biologico, di strutturato e quindi di qualcosa che si potrebbe replicare. I disegni, spiega Roberto, stanno proprio nel mezzo, frutto dell’istinto dell’artista, che arrivano quindi a sfiorare anche temi filosofici e bioetici, che potrebbero interessare questioni come: “da che punto in poi inizia la vita?”.
Dopo una riassuntiva spiegazione sulle strutture dissipative contenute in alcune grafiche, torniamo a parlare di temi più semplici, lasciandoci raccontare il percorso artistico, la scelta della grandezza delle opere, della simmetria dei quadri e della scelta dei colori usati.
Prima del momento conviviale, dedicato all’osservazione delle opere, alle domande libere da porre all’artista e da un delizioso rinfresco, scopriamo un’ultima curiosa particolarità della mostra: le opere sono prive di un titolo e lasciano quindi agli osservatori una libera e variegata interpretazione.
Infine, dopo risate, libere interpretazioni, ghirigori e pizzette, gli osservatori pian piano si dissolvono tornando alle loro case, sicuramente ammaliati e incuriositi dalla particolare e intricata mostra a cui hanno assistito.
Testo di Angelica Costa, video di Bruno Raselli (montaggio di Marco Travaglia)