“Mollo tutto e vado all’estero”: Stefano Menghini a Boston per studio

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“Mollo tutto e vado all’estero!”, quante volte e da quante bocche è stata pronunciata questa frase! Però, tra sognare, fantasticare e mettere in atto le proprie idee c’è una grande differenza e spesso i sogni rimangono tali. Il Bernina ha deciso di dedicare uno spazio a quelli che, invece, con tanto coraggio e forse a volte con un pizzico di follia, hanno deciso di mollare ciò che era la loro realtà per trasferirsi in un qualche angolo del globo.

 

Stefano Menghini è fra quelli che non si sono limitati a sognare, e da Poschiavo si è trasferito a Boston, negli Stati Uniti d’America, per proseguire i suoi studi.

Dove ti trovi ora? Di che cosa ti occupi?
Al momento mi trovo a Boston e frequento la Harvard Medical School, dove svolgo la mia tesi di Master. Sono nel settore della ricerca e più precisamente mi occupo di biomedicina (l’applicazione dei principi della biologia alla pratica medica). Il mio attuale progetto riguarda le cellule staminali e lo sviluppo dello scheletro. In laboratorio stiamo investigando le malattie che colpiscono ossa e cartilagine ed in particolar modo l’origine del nanismo a livello genetico, molecolare e cellulare. Tramite cellule embrionali siamo riusciti a stabilire un protocollo per differenziarle con successo in condrociti (le cellule responsabili per la produzione di cartilagine). Questo metodo ci dà l’opportunità di studiare meglio le malattie che colpiscono la formazione dello scheletro nonché malattie e infortuni che riguardano la cartilagine e soprattutto di riuscire a trovarne delle cure efficaci.

Per quale ragione hai deciso di lasciare la Valposchiavo? Che cosa ti ha portato dove sei ora?
La mia passione per la scienza ed in special modo per la biologia e il corpo umano. Purtroppo questa è una professione che non può essere esercitata in valle in quanto richiede anche infrastrutture all’avanguardia munite di svariati macchinari molto costosi. Il mio indirizzo di studio mi ha dunque portato lontano dalla Valposchiavo, dapprima a Coira per il liceo, dopodiché, per oltre 4 anni, all’ETH di Zurigo (con una breve parentesi di 8 mesi di pratico alla Novartis) ed infine qui in America a Harvard, dove ho deciso di svolgere la parte finale del mio Master. Dopo aver trovato un progetto che mi interessava particolarmente e in seguito a delle convincenti sessioni Skype con la professoressa, ho deciso di trasferirmi qui a Boston.

Qual è la differenza più grande fra Boston e Poschiavo?
Ce ne sono moltissime ovviamente. Stiamo paragonando una valle di circa 4’500 abitanti con una città americana di oltre 700’000 abitanti (4’000’000 se si calcola tutta l’area metropolitana). La differenza nello stile di vita è enorme. Paragonato a Poschiavo, qui a Boston molte persone hanno uno stile di vita più sedentario: le persone usufruiscono di mezzi pubblici o Uber (Taxi) anche solo per poche centinaia di metri. Inoltre, la maggior parte delle persone non cucinano nemmeno più a casa propria, bensì ordinano il pasto “Take Away” oppure escono in ristoranti dove le offerte “Happy Hour” (riguardanti il cibo) sono abbastanza frequenti. Boston inoltre è una città che vive per lo sport, con squadre di altissimo livello nei campionati di basket, hockey e football americano (NBA, NHL e NFL).
Mi ha inoltre molto colpito il patriottismo della gente americana, il senso di appartenenza agli Stati Uniti che molti di loro hanno e l’importanza che Boston e gli americani in generale danno allo sport, sia a livello professionistico che a livello di College.

Cosa ti piace di più nel vivere a Boston?
Nonostante sia convinto che la qualità di vita in Svizzera sia comunque superiore, devo ammettere che qui mi trovo bene. Boston è una città viva e piena di eventi dove è difficile annoiarsi. È inoltre una città con moltissimi studenti e che vanta molte università oltre a numerosi bar, locali, ristoranti e stadi.
Il mio progetto e lo studio occupano gran parte del mio tempo e dunque apprezzo ancor di più tutti i vantaggi che queste grandi città americane offrono: dai supermercati aperti 24/24 ore alla comodità dei taxi Uber che ti portano dove vuoi e quando vuoi, ai molteplici servizi di “food delivery” che mi consegnano qualunque pasto a qualunque ora direttamente in laboratorio, anche quando lavoro fino a tardi.
Inoltre, Boston dispone di una comunità scientifica notevole e multiculturale. Grazie a numerosi congressi e seminari organizzati da MIT e Harvard, ho conosciuto molti studenti e scienziati brillanti e ho avuto la possibilità di discutere con stimati professori provenienti da tutto il mondo.

Che cosa ti piace di meno?
Il sistema scolastico e la mancanza della cucina di casa.
In America la maggior parte degli studenti deve richiedere dei prestiti bancari, onde poter pagare le esorbitanti cifre richieste per le ammissioni alle università e rimangono dunque indebitati per molti anni dopo il termine degli studi. Questo è dato anche dal basso livello delle scuole pubbliche, paragonato alle scuole private.
Come già menzionato, Boston è fornita di svariati ristoranti di cucina indiana, cinese, coreana, messicana ecc. ma nonostante la vasta scelta, le pietanze di casa mancano. Non sanno cosa si perdono gli americani nel mai aver assaggiato un bel piatto di affettati misti e formaggi oppure pietanze come pizzoccheri, taiadin, capunet o un buon salmì di cervo.


A cura di Daniele Isepponi