Aspettando il 2026

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“I romanci hanno diritto ad almeno un rappresentante in Casa Grigia. È poi dovere di elementare educazione ricambiare ai romanci il voto che hanno dato al nostro candidato grigionitaliano, con altrettanto slancio e generosità”. Con queste parole, dalle colonne del quotidiano “Il Grigione Italiano” si esortavano gli elettori a recarsi alle urne per eleggere Augustin Cahannes al Governo. Era il 10 maggio 1950 e al primo scrutinio, per la prima volta nella storia del Piccolo Consiglio, era stato eletto anche un rappresentante del Grigionitaliano, Ettore Tenchio.

La richiesta della presenza in Governo di candidati provenienti dalle minoranze linguistiche del Cantone risale quindi alla metà del secolo scorso. Da allora, i romanci hanno sempre avuto uno o più rappresentanti. Dopo Tenchio, che ha fatto parte del Piccolo Consiglio dal 1951 al 1959, altri due Grigionitaliani hanno occupato uno scranno nella Camera Grigia: Bernardo Lardi, dal 1979 al 1986, e Claudio Lardi, dal 1999 al 2010. Nei 72 anni trascorsi dal primo appello, il Grigionitaliano è stato quindi rappresentato in Governo solo per 28 anni.

Va letto anche in questo contesto storico l’incarico del Gran Consigliere Della Vedova, presentato al Governo a metà febbraio di quest’anno. La richiesta era di ancorare nella Costituzione la presenza delle minoranze nell’Esecutivo. Questa richiesta non aveva un significato particolare per la popolazione di lingua romancia, di fatto rappresentata stabilmente dal 1950 e ultimamente addirittura maggioritaria, ma lo è invece per il Grigionitaliano.

La risposta del Governo sottolinea che la situazione del Cantone dei Grigioni non è paragonabile a quella di altri cantoni svizzeri plurilingue (ad esempio Berna e il Vallese) e che le statistiche secondo cui la popolazione cantonale è per il 73% di lingua tedesca, per il 14% di lingua romancia e per il 13% di lingua italiana sono discutibili: “Se si considerano le quote linguistiche statistiche nel Cantone dei Grigioni, a se­conda della prospettiva risulta un quadro diverso”. La risposta si conclude così: “In considerazione della situazione cantonale, secondo il Governo la soluzione mi­gliore è tuttora che in primo luogo i partiti e i gruppi tramite i rispettivi candidati nonché gli aventi diritto di voto tramite le loro elezioni provvedano affinché tutti i gruppi sociali siano rappresentati in tutti gli organi politici”. È quindi compito dei partiti proporre candidati che riflettano la diversità linguistica e culturale del Cantone.

È deplorevole che la risposta del Governo sia arrivata solo il 20 aprile 2022. A quel punto, i giochi all’interno dei partiti per nominare i propri candidati erano già stati fatti. Quello che è certo, è che non ci sarà una rappresentanza grigionitaliana al Governo prima del 2026. L’appello è quindi rivolto ai comitati cantonali dei partiti, che dovrebbero prendere in considerazione candidature grigionitaliane nelle loro future decisioni strategiche e portarle a buon fine, a condizione che loro stessi, i partiti, credano nel valore del trilinguismo.

(Articolo apparso in tedesco nella Suedostschweiz di lunedì 23 maggio 2022)